Le bugie di Putin sulla Nato hanno le gambe corte

I tentativi di Vladimir Putin di attribuire la colpa dell’invasione dell’Ucraina alla Nato sono disonesti. Risulta piuttosto semplice dimostrarlo, analizzando le scelte incoerenti che il Cremlino ha fatto rispetto al recente allargamento dell’Alleanza Atlantica.

Intervenendo dopo una riunione dei comandanti della Nato tenutasi a Oslo il 16 settembre, il capo della difesa norvegese, il generale Eirik Kristoffersen, ha rivelato che la Russia ha ridotto drasticamente la sua presenza militare al confine con la Norvegia, membro della Nato.

“Vladimir Putin sa molto bene che la Nato non è una minaccia contro la Russia – ha commentato Kristoffersen – se avesse creduto che stessimo minacciando la Russia, non avrebbe potuto spostare tutte le sue truppe in Ucraina”. Secondo Kristoffersen, la Russia ha ora ritirato circa l’80 per cento delle forze che aveva precedentemente dispiegato vicino al confine norvegese prima dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, avvenuta nel febbraio del 2022.

“Putin ha corso questo rischio perché sa che la Nato non sta minacciando nessuno”, ha dichiarato il comandante scandinavo. Kristoffersen non è l’unico a sostenere questa argomentazione. Il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer, ha sottolineato che, oltre al ritiro delle forze russe dal confine norvegese, vi è un altro indicatore non meno importante: la reazione sorprendentemente rilassata di Mosca all’adesione della Finlandia alla Nato nella primavera del 2023. Il Cremlino, ovviamente, riconosce che la Nato non rappresenta una minaccia per la Russia, ha osservato l’ammiraglio Bauer, “altrimenti avrebbero reagito in modo completamente diverso all’adesione della Finlandia”. Mosca non ha fatto alcuno sforzo per scoraggiare l’adesione delle due nazioni nordiche alla Nato, nonostante il fatto che, con l’ingresso della Finlandia, il confine terrestre della Russia con l’Alleanza sia più che raddoppiato. E l’imminente adesione della Svezia trasformerà il Mar Baltico in un “lago” della Nato.

Negli undici mesi precedenti l’adesione della Finlandia, la Russia ha minimizzato l’intera questione e di fatto ha ritirato la stragrande maggioranza delle sue truppe e del suo materiale militare dalla regione. Nell’agosto del 2023, il ministro degli Esteri finlandese, Elina Valtonen, ha confermato che nella zona di confine è diminuita la presenza di truppe russe.

La totale mancanza di interesse di Putin per l’adesione della Finlandia e della Svezia alla Nato è assolutamente distonica rispetto agli sforzi del Cremlino di voler giustificare l’invasione dell’Ucraina brandendo i legami di Kyiv con l’Alleanza Atlantica. La propaganda russa ha abilmente disseminato l’idea che l’espansione dell’Alleanza dal 1991 sia avvenuta in violazione delle assicurazioni non scritte, presumibilmente offerte durante gli anni crepuscolari dell’era sovietica. E ha posizionato la sua decisione di attaccare l’Ucraina come misura preventiva per salvaguardare la stessa Russia. Queste argomentazioni, del tutto infondate, si sono rivelate sorprendentemente persuasive presso il pubblico internazionale, dove hanno potuto beneficiare anche del supporto di forti correnti antioccidentali.

Tuttavia, la decisione della Russia di smilitarizzare volontariamente gli attuali confini della Nato sta ora minando seriamente la credibilità degli sforzi compiuti da Putin di dipingere l’Alleanza come una minaccia per la sicurezza della Federazione Russa. Il risentimento russo per l’allargamento della Nato è abbastanza sincero, ma ha poco a che fare con le preoccupazioni sulla sicurezza. Putin, invece, si oppone alla Nato perché impedisce alla Russia di intimidire i suoi vicini. Le denunce sull’espansione della Nato forniscono al Cremlino un’indispensabile cortina di fumo per quello che è, in realtà, il più vergognoso atto di aggressione internazionale a cui si sia assistito in Europa dai tempi di Adolf Hitler e Stalin. In altre parole, la narrazione di Mosca ha cercato di conferire una patina di legittimità a una guerra di conquista coloniale vecchio stile.

Putin è molto più sincero riguardo alle sue ambizioni imperiali, quando si rivolge al pubblico interno russo. Nel giugno del 2022 ha paragonato l’invasione dell’Ucraina alle conquiste imperiali del XVIII secolo dello zar russo Pietro il Grande. Tre mesi dopo, Putin ha proclamato l’annessione di quattro province ucraine e le ha dichiarate “per sempre russe” durante una cerimonia, svolta al Cremlino, intrisa dell’immaginario dell’impero. Ha obbligato la Chiesa ortodossa russa ad approvare l’invasione dell’Ucraina come una “guerra santa” in nome della civiltà russa e ha lamentato la caduta dell’Unione Sovietica come “disintegrazione della Russia storica”.

Questo imperialismo palese è stato accompagnato da una retorica genocida che disumanizza gli ucraini e nega all’Ucraina il diritto di esistere. Putin insiste da tempo sul fatto che gli ucraini siano in realtà russi (“un solo popolo”) e spesso accusa l’Ucraina di occupare “terre storicamente russe”. Giorni prima dell’invasione, descrisse l’Ucraina come “una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale”. Più recentemente, Putin ha criticato “l’essenza antiumana” del moderno Stato ucraino. Nel frattempo, si riferisce abitualmente alle autorità ucraine come “naziste”. Questo non è il linguaggio di un politico razionale che risponde a legittime preoccupazioni di sicurezza.

La drastica riduzione della presenza militare russa lungo il confine del Paese con la Nato sarebbe stata impossibile, se qualcuno al Cremlino avesse creduto seriamente che l’Alleanza potesse rappresentare una minaccia credibile. Chiaramente non è così. Putin capisce perfettamente che l’intera idea di un attacco della Nato alla Russia è assurda, ma ha cinicamente sfruttato la questione per giustificare la sua criminale invasione dell’Ucraina. Tutti i non russi che ancora insistono nell’incolpare la Nato per la guerra in Ucraina dovrebbero chiedersi perché la stessa leadership russa, evidentemente, non si senta minacciata dall’Alleanza.

(*) Docente universitario di Diritto Internazionale e Normative sulla Sicurezza

Aggiornato il 23 settembre 2023 alle ore 09:53