Sanna balla, l’ortodossa Darya salta in aria: io non ci sto

Sanna Marin che balla nei privé e Darya Dugina maciullata e carbonizzata nell’auto fatta saltare in aria. No, non ci sto. E non aggiungo neppure che la prima che sballa è la premier finlandese, che eccita la Nato contro la Russia, mentre l’altra, povera figlia, era una giornalista russa preparata e coraggiosa, figlia ligia ortodossa del filosofo ideologo di Vladimir Putin. Affermo senza riserva che in quanto giovanissima (solo 30 anni) donna, eliminata come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, impegnata sui fronti dell’informazione per fermare l’odio e la violenza che travolgono anime e terre russofone, meriterebbe un lutto mondiale. Per dirci tutti, il Calvario ha avuto il suo sangue, fermiamoci. E proprio sui pezzi di carne di Darya Dugina non fare altro che la Pace. Perché da qui in poi, se non capiamo quanto avvenuto, come mostrava Goya, le menti saranno annullate e i pensieri saranno mostri.

Il politicamente corretto mediatico ha superato i limiti. Non si può restare indifferenti. Ballare in solidarietà per non fustigare Sanna, sulla quale non deve ricadere il materno, omosessuale o non, il materno e basta. Cioè l’educazione, che non è la gravitas ingombrante del paternalismo da gettare via. È morta una figlia, una credente, una ragazza, una donna, una giornalista libera, ribelle alla decomposizione dei tempi e alla cancrena morale. Ma non c’è stile e non c’è logica, è tutta e solo una propaganda indegna di una campagna elettorale inaccettabile, che il Capo dello Stato dovrebbe fermare, impedendo elezioni inquinate. Lo stanno pensando parecchi e trasversalmente. Lo ha scritto Luciana Castellina, giornalista e figura storica della sinistra, per le mie stesse ragioni, cioè questioni, temi e contenuti “orrendi”. Giusto, perché ciascuno pur diversamente ideologico mai è stato sanguinario. Il nostro terrorismo e la nostra eversione non sono mai entrati nello Stato. Invece Darya è morta per l’Ucraina libera! Il 60 per cento degli italiani, soprattutto moderati e di centrodestra, minaccia per questi motivi di non andare a votare. Non sono elezioni a queste condizioni: è il partito trasversale internazionale dell’indecenza. Altrimenti ci sarebbe stata una discussione immediata in Parlamento sull’appoggio all’Ucraina. Invece, come al solito, infuriava il solito dibattito “porno” sullo stupro. Che poi la vittima fosse – guarda caso – ucraina, il carnefice africano, i protagonisti Enrico Letta e Giorgia Meloni e dietro tutta l’Italia antifascista contro gli altri, mi fa solo pensare che siamo all’aberrazione.

Sul Giornale un opinionista ha scritto: “Una giovane donna è morta dopo che una bomba carica di tritolo è esplosa sotto la sua auto. Forse l’obiettivo era il padre, neppure lei. Ma insomma Darya Dugina fino a ieri respirava, mangiava, studiava. Ora di lei non restano che parti del corpo smembrato e carbonizzato. Darya era sicuramente una nazionalista russa, putiniana, con idee censurabili sulla guerra in Ucraina, quello che volete. Ma era comunque una giovane donna, giornalista, politologa. Se non fosse stata la figlia di Dugin o sostenitrice di Putin, avremmo gridato all’orrore. Invece sui giornali neppure un titolo, dico uno, che mostri un po’ di pietà per una ragazza maciullata da una bomba. Le colpe del padre ricadono sulla figlia? A me, questa cosa, fa un po’ senso”. Senso? Molto di più.

Nessuna informazione sulle indagini e sulle risultanze dei servizi segreti russi, che hanno identificato e diramato l’identikit della presunta terrorista. La terrorista non ha il profilo del passato. Sarebbe una donna ucraina con una figlia di 12 anni, appartenente al battaglione Azov, che avrebbe dimorato nello stesso palazzo della ragazza russa, l’avrebbe seguita, piazzato il tritolo, cambiato targhe, poi si sarebbe dileguata evitando i controlli. Una insospettabile. Pensate a una escalation in Italia, con tutte le ucraine con gli zainetti rosa, figli al seguito, badanti e lavoratrici accolte con ogni bonus, cosa potrebbe accadere. I servizi segreti russi sono stati dribblati come in un film di 007, speriamo che i nostri siano migliori per trastullarsi così, nell’ indifferenza.

Madri, mogli, diciannovenni, in Ucraina sono tutti in battaglia. Siete certi che in Italia si voglia la stessa militarizzazione? Per ballare con Sanna Marin, acclamare l’uguaglianza omosessuale, fumare le canne libere, fare figli su commissione, legittimare Drusilla Foer e tutti i trans e i gender possibili, unendo nel sabba ogni snaturato da ogni parte del mondo? Siete pronti, anche al tritolo, se necessario? Altrimenti dov’è la condanna?

Il sostegno all’Ucraina è sbagliato. È sbagliato rifornire di armi in assoluto, di cui tra l’altro solo il 30 per cento arriva a destinazione e il resto chissà dove finisce. È sbagliato esserci infilati in una discordia rispetto alla quale avremmo dovuto far valere il prestigio e l’importanza diplomatica italiana, distinguendoci anche in Europa. E non precipitare tutti in una spaventosa crisi di prezzi, materie, razionamenti, precarietà monetaria, spettro del default. L’inflazione alle stelle e i rincari folli non dipendono solo dalla guerra, stanno speculando. E le elezioni, basta vedere le liste, i nomi, i coniugi, i fratelli, le mogli, gli amici, i supporter, gli ex ministri e le personalità di riferimento, sono la dimostrazione di una classe dirigente che si sta facendo l’Arca delle immunità e della invulnerabilità economica per il grande diluvio. Perché la Russia, dopo l’abominio della morte di una “figlia patriota ortodossa” non cederà fino all’ultimo uomo e donna.

Bombe? Non si è capito che è una guerra di fede. Eppure, lo abbiamo scritto e spiegato, ma ormai in Italia non si avverte più la differenza tra un selfie e un dirupo e come ha scritto una insegnante in una lettera aperta, “Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini e tutta la schiera della vostra bolgia infernale…io vi accuso”. Subumani li definiva Darya Dugina, giovane politologa, fiduciosa che fosse ancora uno scontro concettuale, verbale. “Vi accuso – ha scritto l’insegnante – di essere i principali responsabili del decadimento culturale, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione mentale, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa, siete l’umiliazione e la mortificazione”. Una lettera da brividi.

“Nessuno” nel centrodestra coltiva nei confronti di Giorgia Meloni le riserve o i dubbi sbandierati continuamente nel quotidiano Grande Fratello. La candidata leader di Fratelli d’Italia non è il soggetto della sua parte, ma parla, replica, combatte, si indigna in relazione a un elettorato che non la voterà mai, cioè il centrosinistra. Perché non è il suo elettorato, non deve convincere loro. Giorgia Meloni lavora alacremente affinché dalle urne escano due blocchi: la sinistra, cioè il Partito Democratico, e la destra, cioè lei.

Aggiornato il 25 agosto 2022 alle ore 13:13