Chi sta vincendo sui due fronti di guerra ucraino e palestinese? Chi bombarda o chi resiste di più? Per Kiev la risposta è scontata: vincono quelli di Mosca, il duo Vladimir Putin-Sergej Sojgu perché, da cinici distruttori, se ne sono inventata un’altra rispolverando il vecchio armamentario di bombe d’aereo, alle quali però hanno messo le alette e rifatto il trucco del musetto, imbellettandolo con un bel po’ di elettronica per la guida Gps sui bersagli prestabiliti, facendole così diventare delle Glide bomb (Gbs, nel seguito). E poiché Volodymyr Zelensky ha i suoi aerei a terra, non potendo confrontarsi per capacità offensiva con l’aviazione di Mosca, è costretto a subirne di tutti i colori, lungo un fronte ampio che si va ogni giorno sempre più sgretolando proprio a causa delle Gbs. Le Glide bomb, infatti, vengono sganciate direttamente sui bersagli e in tutta sicurezza da aerei russi del tipo Su-34 e Su-35, per coprire distanze non inferiori ai 60 chilometri, con un carico esplosivo che va dai 500 chili a 1,5 tonnellate, con una precisione di 20/30 metri. Il loro potere distruttivo è tale che dal punto di impatto sono in grado di scavare un cratere profondo sei metri e largo venti. E il loro impiego massivo ha effetti devastanti e terrificanti sul morale e sulla resistenza dei soldati e della popolazione ucraini, anche perché lo spostamento d’aria che provocano è in grado di scardinare le porte delle abitazioni a un chilometro di distanza. Ma, quel che conta, è il fatto che, non potendo utilizzare contro di loro i sistemi antimissile, i soldati ucraini e le loro fortificazioni al suolo sono del tutto indifesi e vengono completamente distrutti, obbligando i loro generali a ritirare le truppe a distanza di sicurezza. Le Gbs possono essere, infatti, sganciate ben al di là della linea del fronte e colpire in profondità in territorio ucraino.
Certo, servirebbero stormi di F-16 super sofisticati per abbattere i bombardieri russi, ma le forniture e il relativo tempo di addestramento dei piloti andranno oltre l’estate prossima, con il numero elevato di perdite e distruzioni che si possono ben immaginare nel frattempo. Per capire i numeri dell’imminente sconfitta degli ucraini, saranno sufficienti i seguenti dati: dall’inizio dell’anno, i russi hanno sganciato sulle città e sulle fortificazioni ucraine qualcosa come 3.500 Gbs, di cui ben 700 nel solo mese di marzo. E grazie a questi rudimentali, quanto efficaci, residuati bellici rimodernati (una Glide bomb ha costi risibili, se confrontati ai milioni di euro di un solo missile balistico), l’esercito ucraino è stato costretto ad abbandonare Avdiïvka all’avanzata dei russi. E da qui si intuisce come, non avendo praticamente truppe di riserva da mandare al fronte per dare il cambio ai reparti stremati, la sconfitta di Kiev è praticamente sicura. Ora, che cosa accade invece sul versante mediorientale della guerra a Gaza? Che i “topi” la spuntano sui “gatti”. Grazie alla rete sotterranea dei tunnel e al numero dei civili palestinesi innocenti presi tra i due fuochi, che fanno gridare allo scandalo il mondo intero, uno degli eserciti più forti del mondo, come quello israeliano, è costretto a fermarsi e a cambiare strategia, pur avendo l’assoluto dominio dei cieli e delle armi. Allora, sì che è meglio (ma non andava fatto prima come misura alternativa alle stragi?) affidarsi di nuovo al detto “occhio per occhio” e mettere nel mirino i singoli combattenti di Hamas, liquidandoli uno per uno.
Come? Facile: grazie all’Ai con impieghi bellici, di cui Israele è all’avanguardia in assoluto. L’applicativo “acchiappa topi” si chiama Lavender, e funziona in modo abbastanza semplice, recuperando tutti i dati necessari da Internet, dalle reti di comunicazione terrestri, da video, immagini, dati vocali e così via, denominati collettivamente “surveillance data”, che vengono elaborati e trattati da unità di tecnici militari specializzati (si veda, in proposito, Il Guerriero intelligente: l’esempio israeliano, L’Opinione, 20 marzo 2024) per la generazione di bersagli umani. Stando alle fonti di stampa internazionale, Lavender avrebbe individuato dall’inizio del conflitto 37mila bersagli di miliziani di Hamas e localizzato le loro abitazioni. Ufficialmente, Israele ha negato l’esistenza di questa “killing list”, preferendo parlare di un programma di database, per incrociare i dati che provengono dall’Intelligence. Ovviamente, dato che si è in guerra, non vi sarebbe alcun problema se l’individuazione e l’eliminazione dell’avversario (pur senza che quest’ultimo indossi la divisa) fosse scevra di errori. Invece, data la notevole entità del numero dei bersagli, per ciascuno di essi la capacità di decisione umana si limita al massimo a 20 secondi, assegnando in pratica all’applicativo di Lavender la decisione automatica di colpire il bersaglio (l’intervento umano si limita a verificare che quello da abbattere sia un uomo).
Eticamente, come si vede, la cosa non è priva di problemi, visto che così facendo è la macchina a condurre la guerra, con i possibili, errori del caso, valutati statisticamente al 10 per cento delle decisioni di attacco. E così, dando retta a Lavender, Israele ha lanciato sui potenziali bersagli le sue “Dump bomb” (Db) che, al contrario delle Gbs, sono “stupide” e fanno molti più danni di quelli strettamente necessari, come è ben visibile dal numero molto elevato di distruzione degli edifici a Gaza. E questo spiega anche la ragione dell’altissimo numero di vittime civili palestinesi, dato che le Db colpiscono gli alloggi dove i terroristi risiedono con le loro famiglie, con il risultato scontato di eliminare gli uni e le altre! E, forse, un errore fatale di Lavender è stato proprio quello di ordinare al drone di distruggere un intero convoglio in cui hanno perso la vita sette volontari dell’aiuto umanitario a Gaza. Non un grande biglietto da visita, per un robot-killer! A questo punto, c’è stabilire chi sia più immorale, tra chi si vendica (Israele) e chi, invece, vuole solo terrorizzare la popolazione civile come fa la Russia.
Aggiornato il 11 aprile 2024 alle ore 10:18