Con Israele senza se e senza ma

Hamas, ossia l’organizzazione terroristica che detiene il potere nella Striscia di Gaza, per quanto essa pretenda di essere considerata quasi come un partito politico, è tornata, con le proprie azioni, ad infiammare drammaticamente il conflitto mediorientale. Di fatto, pur fra momenti di relativa calma e circostanze assai più tese, da Gaza proviene da anni una precisa strategia della tensione ai danni di Israele, concretizzata da ripetuti e periodici atti offensivi, compiuti tramite il lancio di razzi e missili sulle città israeliane più vicine al confine con la Striscia.

Vi sono stati momenti di guerra quasi totale, l’ultimo dei quali nel 2014, che hanno costretto Israele ad una inevitabile reazione militare piuttosto sostenuta, ma finora, da parte di Gerusalemme, non si è mai voluto riconquistare la Striscia ed annientare completamente Hamas attraverso una operazione terrestre. Si è preferito contenere la capacità offensiva dei terroristi di Gaza con raid aerei, evitando di oltrepassare il confine. Ma l’escalation di queste ore (1600 razzi sono stati lanciati finora da Gaza sul territorio israeliano) impone qualcosa di più di un semplice contenimento temporaneo.

Si parla di un intervento di terra da parte di Israele, non ancora avviato peraltro, nonostante qualche confusione a livello comunicativo. L’obiettivo fondamentale deve essere in ogni caso quello di rendere inoffensiva Hamas a tempo indeterminato, altrimenti, come è successo in tempi recenti, determinate recrudescenze del conflitto si riproporranno senza alcun dubbio. Visto che appare chiaro chi sia l’aggredito e chi l’aggressore, suggeriamo al mondo libero e a tutti gli osservatori internazionali di evitare l’equidistanza, non è proprio il momento, e di appoggiare senza indugi l’unica democrazia mediorientale, ovvero lo Stato ebraico.

Aggiornato il 14 maggio 2021 alle ore 11:29