Uno smottamento ha travolto un intero villaggio. Sono più di duemila le persone rimaste sepolte da un’enorme frana che si è staccata da una montagna nella notte tra giovedì e venerdì in una zona montuosa e quasi inaccessibile della Papua Nuova Guinea. Il disastro è avvenuto nella remota provincia di Enga, a 600 chilometri dalla Capitale, Port Moresby. “La frana ha sepolto più di duemila persone vive e ha causato gravi distruzioni”, ha dichiarato il centro nazionale disastri del Paese all’ufficio Onu di Port Moresby. Ieri sera Serhan Aktoprak, un funzionario dell’agenzia Onu per l’immigrazione con sede a Port Moresby aveva parlato di 150 case distrutte e 670 morti. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è detto “profondamente rattristato” dalla notizia delle centinaia di vite perse nel gigantesco smottamento che ha colpito un villaggio in Papua Nuova Guinea. “Le Nazioni Unite – ha aggiunto Guterres, attraverso il portavoce – e i suoi partner stanno sostenendo gli sforzi del Governo. Siamo pronti a offrire ulteriore aiuto in questo difficile momento”.
Frattanto, oltre mille uomini sono giunti in soccorso da numerosi dai Paesi vicini. A partire dall’Australia. Stanno lavorando in una lotta contro il tempo per cercare di trovare ancora qualche sopravvissuto. Ma stanno affrontando grandi difficoltà. Port Moresby e l’autostrada principale della provincia, unica via d’accesso alla zona, è ancora coperta di detriti per circa 150 metri. I primi aiuti stanno arrivando solo per via aerea, con gli elicotteri mentre a terra si scava nel fango, a mani nude, con piccole vanghe o strumenti di fortuna. Inoltre, la terra delle montagne vicine continua a scivolare e a muoversi, e questo rende ovviamente tutto molto pericoloso. Le autorità locali parlano di “un disastro senza precedenti”. Un abitante di un villaggio vicino, ancora traumatizzato, ha detto che quando è arrivato sul luogo della tragedia, “non c’era più nulla”. Alla tivù australiana Abc, ha detto tra le lacrime che era tutto “semplicemente piatto e pieno di terra”. “C’erano solo rocce e terra: niente persone, niente case”.
Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato di essere “rattristato” dalla notizia e ha offerto aiuto alla nazione insulare del Pacifico. “La Cina è pronta a fornire assistenza”, ha aggiunto Xi in una lettera. L’Onu ha invitato i Paesi membri a una riunione sugli aiuti di emergenza tramite Zoom alle 10 di domani ora locale (le due di notte in Italia), ha detto l’ambasciata francese a Port Moresby. Il presidente Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti sono pronti a fornire assistenza, e ha definito la Papua Nuova Guinea uno “stretto partner e amico” degli Usa. Washington da tempo ha rafforzato i legami con questo Stato oceanico soprattutto dopo che la Cina ha firmato un accordo di sicurezza con le vicine Isole Salomone nel 2022 che consente a Pechino di dispiegare personale di polizia e militare nel Paese. L’anno scorso, in particolare, gli Stati Uniti hanno siglato un’intesa analoga, di difesa, con la Papua Nuova Guinea, una realtà che si trova a sud di Guam, territorio Usa, ed ormai è considerato un importante hub militare nel Pacifico.
Aggiornato il 27 maggio 2024 alle ore 18:48