Commemorazione Mahsa Amini: la polizia spara ai manifestanti

La stampa italiana, attenta al dibattito sulla dicitura il presidente del Consiglio o la presidente del Consiglio, appare distratta su ciò che sta accadendo in Iran. Come se quotidianamente non succedesse nulla da quelle parti. Ma la realtà è un’altra. Ultimo episodio, in ordine di tempo, è stata la commemorazione di Mahsa Amini, la 22enne curda deceduta a Teheran il 16 settembre dopo essere stata arrestata, perché non avrebbe indossato il velo in maniera corretta.

La folla si è radunata oggi presso la tomba della giovane, all’interno cimitero Aichin di Saqqez, nella provincia del Kurdestan iraniano, nel 40esimo giorno dalla morte, che in Iran tradizionalmente è celebrato come la fine del lutto. Qui sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno aperto il fuoco e utilizzato il gas lacrimogeno per disperdere i manifestanti. Lo ha reso noto, su Twitter, Hengaw, l’organizzazione che ha sede in Norvegia e che si occupa della violazione dei diritti umani nel Kurdistan.

La morte di Mahsa Amini ha scatenato le proteste nel Paese, che si protraggono giorno dopo giorno. E il sangue ha continuato a scorrere. Alcuni giorni fa, le forze di sicurezza hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, sparandogli con un fucile da caccia: l’episodio è accaduto a Mashhad, città del nord-est iraniano. L’adolescente non era andato a scuola per prendere parte alle manifestazioni di protesta, è stato freddato. Il padre, ai funerali, ha detto: “Che crimine aveva commesso, per colpirlo allo stomaco 24 volte?”.

Manifestazioni, quelle in Iran, che si sono allargate anche al mondo del lavoro, con scioperi di insegnanti, avvocati, operai, lavoratori dei bazar. A ieri, le vittime dall’inizio dei disordini ammonterebbero a 248 di cui 33 bambini: questo è quanto riportato dalla Bbc che ha indicato i dati di Hrana, agenzia di stampa degli attivisti per i diritti umani. Gli arrestati sarebbero, invece, diverse migliaia.

Aggiornato il 26 ottobre 2022 alle ore 15:35