Joe Biden, il presidente... della Cnn

Questo è l’anno del Covid-19, quindi triste e cupo, sia per le vittime del virus che per la gestione non sempre sensata della pandemia da parte di diversi governi, spesso più dannosi del Covid stesso. Ma il 2020 è anche l’anno di tante cose strampalate, a tratti inedite e finanche tragicomiche. Nemmeno le elezioni presidenziali americane si sono svolte in modo regolare ed hanno consegnato un risultato nitido ed incontestabile. È stata necessaria un’attesa di quasi una settimana prima di poter conoscere il nome del vincitore, che poi vero vincitore ancora non è, perlomeno in termini ufficiali e legali. C’era e rimane l’intenzione spasmodica di archiviare al più presto la figura politica di Donald Trump, (una aspirazione di tutti i democratici Usa, sia di centro che di sinistra, forse anche di qualche repubblicano, senz’altro della Cina e di alcuni dirigenti europei). Quindi, appena i conteggi dei voti in quegli Stati divenuti determinanti in questa elezione, come la Pennsylvania, hanno rivelato il vantaggio di Joe Biden su Trump, pur senza ufficializzare alcunché, i media americani, a partire dalla Cnn, sono corsi ad incoronare il candidato democratico come presidente eletto degli Stati Uniti d’America. E a cascata, sono giunte le congratulazioni di quasi tutti i capi di Stato e di Governo del mondo. Solo in pochi ritengono di dover attendere ancora prima di riconoscere Joe Biden come presidente eletto. Fra questi, Russia, Polonia, Slovenia, Ungheria, Brasile e il Messico di Andrés Manuel Lopez Obrador, un uomo di sinistra, lontano ideologicamente da Donald Trump, ma capace di distinguere la realtà dal coro globale di chi preme per una vittoria di Biden a tutti i costi e in maniera frettolosa, noncurante dei tanti punti interrogativi tuttora presenti e per nulla banali.

Per ritenere ufficiale e sicura la vittoria di uno dei due candidati alla presidenza, serve anzitutto la conferma autorevole delle istituzioni federali e dei vari Stati, e il riconoscimento della sconfitta da parte di uno dei due competitor, ma al momento mancano entrambe le cose. Si vede che nell’assurdo 2020 è sufficiente la ratifica della redazione della Cnn. Trump non solo non intende concedere la vittoria a Biden, bensì vuole agire per vie legali al fine di dimostrare all’America e al mondo l’esistenza di brogli elettorali, che avrebbero permesso al team democratico Joe Biden-Kamala Harris di effettuare il sorpasso in diversi Stati. Il presidente uscente fa bene a non desistere e a cercare di esporre alla luce del sole le prove della frode pro-Biden, se è sicuro, come sembra essere, della loro esistenza, perché in effetti è avvertibile l’odore nauseabondo di una consultazione elettorale opaca, fra la leggerezza, diciamo così, del voto postale e i consensi giunti dall’aldilà, forse mediante seduta spiritica. Sono senz’altro necessarie delle prove per sostenere l’inquinamento del voto, ma l’aria che si respira è proprio quella di una gigantesca forzatura, che, senza badare troppo alle regole e alla correttezza, deve assolutamente portare Joe Biden alla Casa Bianca ed espellere il corpo estraneo dalla politica, ovvero Donald Trump.

L’ufficializzazione solo mediatica della vittoria di Biden rappresenta alla perfezione il clima attuale. Eppure, ulteriori accertamenti su come siano andate davvero queste elezioni presidenziali, farebbero bene anche allo stesso Joe Biden, perché vincere in maniera forzata e poco trasparente rischia di essere il preludio di un mandato comunque claudicante e debole. Gli Stati Uniti devono rimanere naturalmente un riferimento per l’Italia e l’Europa, anche con quei presidenti che possono piacere poco o nulla, e gli auguri, per esempio, di un esponente della politica italiana come il leghista Giancarlo Giorgetti, vanno proprio in questa direzione e non devono scandalizzare. Ma è meglio attendere ancora, prima di prefigurare i prossimi quattro anni di un’America guidata da Joe Biden e Kamala Harris. Forse non è ancora finita, come dice Donald Trump

Aggiornato il 09 novembre 2020 alle ore 11:39