Mariupol, l’allarme: “Mancano cibo e acqua”

Proseguono gli attacchi russi nella zona industriale di Severodonetsk, dove sarebbero presenti quasi 500 civili. I dati sono forniti dal governatore regionale del Lugansk. Serhiy Gaidai. Intanto, Mosca starebbe apprezzando gli sforzi di mediazione del Vaticano per quanto riguarda conflitto in Ucraina. Alexei Paramonov, direttore del Primo Dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, sottolinea: “La dirigenza vaticana ha ripetutamente dichiarato la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità in Ucraina. Queste affermazioni sono confermate nella pratica. Manteniamo un dialogo aperto e riservato su una serie di questioni, principalmente legate alla situazione umanitaria in Ucraina”. Con una postilla: “Tutte le iniziative della Santa Sede e di Papa Francesco che possono portare alla pace in Europa sono percepite con grande rispetto e, naturalmente, possono essere accolte se si presentano i relativi prerequisiti”.

Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio del presidente ucraino, sostiene su Twitter che per mettere la parola fine alla guerra l’Ucraina dovrà avere parità di armi pesanti con la Russia. Mentre Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, segnala che la Russia sta schierando forze di riserva nel Donbass per supportare l’assalto alla città di Severodonetsk, “dove sono in corso combattimenti molto feroci letteralmente ad ogni metro”.

Situazione a Mariupol

Oltre centomila persone risulterebbero intrappolate a Mariupol, città occupata dalle truppe russe. Lo rivela alla Bbc il sindaco, Vadym Boichenko: “Non hanno acqua pulita. Non c’è cibo, elettricità, farmaci. Gli ospedali sono stati danneggiati, i medici sono stati uccisi. Le persone non vivono, sopravvivono e lottano per il cibo. Ci sono molti morti a Mariupol. I russi non hanno portato via i corpi delle persone che hanno ucciso nei bombardamenti. Molti corpi sono ancora sotto le macerie”.

La posizione della Nato

La pace è possibile. La domanda è che tipo di pace? Perché se l’Ucraina ritirerà le sue forze e smetterà di combattere, l’Ucraina cesserà di esistere come nazione indipendente e sovrana in Europa. Se il presidente Vladimir Putin smette di combattere, allora avremo la pace. Quindi il dilemma è, ovviamente, che la pace è sempre possibile. La resa può fornire pace. Ma come abbiamo visto, gli ucraini non accettano la pace a ogni prezzo. In realtà sono disposti a pagare un prezzo molto alto per la loro indipendenza”: così il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Aggiornato il 14 giugno 2022 alle ore 16:44