La settimana scorsa, Tomasz Schmidt, giudice del tribunale amministrativo di Varsavia, è intervenuto in una conferenza stampa a Minsk. Ha dichiarato di chiedere asilo politico in Bielorussia e allo stesso tempo ha accusato la Polonia di limitare la libertà di parola e di trattare in modo aggressivo la Bielorussia di Aleksandr Lukashenko e la Russia di Vladimir Putin. Tomasz Schmidt ha anche invitato Varsavia a cambiare radicalmente la sua politica stabilendo buone relazioni con i suoi vicini orientali. Ha accusato la Polonia di servire gli interessi di Stati Uniti e Gran Bretagna.
In altre parole, Schmidt ha ripetuto quasi alla lettera i punti principali della narrativa propagandistica bielorussa e russa diretta contro la Polonia. Tuttavia, la propaganda è l’ultimo dei problemi in questa vicenda. Il giudice, che aveva accesso a informazioni segrete, è diventato una facile preda per i servizi speciali della Bielorussia e della Federazione Russa. È possibile che, nel loro interesse, abbia svolto compiti non solo in Polonia, ma anche in Ucraina dove si era recato più volte. Il giudice traditore non ha scioccato i politici, i mass media e i servizi speciali polacchi solo con le parole pronunciate nel corso della conferenza stampa. Le sue esternazioni, a voler usare un eufemismo, si potrebbero definire semplicemente illogiche. Dando un’occhiata ai post pubblicati da Schmidt risulta evidente che l’ormai ex giudice sia una pedina della propaganda di Mosca. Facendo un giro sul suo profilo social si possono trovare foto della sua dolce vita in Bielorussia da rifugiato. A quanto pare, il “rifugiato” apprezza la vodka bielorussa e le cene nei ristoranti di Minsk. Tuttavia, l’attività di Schmidt nei social network è, senza dubbio, completamente controllata dai suoi supervisori.
È oramai chiaro che tale attività di propaganda siano solo l’epilogo di una vicenda molto più profonda. I servizi bielorussi cercano di ottenere il massimo beneficio dai propri subordinati e collaboratori. Quindi, dopo aver reclutato Schmidt per altre finalità, ora ne sfruttano il ruolo e la notorietà per alimentare la narrativa secondo cui i funzionari polacchi fuggono da Varsavia in segno di protesta contro la russofobia. Senza dubbio, la commedia messa in scena da Schmidt a Minsk mira anche a minare l’affidabilità della Polonia agli occhi dei suoi alleati occidentali. Ovviamente, la preoccupazione più profonda riguarda la vera natura della cooperazione di Schmidt con i servizi bielorussi. E purtroppo, come detto, non si tratta di una semplice campagna di propaganda. Tomasz Schmidt ha causato danni considerevoli quando, nel suo ruolo di magistrato, collaborava con il Kgb bielorusso dalla Polonia e forse anche con i servizi segreti esteri russi. In qualità di giudice del tribunale amministrativo, Schmidt aveva accesso ad una mole considerevole di materiale giudiziario, inclusi procedimenti amministrativi, ricorsi e processi tra istituzioni statali. A sua disposizione c’erano banche dati e file personali utili per le attività dei servizi speciali. Anche se queste informazioni risultano frammentarie e lontane dal massimo livello di segretezza, sono state comunque estremamente preziose per facilitare la raccolta informativa attuata dai servizi bielorussi e russi. Non solo. Schmidt fu utile ai servizi nemici anche grazie ai suoi numerosi contatti negli ambienti legali, governativi e politici polacchi.
Tomasz Schmidt ha violato almeno una delle disposizioni fondamentali del proprio giuramento rivelando informazioni classificate. La Corte amministrativa suprema ha revocato l’immunità dell’ex giudice Schmidt e ne ha autorizzato l’arresto. La legge polacca prevede almeno cinque anni di reclusione per spionaggio, ma per i dipendenti pubblici la pena che può essere comminata va da un minimo di otto anni all’ergastolo. Dopo essere fuggito nella gabbia dorata bielorussa, Schmidt ha finora evitato una prigione polacca. Il tempo dirà se la gabbia è effettivamente dorata. Ora è un ex giudice, una star della propaganda, ma col tempo, dimenticato da tutti, vivrà nella paura degli agenti del Kgb. Il fatto che esistano situazioni peggiori è dimostrato dalla storia di un altro traditore polacco, il soldato Emil Chechko, che ha lasciato il servizio di frontiera nel dicembre 2021 ed è fuggito anche lui in Bielorussia. Per un certo periodo fu anche lui l’eroe delle campagne di propaganda. Tuttavia, nel marzo 2022, è stato trovato impiccato in un appartamento di Minsk. Ma a differenza di Chechko, Schmidt è un agente istruito e prezioso per i servizi bielorussi e russi, che ha calcolato tutto bene e ha agito con determinazione.
Secondo gli ex colleghi di Schmidt, quando viveva in Polonia non aveva mai esternato opinioni filo-russe o filo-bielorusse. Al contrario, quando iniziò l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, sostenne verbalmente gli ucraini. Oggi è plausibile ritenere che questa sua condotta fosse solo una copertina ben pensata. Secondo molti esperti, ha agito su richiesta dei servizi bielorussi o russi, che miravano a destabilizzare la sfera giudiziaria polacca e in generale a indebolire la posizione della Polonia nell’Ue. Probabilmente non scopriremo mai cosa abbia spinto esattamente il giudice Schmidt a commettere tradimento e a compiere un passo così disperato come fuggire in Bielorussia. Forse visioni ideologiche o amarezza dovute alla realtà polacca. Forse i fallimenti e le delusioni nella vita familiare hanno contribuito al tradimento. O forse solo la bramosia di denaro. Oggi i media riferiscono che, nonostante il buon reddito, la fortuna del giudice era piuttosto modesta: niente beni immobili, una vecchia macchina e una serie di debiti bancari. Indipendentemente da cosa esattamente abbia spinto il giudice a ricorrere al tradimento, questa storia è un vivido esempio del fatto che la Polonia era l’epicentro di una guerra segreta di intelligence. Poiché la Polonia è uno Stato di prima linea e una base di appoggio per l’Ucraina, è diventata oggetto di attività di intelligence aggressive e su larga scala da parte della Russia e della Bielorussia. Non sappiamo quasi nulla delle battaglie di questa guerra di ricognizione. Ne sentiamo parlare solo quando la carriera degli agenti segreti si conclude con un arresto o una fuga spettacolare, come nel caso di Tomasz Schmidt.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza
Aggiornato il 15 maggio 2024 alle ore 09:50