In Venezuela sale la tensione, a causa del – si spera – ultimo trucco per mantenere il potere bolivarista, perpetrato da una tirannide che pratica il male in nome del “bene del popolo”. Il Governo di Caracas ha rotto le relazioni con il Perù, colpevole di ritenere Nicolás Maduro indegno della carica di presidente, che invece spetta al suo oppositore Edmundo González, come sostengono tutte le nazioni democratiche, ma non le dittature a cominciare dal terzetto Iran-Cina-Russia.
L’Iran è molto attivo in questo periodo, non solo per il conflitto con Israele. Il Governo di Gerusalemme ha eseguito a Teheran l’omicidio mirato del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, per mezzo di un missile teleguidato. Inoltre, a Beirut, Israele ha colpito il comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr. Non possiamo prevedere quali saranno gli esiti del conflitto tra sciiti e Israele, che poi è un chiavistello per mettere in difficoltà l’Arabia e gli altri Stati sunniti che con Israele hanno siglato gli Accordi di Abramo (implicitamente allargati a quasi tutti gli Stati sunniti). Si segnalano, però, in alcuni movimenti tellurici interessanti, al di fuori delle aree israelo-palestinesi.
Parliamo di una notizia rimasta sottotraccia, mentre su Rainews 24 capita di sentire glorificare il nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian con la definizione profetico-visionaria di “uomo moderato”. L’Iran, infatti, avrebbe segretamente inviato 500 milioni di dollari di armamenti all’Armenia, che resta un’altra area bollente del Medio Oriente. Lo ha svelato pochi giorni fa il sito di opposizione al regime degli ayatollah, Iran International. La mossa di Teheran implica l’accensione di una miccia in una polveriera come il Caucaso, dove russi e iraniani cercano di riprendere le aree di servitù demaniale che erano parte dell’Unione Sovietica. Il principale problema dell’Armenia è con l’Azerbaigian, nazione con la quale Erevan ha combattuto due guerre dopo il 1990. Nel 2020 gli azeri hanno ripreso una buona parte del loro territorio a partire dal Nagorno-Karabakh.
Il sostegno all’Armenia implica il passaggio di questa nazione nell’area di influenza iraniana? Nel Caucaso le linee di “prestigio” restano molto fluide. Per esempio, oggi la Georgia è caduta in mani russe, per mezzo del lavoro occulto di servizi segreti e della corruzione di politici e militari. Questo è avvenuto dopo due conflitti col regime di Vladimir Putin, che riconquistò manu militari il 20 per cento delle regioni dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud. Ebbene, la Georgia non era per niente felice dell’idea putiniana della Reconquista russa delle steppe a sud della Siberia e del Caucaso.
Secondo Iran International, l’Iran avrebbe fornito all’Armenia droni kamikaze Shahed 136, 129 e 197 – come quelli utilizzati in Ucraina – e il drone Mohajer 10, in grado di volare a 7mila metri di altezza e con un raggio di azione di 2mila chilometri. Poi ci sarebbero i sistemi di difesa antimissile come i Khordad 15 e 3, il Majid e Arman. L’Armenia ha in un primo momento “non negato” le indiscrezioni, mentre in seguito le ha definite “false e tendenziose”.
Di sicuro, il Ministero delle Finanze dell’Armenia ha riportato che, nel 2024, il budget per la Difesa è aumentato dell’81 per cento rispetto al 2020. Un dato che da solo fa capire che la striscia di costa che va dalla Turchia occidentale fino al Sinai non è la sola dove il fuoco cova sopra la cenere. Ciò non significa arrivare all’opzione di guerre globali, bensì è il riesplodere della tattica militare-politica del fochismo, applicata dal comunismo sovietico e castrista tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso. Nuovi Michail Gorbačëv e Ronald Reagan cercansi.
Aggiornato il 01 agosto 2024 alle ore 09:38