Crisi in Ucraina: lo strappo di Putin

La situazione in Ucraina ha subito una sterzata improvvisa. Vladimir Putin in un primo momento ha dato l’annuncio del riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, dopodiché ha ordinato l’invio delle truppe nella regione del Donbass. Volodimyr Zelensky, presidente ucraino, ha commentato: “Non abbiamo paura della Russia”. Inoltre, secondo quanto riporta Interfax, la legge marziale sarà introdotta in Ucraina in caso di una invasione totale da parte della Russia. Non solo: Zelensky, in un discorso alla nazione, ha sottolineato che gli ucraini non cederanno “un solo pezzo” del Paese.

Morti due soldati

La notte scorsa due soldati ucraini sono morti e altri dodici sono rimasti feriti nel corso di bombardamenti. Questo è stato riferito dalla Joint Forces Operation del ministero della Difesa dell’Ucraina, secondo quanto riportato dal Guardian. Nel documento è stato specificato che lo Stato ucraino ha segnalato 84 violazioni del cessate il fuoco nelle ultime ore da parte dei gruppi appoggiati dalla Russia, 64 delle quali con armi peraltro vietate dagli accordi di Minsk.

“Difendere la nostra sovranità”

“Siamo pronti e in grado di difendere noi stessi e la nostra sovranità”. Per questo “rimaniamo fiduciosi e calmi”: così il tweet di Oleksii Reznikov, ministro della Difesa ucraino, che nel commentare la decisione di Mosca di ammettere l’indipendenza del Donbass, ha parlato di un atto con cui “il Cremlino ha riconosciuto la sua aggressione nei confronti dell’Ucraina”. E poi: “Il nemico ha mostrato il suo vero volto, quello di un criminale che vuole tenere in ostaggio il mondo libero. Il Cremlino ha fatto un altro passo verso la resurrezione dell’Urss”. Con la postilla: “L’unica cosa che ci separa da essa è l’Ucraina e l’esercito ucraino”.

Il quadro

Gli Stati Uniti hanno intanto trasferito i propri diplomatici in Polonia per motivi di sicurezza. Mentre l’Onu, durante una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza, ha puntualizzato che in Ucraina “il rischio di un grande conflitto è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi”. Vassily Nebenzia, ambasciatore russo all’Onu, ha affermato “rimaniamo aperti alla diplomazia e a una soluzione diplomatica ma non permetteremo un nuovo bagno di sangue (nel Donbass). Sergiy Kyslytsya, omologo ucraino, ha replicato: “Siamo impegnati per la strada diplomatica ma siamo sulla nostra terra. I confini non cambieranno”.

Le parole di Draghi ed Erdogan

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha evidenziato: “Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione europea misure e sanzioni nei confronti della Russia”. Recep Tayyip Erdogan, presidente turco, ha ammesso di ritenere inaccettabile il riconoscimento del Donbass da parte di Mosca “in quanto decisione inaccettabile non la approviamo”. E ciò perché, ha proseguito Erdogan, si tratta di una “chiara violazione della sovranità politica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”.

“Sanzioni contro Mosca”

Gli ambasciatori degli Stati dell’Unione europea, da par loro, hanno manifestato una decisa “determinazione ad adottare sanzioni mirate contro le persone coinvolte” in quello che è stato, nel dettaglio, il riconoscimento delle due autoproclamate Repubbliche orientali ucraine e hanno ribadito che si muoveranno “in stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”. I 27 rappresentanti permanenti, in più, hanno rimarcato l’unità “sulla posizione dell’Ue in risposta alle decisioni russe”.

Interrotto processo certificazione del Nord Stream 2

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, come rilanciato da La Presse, ha spiegato che la Germania ha adottato misure per interrompere il processo di certificazione del gasdotto Nord Stream 2. La mossa, ha riferito il cancelliere ai giornalisti questa mattina a Berlino, arriva come risposta del suo governo dopo le azioni di Mosca in Ucraina”.

Putin: il gas non mancherà

Vladimir Putin, in giornata, ha confessato – come segnalato da Interfax – di non voler ricostruire un impero. A seguire, ha rimarcato che la Russia andrà avanti con la fornitura ininterrotta di gas ai mercati globali. Lo stesso Putin ha ribadito: “Un uso più ampio del gas naturale, uno dei tipi di carburante più rispettosi dell’ambiente, è abbastanza rilevante in questa fase. La Russia è destinata a continuare la fornitura ininterrotta di questa risorsa energetica, compreso il gas naturale liquefatto, ai mercati globali, per migliorare l’infrastruttura esistente e aumentare gli investimenti nel settore del gas”.

Aggiornato il 22 febbraio 2022 alle ore 14:54