Terremoto in Marocco: la scelta geopolitica degli aiuti

Il re del Marocco, Mohammed VI, figlio di Hassan II, “tracciatore” della strada della “laicità ragionata” – linea guida per la gestione di un Paese tendenzialmente “illuminato” – ha dimostrato nella crisi umanitaria seguita al devastante terremoto dell’8 settembre quanto la sua nota lungimiranza, la tradizionale razionalità politica, supportata dal pregio della Sovranità, siano stati fattori determinanti per affrontare questa emergenza.

Ricordo che il Marocco è stato un baluardo esemplare anche contro le infiltrazioni jihadiste a seguito della parcellizzazione dell’ex cosiddetto Stato islamico. E anche che alla fine degli anni Cinquanta codificò lo statuto personale, la Mudawwana, che abbraccia il diritto di famiglia e che ha permesso alle donne marocchine di fare grandi passi in avanti sul piano dei diritti, derogando solo ad alcune, più restrittive, regole coraniche. Rammento inoltre che Hassan II aveva intrapreso la “via iniziatica” nel quadro della Massoneria francese introdotta in Marocco. Mohammed VI ha dato dimostrazione di quanto la “sovranità” possa essere un fattore strategico anche nella scelta su chi deve partecipare ai soccorsi e agli aiuti a seguito del terremoto. Infatti, in base a considerazioni geopolitiche e criteri tecnici, il Re del Marocco ha scelto di accettare l’aiuto della Spagna, degli Emirati Arabi Uniti, del Regno Unito e del Qatar, escludendo per esempio anche la Francia, ex Stato “protettore”.

I primi soccorsi internazionali sono appunto giunti da Gibilterra, tramite elicotteri britannici che hanno raggiunto i villaggi dell’Alto Atlante, a sud di Marrakech, dando supporto alle forze armate reali marocchine mobilitate in quelle aree. Gli aiuti offerti dai “quattro Stati” a Rabat sono stati accettati ufficialmente, ma è noto che anche alcune organizzazioni israeliane stanno operando sulle macerie del terremoto, seppur non ufficialmente. L’amarezza più grossa circa il rifiuto di poter fornire soccorsi, per ora, viene dai “francesi” ex colonialisti, un gesto ritenuto un “brutto contrasto” dal ministro degli Esteri transalpino, Catherine Colonna. L’amarezza di Parigi trapela pure da quanto viene trasmesso da diverse tivù di casa, che sottolineano continuamente le difficoltà francesi, evidenziando l’imbarazzo diffuso patito in tutto il Continente africano. Anche il presidente francese Emmanuel Macron rimarca che le decisioni di accettare aiuti dipendono dalle scelte di Sua Maestà.

La cosa certa è che Mohammed VI ha utilizzato la sovranità nazionale per mettere in risalto il valore di questo concetto. Ma cosa significa “sovranità”? In questi casi vuol dire che il Marocco non è uno Stato fallito, che ha una Protezione civile, un esercito, delle istituzioni efficaci e la libertà di scegliere senza condizionamenti. Insomma: lo Stato esiste e decide. Quindi, con tutte le relative diversità e contestualizzazioni, anche storiche, la “cessione di sovranità” può apparire come una truffa ai danni dello Stato cedente. Tanto che il diritto di gestire generalmente una Nazione pone alcune correnti ideologiche ad attribuire al concetto di “sovranismo” una accezione negativa, o anche “estremista”; in contrasto con visioni globaliste o sovranazionali, per essere sintetici, spesso opinabili anche nel quadro europeo.

Comunque, lo Stato cherifiano, appellativo storico del regno marocchino, con questa scelta di selezionare gli Stati che portano soccorso ai terremotati ha rifiutato categoricamente quell’approccio “paternalistico-umanitario” che le Comunità internazionali, spesso, ostentano in tali casi. È chiaro che la scelta marocchina testimonia non tanto un atteggiamento diplomatico, bensì forse la difficoltà di staccarsi da una visione neo-coloniale degli aiuti. Ma anche la volontà di dimostrare di essere nelle condizioni di gestire una pesante emergenza socio-sanitaria senza che l’Occidente possa avere la minima interferenza. Infatti, il Marocco, che ricordo è la quinta potenza economica dell’Africa, ha sin da subito organizzato una logistica che ha distribuito i soccorsi, valutando l’estensione del territorio colpito, la tipologia degli alloggi nelle zone rurali devastate e la densità di popolazione. Sono stati così i cittadini del luogo, supportati dalle istituzioni nazionali, a prestare aiuti, ad allestire ospedali da campo e tutte le infrastrutture di accoglienza, disgregando, con una scelta geopolitica, quelle “chimeriche figure eroiche” rappresentate dall’esclusivo aiuto esterno.

Infine, le problematiche tra Marocco e Francia si basano anche sull’annosa “questione” del Sahara occidentale (Fronte Polisario), conteso tra Rabat e Algeri che recentemente è stata avvicinata da Parigi. Viene alla mente il film L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese girato nel 1988 in Marocco. Magari nella speranza che questa devastazione immane possa essere soccorsa da un “Dio” misericordioso. O magari più realisticamente da una “sovranità ragionata” espressa egregiamente dal Marocco.

Aggiornato il 20 settembre 2023 alle ore 09:22