Iran, repressione contro le famiglie dei manifestanti

Hassan Firouzi, un 34enne iraniano condannato a morte dopo avere partecipato alle proteste antigovernative scoppiate nel Paese a settembre, viene arrestato dalle parti dell’isola di Qeshm, mentre tentava di fuggire dal Paese. La notizia è resa nota dalla magistratura iraniana, come indicato dall’agenzia Irna. Va detto che nelle scorse settimane gli attivisti per i diritti umani avevano palesato la loro preoccupazione per le condizioni del 34enne, che sarebbe entrato in coma dopo essere stato picchiato e torturato in carcere.

La magistratura, dal canto suo, fa sapere che Firouzi non si trova dietro le sbarre. La famiglia dell’uomo, inoltre, dice che è riuscita a incontrarlo dopo il trasferimento dalla prigione in ospedale. Hassan Firouzi, di contro, avrebbe pubblicato un messaggio audio sui social, dove chiede – prima dell’esecuzione della pena capitale – di poter vedere la figlia appena nata.

“Nelle sue confessioni, Firouzi ha detto che non era stato arrestato in precedenza e che, su ordine di media dissidenti e antirivoluzionari iraniani, ha pubblicato false immagini e messaggi vocali” è quanto indicato dalla magistratura iraniana.

Al netto di tutto, resta il fatto che da quasi cinque mesi sta andando in scena la violenta repressione contro le dimostrazioni antigovernative. Una repressione che sta colpendo anche i familiari dei manifestanti, picchiati o licenziati e obbligati a stare in silenzio. Questo quanto appreso dal Centro per i diritti umani in Iran (Chri), il cui direttore esecutivo, Hadi Ghaemi, specifica: “Oltre a impiccare, sparare e imprigionare gli iraniani per reprimere le proteste, le autorità della Repubblica islamica, stanno attaccando i familiari di coloro che hanno ucciso e incarcerato, per mettere a tacere le grida di giustizia e libertà”. Inoltre, aggiunge: “I governi di tutto il mondo dovrebbero ridimensionare le loro relazioni con la Repubblica islamica e comunicare alle autorità iraniane che l’isolamento diplomatico e i costi si intensificheranno senza un’immediata cessazione della violenza”.

Uno dei casi citati è quello di Hossein Ekhtiarian, malmenato dopo essere stato arrestato per aver chiesto informazioni su suo fratello. Ora è in prigione, con un braccio rotto. Suo fratello, Mohammad, viene detenuto dal 27 ottobre scorso, quando viene colpito e arrestato durante un memoriale per l’uccisione dell’adolescente manifestante Nika Shakarami a Khorramabad, nella provincia di Lorestan. Adesso sarebbe in coma “a causa di un’infezione delle ferite subite durante l’arresto”, rivela (il 22 gennaio) il suo avvocato, Ali Omidi.

Nika Shakarami, per la cronaca, risultava scomparsa dal 20 settembre. Il suo cadavere viene trovato dai familiari 10 giorni dopo. In un ultimo messaggio inviato a un’amica, avrebbe detto di essere inseguita dalle forze di sicurezza: questo è quanto avrebbe raccontato una zia alla Bbc Persian. Il corpo senza vita è rinvenuto nell’obitorio di un centro di detenzione della capitale. Sempre la zia della giovane, nell’occasione, sottolinea: “Quando siamo andati a identificarla, non ci hanno permesso di vedere il suo corpo, solo il suo viso per alcuni secondi”. E lì hanno visto che l’adolescente presentava il naso rotto e il cranio deformato.

Aggiornato il 25 gennaio 2023 alle ore 21:16