Così parlò la Grande Muta: Macron e l’islamofobia

Può il presidente della Repubblica francese essere paragonato a un collaboratore dell’occupante nazista durante la Seconda guerra mondiale? Ebbene sì: il presidente Emmanuel Macronsi è arreso agli islamisti”, secondo i sottoscrittori (alcune migliaia di militari, di cui alcuni generali e altri ufficiali superiori, in servizio e in quiescenza) di ben due lettere aperte, del 21 aprile e del 9 maggio, pubblicate sul periodico online “Valeurs Actuelles”. Qualcosa di molto simile agli scenari descritti nel romanzo “Sottomissione” del contestatissimo scrittore francese Michel Houellebecq, in cui si profetizza la presa del potere in Francia da parte di un fantomatico Partito islamista, a seguito di regolari elezioni precedute da gravi episodi di violenza e scontri di piazza.

E fu così, con quelle due lettere aperte, che parlò la Grande Muette (come viene definito l’Esercito francese). I passaggi più rilevanti riguardano il “logoramento dei valori patriottici” ai quali si è rinunciato in nome di un antirazzismo di maniera che ha il solo scopo di “creare sul suolo francese un clima di odio tra le diverse comunità”. Per essere più precisi, “oggi, taluni parlano di razzialismo, di indigenismo e di teorie della decolonizzazione, ma in realtà attraverso questa terminologia è la guerra razziale che vogliono i loro sostenitori che praticano l’odio e il fanatismo. Costoro disprezzano il nostro Paese, le sue tradizioni, la sua cultura, e mirano alla sua dissoluzione privandolo del suo passato e della sua storia”.

Altro passaggio significativo: “Logoramento che, con l’islamismo e i disordini nelle banlieue, provoca il distacco dalla Nazione di molteplici porzioni di territorio, trasformandole in territori sottomessi a dogmatismi contrari alla nostra Costituzione. Ora, ogni francese, libero di credere come di non credere, deve sentirsi sempre a casa sua qui nell’Hexagone (sinonimo della “Francia”, come lo è lo “Stivale” per l'Italia); non può né deve esistere pertanto alcuna città, nessun quartiere in cui le leggi della Repubblica non si applicano”.

E poiché, come sostiene il cardinale belga Désiré Mercier, primate del Belgio, “quando la prudenza è dappertutto il coraggio non si trova più da nessuna parte”, i cittadini in divisa firmatari invocano l’intervento della politica per la salvaguardia della Nazione, ponendo fine al lassismo senza freni che dilaga nella società francese. Pertanto, se non si prenderanno misure adeguate, si assisterà a una rivolta della società civile destinata a provocare “il conseguente intervento dei nostri commilitoni in servizio per dare sostegno a una missione non priva di pericoli, al fine di proteggere i nostri valori civili e a salvaguardia della libertà dei nostri compatrioti sul territorio nazionale”.

Poiché l’Armée è una cosa molto seria nell’ottica della Grandeur francese, c’è da chiedersi che cosa stia realmente succedendo in quel Paese e perché, soprattutto, la sinistra transalpina e italiana tendano a sottovalutare e minimizzare gli enormi problemi di sicurezza, che emergono proprio dalle teorie lassiste favorevoli all’immigrazione aperta e incontrollata, e a trattare con un’inaccettabile tolleranza il dilagare della violenza giovanile nelle grandi città. A sinistra, nemmeno una parola sul fatto evidente che l’islamismo nutra nei confronti dell’Occidente, dei suoi cittadini e dei suoi valori sentimenti non dissimili da quelli che caratterizzarono le campagne di odio razziale ai tempi del nazifascismo.

Macron ha avvertito il pericolo e dichiarato a tempo debito guerra all’islamismo, presentando un progetto di legge (già votato in prima lettura all’Assemblea nazionale e al Senato) per contrastare il separatismo dell’Islam radicale che, nei quartieri a maggioranza musulmana, tende a far prevalere la legge islamica, o Sharjah, su quella civile francese. Tra l’altro, Parigi è attualmente sconvolta dalle ondate di delinquenza giovanile, con particolare riferimento ai minori immigrati non accompagnati, che arrivano in Francia cooptati da circuiti criminali magrebini per predare i quartieri bene e commerciali della città, mettendo a rischio la sicurezza delle persone e dei beni privati con migliaia di scippi, furti con scasso e rapine pressoché quotidiani. Molto spesso questi giovani sbandati (che vivono in strada o in abitazioni fatiscenti, sempre più numerosi e aggressivi, consumatori abituali di un pericoloso mix di sostanze stupefacenti e di alcool), non sono minorenni come hanno fatto credere alle autorità francesi, per ottenere i vantaggi della protezione internazionale loro riservata.

E, tuttavia, proprio come denunciato nel manifesto pubblicato da Valeurs Actuelles, nei loro confronti le politiche governative di sicurezza sono profondamente carenti. Così come lo sono quelle nei confronti dei loro coetanei che vivono a centinaia di migliaia nelle banlieue congestionate, semi abbandonate, prive di qualsivoglia prospettiva di lavoro, con alti livelli di abbandono scolastico e una forte presenza di nuclei monoparentali. Tutta la materia è condizionata dal profondo lassismo che viene dalla sinistra tradizionale e radicale, che attribuisce tutta la responsabilità di quella devianza violenta alle condizioni sociali in cui quei giovani si trovano a vivere, ignorando del tutto la loro scelta di fare dell’Islam una questione identitaria in funzione antioccidentale.

Quindi, la soluzione, secondo il mainstream intellettuale francese e italiano, è di affrontare questo tipo di emergenza (delinquenza giovanile e separatismo islamico) con i servizi sociali e il dialogo interreligioso, piuttosto che con le forze di polizia e meno che mai con l’esercito. Fino a quando, si chiedono i firmatari delle due lettere aperte, si continuerà in questo modo? Fino alla prossima, devastante esplosione sociale di tutte le tensioni e contraddizioni così emerse? Sarebbe bene che anche qui da noi, in Italia, si osservasse molto attentamente quanto sta accadendo in Francia, al fine di scoraggiare con misure rigorose ogni pretesa delle comunità islamiche di farsi “Stato nello Stato”, come sfortunatamente sta accadendo nell’Hexagone e in Belgio.

Aggiornato il 13 maggio 2021 alle ore 10:36