Tensioni Kosovo-Serbia: è allerta massima

Massima allerta. Stando alle dichiarazioni del ministro della Difesa serbo, Miloš Vučević, le forze armate del Paese operano sotto il più alto livello di vigilanza. A dare la notizia, i media di Belgrado, riferendo che la decisione presa è necessaria per la difesa della popolazione serba di fronte alle crescenti provocazioni e minacce che sarebbero arrivate da parte delle autorità kosovare. I timori dell’esercito serbo derivano dall’eventuale tentativo di Pristina di rimuovere – con l’intervento della polizia e delle forze di sicurezza – i blocchi stradali e le barricate serbe, presenti da ormai 17 giorni nel nord del Kosovo. Questi derivano dalla protesta della popolazione serba locale, per via dell’arresto ritenuto ingiustificato di tre concittadini, e per via della presenza di polizia e forze speciali kosovare nell’area.

“Noi siamo per la pace e il dialogo, ma se si arrivasse ad attacchi fisici e all’uccisione di serbi, e se la Kfor non dovesse intervenire, la Serbia sarà costretta a farlo”, ha detto Ivica Dacic, il vicepremier e ministro degli Esteri ai media. Il politico ha poi ricordato alla stampa le tre “linee rosse” ritenute invalicabili da Belgrado, ovvero: creazione della comunità delle municipalità serbe in Kosovo; fermo no all’indipendenza del Kosovo e alla sua eventuale ammissione all’Onu e ad altre importanti organizzazioni internazionali; difesa della sicurezza e dell’incolumità fisica dei serbi del Kosovo.

I timori per il ritorno alla violenza sono aumentati da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. All’inizio del conflitto, gli Stati Uniti e la maggior parte dell’Unione europea hanno riconosciuto formalmente l’indipendenza del Kosovo, perciò la Serbia si è appoggiata a Russia e Cina nel tentativo di veder protette le sue rivendicazioni territoriali. Dopo la richiesta di Pristina per un intervento della Nato atto a rimuovere i blocchi serbi, il primo ministro e comandate della Kfor Albin Kurti, il generale Angelo Michele Ristuccia e il politico Lars-Gunnar Wigemark si sono incontrati ieri per discutere la situazione. A gettare benzina sul fuoco delle tensioni, ieri, il patriarca serbo Porfirije si è visto negato l’ingresso nel Kosovo, e quindi non ha potuto consegnare il suo messaggio di pace in vista del Natale serbo-ortodosso, che si celebra il 7 gennaio.

Aggiornato il 27 dicembre 2022 alle ore 13:53