Chi ha fermato l’invasione dell’esercito russo nella primavera del 2022? I droni e i missili portatili anticarro Javelin, è la risposta, che hanno operato il miracolo fermando sulla strada per Kiev un interminabile corteo di blindati russi lungo 60 chilometri, che aveva attraversato la frontiera ucraina il 24 febbraio. Soprattutto i primi droni, piccoli apparecchi invisibili, senza pilota e armati di potenti cariche esplosive, hanno seminato inizialmente il panico all’interno delle brigate e dei plotoni corazzati dell’ex Armata rossa. Poi, anche i russi hanno copiato il nemico, giocando al gatto e al topo (a ruoli molto spesso alternati, col passare del tempo) con l’impiego di software sempre più sofisticati di jamming, per sfuggire alle contromisure avversarie, in modo da perturbare le comunicazioni elettroniche tra missili e droni in volo e i rispettivi centri di comando remoti ucraini.
A forza di tit-for-tat (ribattere colpo su colpo) Russia e Ucraina hanno entrambi acquisito un vantaggio incolmabile nell’impiego sul campo degli strumenti di cyberwar, spiazzando così tutti i governi occidentali, tranne che la Cina, super aggiornata dal suo alleato irriducibile di Mosca sui progressi maturati direttamente sul terreno di battaglia. Questi ultimi, statisticamente, sono enumerabili in modo diretto tramite la conta di droni e missili teleguidati finiti fuori bersaglio, sia dall’una che dall’altra parte. Così, anche sul fronte ucraino, una buona percentuale dei missili forniti da Washington a Kiev è andata fuori rotta proprio grazie al jamming operato dai russi sui loro apparati a guida Gps.
La rapidità con cui il fronte occidentale filo-ucraino riesce a prendere le contromisure, è direttamente proporzionale ai lunghi tempi burocratici di Stati Uniti ed Europa (rendendo ad esempio estenuanti le navette tra il Pentagono e i suoi fornitori privati, per quanto riguarda l’America), e inversamente proporzionale al tempo record di reazione di russi e ucraini. Con questi ultimi, in particolare, che hanno praticato in massa il fai-da-te, senza attendere le lentissime burocrazie occidentali. In questo gioco da galli da combattimento elettronici, l’Ucraina, zitta-zitta, ha stupito tutti con la sua strabiliante mossa del cavallo (benedetta dal diritto internazionale) di rendere pari e patta alla Russia, passando la frontiera con le sue truppe corazzate lanciate in direzione di Kursk.
Ora, come è stata possibile questa mossa a sorpresa? Semplice: l’Ucraina ha vinto temporaneamente la sua personale cyberwar contro i russi, facendosi letteralmente scudo con le armi elettroniche avanzate per proteggere l’invasione. Per cui, da oggi è chiaro per tutti che le battaglie militari del futuro si vincono o si perdono nell’arena della guerra elettronica. In questo campo, la cosa stupefacente è che, al posto dei tiri di artiglieria e dell’avanzata rumorosa delle truppe corazzate, vige l’assoluto silenzio degli scontri mortali veicolati per via cibernetica, in cui vince chi riesce a non farsi schermare dalle contro misure elettroniche del nemico. Fino a rendere l’invasione una passeggiata, in caso di successo, dopo aver oscurato le comunicazioni tra comandi a terra e droni russi adibiti alla sorveglianza aerea. Ed è esattamente ciò che è successo a Kursk.
Gli ucraini, infatti, per coprire la loro avanzata hanno utilizzato una varietà di sensori elettronici per mettere fuori gioco radiofrequenze strategiche russe lungo le linee del nuovo fronte, creando un sistema di bolle elettroniche, che hanno tenuto i droni nemici a distanza di sicurezza dalle forze ucraine, consentendo così l’avanzata incontrastata di unità da ricognizione, carri armati e fanteria meccanizzata, che si sono spinti molto all’interno delle zone russe di confine senza esser intercettati. In caso contrario, l’assoluta superiorità aerea dei russi avrebbe distrutto facilmente le brigate corazzate ucraine al momento del loro ingresso nel Paese. Così, il mondo intero ha avuto modo di capire meglio in che razza di caos si svolga un combattimento moderno: una sorta di coreografia sabbatica e invisibile, alla quale prendono parte sistemi senza pilota e una rete di droni spia da accecare letteralmente con misure diaboliche di cyberwar, in modo da tenerli lontani dai veri obiettivi nemici che si muovono (liberamente, a quel punto) sul campo.
Da almeno un anno a questa parte, gli ucraini hanno fatto enormi progressi nell’integrazione tra sistemi a guida automatica, warfare elettronico e truppe che operano direttamente sul terreno. Ad esempio, i reparti speciali ucraini che occupano un’isola nel sud delta del fiume Dnipro anziché avere a supporto artiglieria pesante, missili di difesa antiaerea e aviazione d’attacco – che fanno affidamento sui rifornimenti via mare – oggi possono farne a meno, grazie all’inventiva e all’iniziativa di imprenditori locali dell’hi-tech che hanno sviluppato e resi operativi battelli-drone per rifornimenti, operazioni di sorveglianza, evacuazioni e assalti anfibi.
I russi, finora, non sono riusciti a sloggiare questi innovatori assoluti, ma hanno iniziato a impiegare i loro jammer per contrastare le varie ondate di battelli senza pilota, provocando così un vero e proprio blocco navale. Come si è visto da queste battaglie feroci e silenti, la vera posta in gioco decisiva nel moderno warfare è il dominio dello spettro elettromagnetico. Ovvero, mettere al riparo degli jammer nemici e tenere sotto stretto controllo il proprio network di droni, monitorando e tenendo a bada contestualmente quello degli avversari. Cosicché, in una guerra moderna, la connettività si rivela ancora più strategica delle linee di rifornimento.
Del resto, tre decenni di innovazione nel digitale hanno trasformato i cellulari da beni di lusso in 15 miliardi di device collegati a Internet. Al contrario degli armamenti del tempo della Guerra fredda, oggi tutti i sistemi d’arma fanno affidamento sulla stessa connettività impiegata per il funzionamento degli apparecchi domestici e nell’automotive dei veicoli elettrici. Insomma, oggi i moderni sistemi di warfare elettronico montati su droni a basso costo sono necessari quanto e più delle classiche munizioni di artiglieria. Sarà bene prenderne nota anche noi.
Aggiornato il 09 settembre 2024 alle ore 16:10