Boris Johnson è il primo e unico leader occidentale che vada all’attacco contro la cosiddetta “cancel culture”, manifestazione acuta di quella malattia dello spirito che è il politicamente corretto. Ha presentato infatti al Parlamento britannico una proposta di legge intesa a dare vigore normativo al principio costituzionale della libertà di espressione sanzionando quella isteria moralistica, diffusasi dalle Università americane a quelle britanniche, che si manifesta con la messa all’indice di libri ed autori classici, con la distruzione di statue e monumenti di personaggi storici e con censure e gogne per chi dissente e non si allinea al pensiero unico.

BoJo ha infatti portato in Parlamento una proposta di legge che prevede per le Università l’obbligo di proteggere la libertà d’espressione, pena il rischio di essere trascinate in tribunale se si cerchi di mettere il bavaglio a qualche oratore o accademico o a qualche studente. L’obbligo sarà esteso per la prima volta anche alle Students’ Unions, le organizzazioni di studenti che spesso organizzano dibattiti in cui libri, autori classici, personaggi storici, professori o altri studenti vengono sottoposti ad un processo moralistico e anacronistico, additati al pubblico ludibrio, censurati e condannati all’oblio o al silenzio. È previsto anzi che ogni Università dovrà nominare nell’ambito del suo “Ufficio per gli studenti” un “Direttore per la libertà di espressione e accademica” che avrà il potere di indagare sulle violazioni della libertà di espressione nei campus. Chi viola gli obblighi rischierà multe e sanzioni e potrà essere chiamato in giudizio per risarcimento da parte di chi è stato censurato.

Le cronache inglesi rigurgitano di casi di censure, cancellazioni e gogne ad opera di gruppi di studenti e professori che hanno fatto dell’ideologia e del moralismo anti-razzista e “gender” la sola loro cultura e pretendono di cancellare opere e uomini del passato e del presente. Ne sono stati vittime anche ministri in carica ed ex ministri. Emblematico dell’intolleranza diffusa nelle Università inglesi è il caso dell’attivista per i diritti dei gay, Peter Tatchell, al quale nel 2018 fu impedito di tenere un discorso all’Università di Canterbury Christ Church solo perché aveva firmato una lettera in cui dichiarava che anche alle persone con opinioni differenti dovrebbe essere consentito di partecipare ai dibattiti.

Negli ultimi mesi le Università britanniche sono state luogo di una vera isteria da “cancellazione”, sull’onda del movimento Black Lives Matter, da tempo esistente negli Usa e intensificatosi in maniera parossistica dopo l’uccisione a Minneapolis nel maggio del 2020 del giovane di colore George Floyd da parte di alcuni poliziotti. Gruppi organizzati di studenti e professori “di sinistra” hanno attaccato da allora anche in Gran Bretagna la memoria e le statue di famosi personaggi storici, tra cui l’ammiraglio Horatio Nelson, il filantropo Edward Colston e persino Winston Churchill, tutti accusati di imperialismo, colonialismo, schiavismo, sessismo e razzismo. Sono state bandite con pretesti analoghi opere di Geoffrey Chaucer, di John Milton, di William Shakespeare, Joseph Conrad e altri.

Il giornale Times ha riferito di recente che trenta scuole stanno cancellando i nomi dei loro antichi benefattori legati all'Impero britannico. Il colmo del ridicolo lo ha toccato la Howden Junior School che ha cancellato dalle sue sale i nomi di Francis Drake e dell’Ammiraglio Nelson per sostituirli con quello di Greta Thunberg. Quando si dice il Progresso dei progressisti! Anche il padre della teoria economica liberale, il grandissimo pensatore Adam Smith è sotto attacco moralistico in quanto “affetto da opinioni razziste” e in quanto “teorico del capitalismo e quindi dell’imperialismo”. Persino la sua tomba è nella lista dei monumenti da rimuovere e cancellare. Il pio detto “parce sepulto” non frena la furia isterica e moralista dei cancellatori.

Il quotidiano Telegraph ha documentato che all’Università di Sheffield fior di professori insegnano che “la bianchezza e l’eurocentrismo della nostra scienza” devono essere smantellate. Anche Charles Darwin è nel mirino. Un manuale accademico adottato a Sheffield sostiene che il geniale autore della “Evoluzione delle specie” aveva “opinioni razziste” e che la stessa sua teoria della selezione naturale “giustifica la superiorità maschile bianca”. Eppure, Darwin fu sempre un fervente sostenitore dell’abolizione della schiavitù e la verità storica insegna che lo stesso Impero britannico fu all’epoca di Darwin impegnato a emancipare schiavi in tutto il mondo. La stessa Università di Sheffield, qualche settimana fa, aveva decretato che persino lo scopritore della legge della gravitazione universale, sir Isaac Newton, ha beneficiario di “attività dell’era coloniale”.

La verità storica e quella scientifica non hanno alcun valore quando a loro (proprio come ai tempi dello stalinismo e del suo occhiuto controllore delle opere culturali Andrej Zdanov) si sostituisce la correttezza politica ed il nuovo bigottismo moralista dei sedicenti “anti-razzisti”. L’Università di Liverpool ha cancellato il nome dell’ex primo ministro ottocentesco, William Gladstone, da una delle sale, sostituendolo con quello di una militante antirazzista. L’Università di Edimburgo ha cambiato il nome alla David Hume Tower, perché il grande filosofo dell’empirismo e dell’illuminismo scozzese David Hume avrebbe avuto “opinioni razziste”. L’Università di Leicester ha rimosso dai programmi gli scabrosi “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer e li ha sostituiti con corsi incentrati su “sessualità, diversità, razza ed etnia”.

All’Università di Manchester i soliti gruppi di studenti e cattivi maestri hanno cancellato un murale della poesia If di Rudyard Kipling perché quest’ultimo non sarebbe stato altro che un “cantore del colonialismo”. E non si salva neanche William Shakespeare: gli studenti di Cambridge ricevono un “avvertimento” prima di leggere le opere “controverse” del bardo inglese come Enrico V, Macbeth, Il Mercante di Venezia, Othello ed altre perché “intrise di sessismo e razzismo”.

Lo scorso settembre il British Museum, l’istituzione culturale che riunisce sotto il suo tetto il maggior numero al mondo di reperti antichi (come la stele di Rosetta) ha eliminato il busto del suo fondatore, Hans Sloane, reo di legami con la schiavitù, in omaggio a Black Lives Matter. Al Museo di storia naturale è in pericolo la statua di Darwin situata nella sala principale. La Chiesa d’Inghilterra, diretta dal cedevole arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha annunciato che eliminerà dalle chiese e dalle cattedrali di tutto il Paese i riferimenti alla schiavitù e al colonialismo per andare incontro alle pretese del movimento Black Lives Matter. In qualche chiesa di Inghilterra i lavori di rimozione e cancellazione sono già cominciati.

La ventata di “cancellazione” del passato e della cultura nazionale e occidentale ha però allarmato la stessa Regina Elisabetta che della religione anglicana è il capo supremo. Nel suo recente discorso la regina ha sottolineato con una certa forza l’esigenza di “rafforzare la libertà di espressione e accademica” nelle Università britanniche. È quello che sta cercando di fare il premier Johnson con il suo opportuno progetto di legge che sta trovando l’opposizione dell’establishment politicamente corretto che lo definisce “superfluo”. Ma superfluo non è, come documentano i fatti citati. Johnson sta cercando di contrastare l’egemonia della cultura di sinistra, che da sempre in tutto l’Occidente si manifesta con un rifiuto e un odio distruttivo, di cancellazione appunto, per la propria casa natale, la propria cultura e la propria civiltà. Essa non prefigura un “nuovo Umanesimo”, ma una folle corsa verso il nulla originata in un paradossale e patologico odio di sé.

L’egemonia della “cultura” della distruzione culturale e dell’odio di sé, che in passato si celava dietro la maschera ideologica marxista e progressista, oggi si nasconde dietro la maschera dell’anti-razzismo, del gender e dell’ecologismo catastrofista alla Greta Thunberg. Nell’insieme è una sorta di nuova religione blasfema priva del senso del sacro e del limite. “È il nuovo oppio dei popoli” secondo quanto ha scritto di recente lo studioso inglese di Storia delle religioni e teologo, Carl Trueman.

Aggiornato il 14 maggio 2021 alle ore 11:11