Illusioni quasi sperimentali

Come era prevedibile, la vicenda spagnola del concerto con 5mila partecipanti, liberi di starsene fianco a fianco senza aver causato alcuna esplosione di contagi, ha prodotto una generale ventata di ottimismo nonché un soddisfatto senso di rivincita da parte di chi non ha mai creduto alla pericolosità degli assembramenti in fatto di contagio.

Stupisce, tuttavia, che non sia rapidamente emersa una pur semplice analisi critica di ordine metodologico. I 5mila soggetti, per poter entrare, dovevano essere tutti quanti negativi e, di conseguenza, non si capisce chi e come avrebbero potuto contagiare nelle ore immediatamente successive, con o senza mascherina. O forse gli spagnoli ancora credono alla generazione spontanea dei germi e dei virus contro cui oltre duecento anni fa si era battuto, con successo, il nostro Lazzaro Spallanzani?

Il rischio corso dai 5mila soggetti di Barcellona non era zero, ovviamente. Ma solo perché nessun test o tampone è sicuro al 100 per cento. Dunque, su 5mila test effettuati, è probabile che una certa quota di persone fosse in realtà positiva senza che i test lo avessero rilevato. Se, dopo i canonici 14 giorni successivi, i contagiati sono risultati pochissimi ciò significa che i positivi entrati, perché sfuggiti ai test, erano molto pochi, con una durata dell’assembramento piuttosto breve, e non che la mancanza di distanza interpersonale è irrilevante.

Per verificare quanto questa sia importante, i 5mila soggetti avrebbero dovuto essere scelti casualmente nella popolazione generale e senza effettuare alcun test di positività anche se, ovviamente, tutto questo non è pensabile per ragioni di ordine etico. Ma, se la cosa venisse fatta, ponendo che la Spagna abbia il 5 per cento della popolazione contagiata, al concerto avrebbero partecipato circa 250 portatori del virus e il risultato finale sarebbe sicuramente stato ben diverso da quello che viene acriticamente riportato come un successo sperimentale.

Aggiornato il 30 aprile 2021 alle ore 10:11