Etiopia: raffica di arresti, fermato anche un cooperante italiano

Raffica di arresti in Etiopia. Secondo le informazioni che stanno trapelando, un cooperante italiano sarebbe stato fermato dalle autorità locali. L’accusa? Aver aiutato i profughi tigrini. Si tratterebbe di Alberto Livoni del Volontariato internazionale per lo Sviluppo, agenzia di cooperazione salesiana impegnata nei progetti finalizzati all’educazione e alla formazione dei giovani.

In base alle note di agenzia, al momento non ci sono conferme sui motivi che avrebbero portato al fermo (il fatto risalirebbe al 6 novembre). La Polizia federale, a quanto pare, si sarebbe mossa per “ragioni di sicurezza” e, secondo La Repubblica, “avrebbe contestato a Livoni la cessione di una valigetta con un milione di birr – circa 20mila dollari – con il sospetto che il denaro servisse ad aiutare la popolazione tigrina”.

Da segnalare poi che agenti hanno messo piede in un centro gestito dai salesiani, nella zona di Gottera. Lì si trovavano 17 persone. Fides, agenzia di stampa di Propaganda Fide (Vaticano) ha detto che “sono stati tutti portati in una località segreta dove adesso sarebbero detenuti”. Lo scorso mese, per la cronaca, sono stati espulsi dall’Etiopia sette alti funzionari dell’Onu, poiché accusati di interferenze negli affari interni del Paese. Martedì, tra l’altro, 16 dipendenti delle Nazioni Unite sono stati prelevati e al momento sono detenuti nella capitale.

Infine, le autorità etiopi hanno arrestato 72 autisti che lavorano per il Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp) a Semera, nel nord del Paese, area di una guerra tra Addis Abeba e i ribelli del Tigrè. Un portavoce dell’Onu ha commentato: “Stiamo collaborando con il Governo dell’Etiopia per capire le ragioni della loro detenzione”.

Aggiornato il 11 novembre 2021 alle ore 15:14