Ucraina: ex corrispondenti contro la propaganda dei media italiani

Un gruppo di ex corrispondenti di grandi media (Corriere, Rai, Ansa, Tg5, Repubblica, Panorama, Sole 24 Ore) ha lanciato un grido di allarme con una lettera aperta e con successive dichiarazioni sui rischi della narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto russo-ucraino ormai dominante nei media italiani.

“Siamo inondati di notizie, ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi” notano i firmatari.

“Basta con buoni e cattivi, in guerra. I dubbi sono preziosi”. Nella gran parte dei media italiani “viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin” affermano i firmatari, tra cui noti ex corrispondenti di guerra come Massimo Alberizzi, Toni Capuozzo, Renzo Cianfanelli, Alberto Negri e Giovanni Porzio.

“Qui nessuno sostiene – sottolineano – che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: è l’unico responsabile? Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandiamo anche perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin” affermano i firmatari. Che aggiungono: “Manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo”.

Alberto Negri, trentennale corrispondente del Sole 24 Ore dal Medio Oriente, Africa, Asia e Balcani, osserva che “la maggior parte dei media è molto più interessata a fare spettacolo che a informare. Questa guerra è l’occasione per molti giovani giornalisti di farsi conoscere, e alcuni di loro producono materiali davvero straordinari. Poi ci sono i commentatori seduti sul sofà, che sentenziano su tutto lo scibile umano e non aiutano a capire nulla, ma confondono solo le acque. Quelli mi fanno un po’ pena”.

La pensa così anche Toni Capuozzo, noto volto del Tg5, già vicedirettore e inviato di guerra in Somalia, ex Jugoslavia e Afghanistan: “L’influenza della politica da talk show è stata nefasta – dichiara al Fatto quotidiano – i talk show seguono una logica binaria: o sì o no. Le zone grigie, i dubbi, le sfumature annoiano. Nel raccontare le guerre questa logica è deleteria. Se ci facciamo la domanda banale e brutale “chi ha ragione?”, la risposta è semplice: Putin è l’aggressore, l’Ucraina aggredita. Ma una volta data questa risposta inevitabile servirebbe discutere come si è arrivati fin qui: lì verrebbero fuori altre mille questioni molto meno nette, su cui occorrerebbe esercitare l’intelligenza”.

Lo stesso Capuozzo nota: “Sembra che sollevare dubbi significhi abbandonare gli ucraini al massacro, essere traditori, vigliacchi o disertori. Trattare così il tema vuol dire non conoscere cos’è la guerra. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo”. Quegli stessi media che “ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica, la preparano a una pericolosissima corsa al riarmo”.

Massimo Alberizzi, per oltre vent’anni corrispondente del Corriere dall’Africa, rimarca: “Questa non è più informazione, è propaganda. L’esempio più lampante è l’attacco russo al teatro di Mariupol, in cui la narrazione non verificata di una carneficina ha colpito allo stomaco l’opinione pubblica e indirizzandola verso un sostegno acritico al riarmo”.

“I fatti sono sommersi da un coro di opinioni e nemmeno chi si informa leggendo più quotidiani al giorno riesce a capirci qualcosa”.

Aggiornato il 07 aprile 2022 alle ore 08:53