Zaki antioccidentale: “Netanyahu serial killer”

Da oggi, per una lettura decisamente antioccidentale dei fatti possiamo affidarci alle cronache di Zaki. Sì, Patrick Zaki, l’attivista egiziano incarcerato, nel suo Paese, tra il 7 febbraio 2020 e l’8 dicembre 2021 e successivamente rilasciato dopo un attento lavoro diplomatico svolto dall’Italia. In questi giorni, il 32enne verga su X il suo racconto su ciò che sta accadendo dopo l’aggressione di Hamas ai danni di Israele. E, commentando le parole del premier Benjamin Netanyahu, che esortava i civili ad andarsene da Gaza, ha scritto: “Quando un serial killer cerca di convincere la Comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l’uccisione di civili”. Osservando poi il profilo social di Zaki, non c’è alcun accenno al massacro del rave party nel deserto, ai civili rapiti, ai dispersi, ai cadaveri degli israeliani raccolti lungo strade. Niente di niente.

Solo un video, dove si vedono una donna e dei bambini, con tanto di traduzione: “Non toccarla, nessuno la toccherà, lei è una donna e ha figli, dalle le coperte, lascia che il mondo veda che siamo umani”. Ecco: stai a vedere che Hamas ha fatto tutto questo casino per portare del bene. E noi non ci abbiamo capito niente. In tanti hanno risposto al post di Zaki. E tutti sembrano avere le idee chiare. Ne citiamo alcuni: “Trovati un lavoro vero”; “Chiamare serial killer il primo ministro di uno Stato vittima dell’attacco di un gruppo di terroristi e non dire mezza parola su questi tagliagole che usano gli ostaggi come scudi umani, è quanto di più vergognoso e vomitevole possibile”; “Hamas invece uccide i civili nel rispetto delle convenzioni internazionali. Sei un ragazzo sveglio”; “Grazie di averci fatto capire chi sei. Con me hai chiuso”. Non serve aggiungere altro.

Aggiornato il 10 ottobre 2023 alle ore 12:03