Terremoto in Marocco, una ecatombe

Una ecatombe. Si scava a mani nude tra le macerie (sono 2901 le vittime secondo l’ultimo bollettino ufficiale, ma il numero potrebbe salire). Oltre 5500 i feriti. Questo il tragico bollettino dal Marocco dopo il terremoto di venerdì scorso. Non cessano le operazioni per salvare ed evacuare i feriti. E per sgomberare le strade danneggiate dal sisma. Non è escluso che possano proseguire le scosse di assestamento.

Qui manca tutto: medicinali, acqua, cibo, elettricità. Le case sono distrutte. La Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc), intanto, lancia un appello per raccogliere fondi per supportare le operazioni di soccorso. La direttrice delle operazioni della Firc, Caroline Holt, nel corso di una conferenza stampa a Ginevra, osserva: “Abbiamo bisogno di 100 milioni di franchi svizzeri (105 milioni di euro) per poter rispondere ai bisogni più urgenti”.

Una situazione drammatica. Momenti terribili che sta vivendo pure la Comunità marocchina in Italia che per voce del suo presidente, Ahmed Ouagandar, racconta all’AndKronos: “Io sono originario di Marrakesh, la zona più colpita. Ho chiamato i miei fratelli e miei nipoti, e le notizie che mi sono giunte sono devastanti. La parte più danneggiata è la Medina, il centro storico, molte strutture sono praticamente distrutte; la gente è terrorizzata, si prepara a dormire fuori. Tutti sono rimasti sorpresi perché Marrakesh non è una zona sismica. Ci sono state scosse leggere in passato ma un evento di tale portata non era immaginabile, tanto che molti, sentendo il boato, non hanno pensato si trattasse di un terremoto ma di un incidente. L’impatto psicologico sulla massa, proprio per questo, è stato grande”.

Le testimonianze non mancano. Come quella di Nabih Dalal, mediatrice culturale: “Marrakesh è caduta tutta, abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti, perché il sisma ha colpito anche paesini piccoli e difficilissimi da raggiungere, dove adesso mancano l’acqua, la luce, e dove la gente sta morendo sotto le macerie. Le case sono crollate, la gente è disperata, c’è chi ha perso tutto, ci sono tantissimi dispersi, più di mille morti e tantissimi feriti. Sono ore di angoscia, le persone scavano con le mani, è andata via la luce”.

Souad Sbai, ex deputata del Popolo della Libertà, originaria del Marocco, presidente dell’Associazione delle comunità delle donne marocchine in Italia (Acmid-Donna Onlus), rivela sempre all’AdnKronos: “Aspettiamo di metterci in contatto con amici e parenti ma alcuni non rispondono, le linee sono intasate. Un ringraziamento va al presidente del Consiglio, alla Farnesina che si è attivata immediatamente, alla Protezione civile, pronta a prestare soccorso. Molta gente purtroppo è rimasta senza casa, molti continueranno a dormire per strada, chi perché un letto non ce l’ha più, chi perché ha troppa paura”.

Tra le altre cose Youssef Balla, ambasciatore del Marocco in Italia, dichiara a LaPresse di aver osservato “con profondo dispiacere e disapprovazione la polemica sterile e fuorviante scatenata in alcuni mezzi di stampa italiani sul tema degli aiuti internazionali”. E ancora: “Diciamo basta alla denigrazione e invitiamo al rispetto per il dolore di un intero Paese... Sua Maestà il Re e il Governo hanno manifestato da subito il loro benvenuto ed espresso ringraziamento pubblico a tutte le proposte arrivate per gli aiuti internazionali. Viene messa in campo una deformazione grottesca di queste manifestazioni trasformandole in rifiuto. Mi chiedo: dove hanno letto che il Marocco ha rifiutato gli aiuti? Se avesse rifiutato, certamente non ci sarebbe stata la presenza di Spagna, Emirati, Qatar, Regno Unito e molte Ong da diversi Paesi. Abbiamo spiegato ai nostri partner internazionali, ed io l’ho fatto personalmente con le autorità italiane e lo hanno capito”.

Poi ribadisce che in prima battuta “i nostri sforzi si sono concentrati nel salvataggio delle vite umane e nel prestare cure ai feriti grazie alle capacità nazionali”. Dopodiché “alla luce di una permanente valutazione dell’evoluzione della situazione in campo, è stato deciso di ricorrere alle proposte di aiuto che corrispondono a specifiche esigenze e ai bisogni del contesto. È per questa ragione che è stato fatto appello in un primo momento a Spagna, Gran Bretagna, Emirati e Qatar”.

“È triste vedere come l’incredibile slancio di sostegno e solidarietà manifestato in tutta l’Italia venga contaminato da posizioni e commenti opportunisti, probabilmente alla ricerca di visibilità mediatica in un momento di simile attenzione pubblica. Evidentemente – dice – qualcuno si sente infastidito dal successo del Marocco, e di fronte a questa realtà è incapace di ammettere che un Paese emergente come il nostro possa gestire una crisi simile con le capacità e competenze nazionali”.

Aggiornato il 14 settembre 2023 alle ore 09:29