Ucraina, raccolte “prove di crimini di guerra”

Sarebbero state raccolte dalla Germania delle prove di crimini di guerra avvenuti in Ucraina. Così il procuratore generale Peter Frank al quotidiano Welt am Sonntag. Il diretto interessato ha riferito: “Attualmente, ci stiamo concentrando sulle uccisioni di massa a Bucha o sugli attacchi contro le infrastrutture civili ucraine”. Al momento i procuratori disporrebbero di accertamenti “a tre cifre”. Non solo: “Ci stiamo preparando per un eventuale successivo processo giudiziario – ha continuato il procuratore generale tedesco – sia noi nel Paese, sia con i nostri partner stranieri, sia davanti a un tribunale internazionale”. La Germania, secondo quanto appreso, ha cominciato a raccogliere elementi poco meno di un anno fa, per perseguire possibili crimini di guerra, intervistando anche i rifugiati ucraini e valutando le informazioni disponibili pubblicamente.

L’Ucraina e i suoi alleati occidentali, nel frattempo, avrebbero puntato il dito contro le forze russe per aver commesso delle atrocità a Bucha, una città satellite di Kiev, nei momenti successivi all’invasione dello scorso febbraio. Mosca, da par sua, ha rimandato indietro le accuse. La Russia, infatti, ha negato di aver colpito deliberatamente i civili. A sua volta, la Corte penale internazionale sta portando avanti una sua indagine su presunti crimini contro l’umanità e crimini di guerra che sarebbero avvenuti pochi giorni dopo l’invasione russa del 24 febbraio. Ciononostante, non ha la giurisdizione per perseguire l’aggressione in Ucraina. Il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in visita a Kiev, giovedì ha fatto sapere che un Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina dovrebbe sorgere all’Aia. Sempre la Commissione europea starebbe mobilitando 10 milioni di euro per fornire assistenza ai bambini ucraini orfani di guerra. Così Gert Jan Koopman, direttore generale delle politiche di vicinato dell’Esecutivo comunitario, in merito all’impegno enunciato giovedì da von der Leyen nell’incontro con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky: Come parte di questo pacchetto, utilizzeremo il nostro strumento di gemellaggio: i dipendenti pubblici degli Stati membri lavoreranno con le autorità ucraine per progettare una strategia di assistenza all’infanzia moderna”.

La situazione, comunque, resta complessa. Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale, ha dichiarato che 116 prigionieri di guerra sono stati rilasciati dalla Russia. Precedentemente, il ministero della Difesa russo ha rivelato che 63 prigionieri di guerra russi sono stati rilasciati dall’Ucraina, con la mediazione degli Emirati arabi. Intanto Pete Reed, operatore umanitario statunitense di 33 anni, è stato ucciso a Bakhmut, nell’oblast di Donetsk, “mentre prestava aiuti”. Lo ha annunciato il Global response medicine, il gruppo di aiuti umanitari fondato dallo stesso Reed. “A gennaio, Pete si è allontanato dalla Global response medicine per lavorare con il Global outreach doctors nella loro missione in Ucraina ed è stato ucciso mentre prestava aiuto” ha riportato l’organizzazione su Instagram. Ed è stato aggiunto: “Questo è un duro promemoria dei pericoli che i soccorritori e gli operatori umanitari devono affrontare nelle zone di conflitto mentre servono i cittadini coinvolti nel fuoco incrociato”.

Il conflitto russo-ucraino ha anche ripercussioni sul versante economico. Il price cap sui prodotti petroliferi russi “è stato concordato con i nostri partner del G7 ed eroderà ulteriormente le risorse di Vladimir Putin per fare la guerra. Entro il 24 febbraio, a esattamente un anno dallinizio dell’invasione dell’Ucraina, miriamo a mettere in atto il decimo pacchetto di sanzioni”. È stata di questo avviso Ursula von der Leyen, che ha rimarcato: “Stiamo facendo pagare a Putin la sua atroce guerra. La Russia sta pagando un prezzo pesante, le nostre sanzioni stanno erodendo la sua economia, facendola arretrare di una generazione”. In pratica, l’Unione europea e il G7 hanno adottato in via definitiva l’accordo sul price cap per i prodotti petroliferi raffinati russi trasportati via mare verso i Paesi terzi. L'intesa è stata la seguente: una soglia di 100 dollari al barile per i prodotti raffinati di alta qualità, come il diesel, e di 45 per i prodotti di bassa fascia, come la nafta. Il cap si aggiungerà a quello già approvato sul petrolio russo (fissato a 60 dollari al barile) che è in vigore dal dicembre 2022.

Tra poco, quindi, scatterà l’embargo deciso dall’Ue sui prodotti raffinati russi. Una misura che, per Assoutenti, “rischia di determinare nuovi rincari dei carburanti alla pompa con danni sia sul fronte dei costi dei rifornimenti, sia dell’inflazione. I listini alla pompa – ha notato il presidente Furio Truzzi – potrebbero così toccare in Italia nuovi record, considerato che già oggi sulle autostrade il gasolio in modalità servito è tornato a superare quota 2,5 euro al litro su diverse tratte”.

Aggiornato il 04 febbraio 2023 alle ore 14:19