Un risultato scontato. Ma tanto è. Donald Trump alza la voce e sbanca nel Super Tuesday, la tornata monstre degli Usa con 15 Stati. Sia il tycoon che il democratico Joe Biden, in pratica, ipotecano lo scontro a due nelle Presidenziali di novembre. Quattordici bandierine (su quindici, manca solo il Vermont, andata a Nikki Haley, l’altra competitor sul fronte repubblicano) sono quelle piantate da The Donald, che dice in un discorso ai suoi sostenitori a Mar-a-Lago: “Il Partito repubblicano sarà presto riunito, è un partito straordinario. Il nostro Paese è diviso oggi, Biden è il peggior presidente della storia”. Haley si ritira dalla corsa repubblicana. E ha utilizzato una frase di Margaret Thatcher per giustificare il suo (per ora) mancato endorsement alla candidatura di Trump.
Steve Bannon, stratega che condusse Trump alla Casa Bianca nel 2016, in un’intervista al Corriere della Sera, osserva: “Se le elezioni si tenessero oggi, Trump vincerebbe a valanga e le cose non cambieranno. I democratici sono scioccati e avviliti, credevano che la legge sarebbe venuta in loro soccorso e invece i processi slitteranno a dopo il voto. Il presidente Trump è stato chiaro: se non raggiungete il 2 per cento del Pil per la difesa vedrete una massiccia ristrutturazione della Nato. Noi vogliamo un’alleanza: alleanza vuol dire che dovete fare la vostra parte. Le élite europee si abituino all’idea: Trump non è amico dell’Ue, non è amico del partito di Davos e certamente non lo è dei tecnocrati alla Nato”.
Per quanto concerne Biden, l’inquilino della Casa Bianca perde nei caucus delle Isole Samoa, sconfitto da Jason Palmer. Inoltre, in Minnesota c’è il clamoroso risultato registrato relativo agli elettori uncommitted, cioè non schierati, sono quasi 50mila ad astenersi: il 19 per cento. Un boom che si è registrato anche in Michigan, Stato con la più alta percentuale di cittadini arabi e musulmani, dopo quello di New York, il New Jersey, il Maryland e l’Illinois.
Aggiornato il 06 marzo 2024 alle ore 16:12