Mali: liberati gli ostaggi, l’incoscienza dell’avventura

La Repubblica del Burkina Faso è una ex colonia francese indipendente dal 1960, è guidata da un presidente di nome Roch Marc Christian Koboré. Il 50 per cento della popolazione è di religione islamica, il 32 per cento circa è di religione cristiana, sotto varie “sfaccettature”, ed il resto ha fede nelle ancestrali credenze che avviluppano questi seguaci nel misticismo e nell’animismo più profondo e spesso imperscrutabile. Fino a pochi anni fa era uno Stato sufficientemente equilibrato dove il jihadismo attecchiva su una fascia di popolazioni tipica: emarginati, disadattati, esaltati sotto varie forme, ma dove imam radicali hanno trovato terreno fertile con il degradarsi dell’”etica politica”.

Una vasta area del Sahel, che comprende la zona chiamata dei tre confini, Burkina Faso, Mali, Niger, sta subendo un grave deterioramento della sicurezza, in cui le violenze interetniche ed intercomunali si mescolano con le azioni terroristiche di marchio jihadista. Kidal, 1.500 km a nord-est di Bamako (capitale del Mali), è la piazzaforte degli ex ribelli Tuareg che avevano guidato l’offensiva contro il potere di Bamako nel 2012, prima di firmare un accordo di pace nel 2015. Questo accordo non condusse ad una tregua, ma solo ad uno spostamento delle tensioni e delle violenze dal nord del Mali verso il centro del Paese e da lì verso i confinanti Burkina Faso e Niger.

Il viaggio dei due ragazzi, l’italiano di Dolo, Luca Tacchetto e la canadese Edith Blais, tra l’avventuroso e l’incosciente, partiva dall’Italia, in macchina, per arrivare in Togo. La coppia stava viaggiando verso Ouagadougou capitale del Burkina Faso, provenivano da Bobo-Dioulasso, a più di 360 chilometri dalla capitale, quando sono stati persi i loro contatti. Semi ufficialmente, avevano programmato di arrivare in Togo per un progetto umanitario con l’organizzazione Sion di Gaïa!

Il loro rapimento è avvento in un’area teoricamente mediamente a rischio, poco dopo Bobo-Dioulasso, ma in pratica rischiosissima, vista la mancanza quasi assoluta di controlli di polizia. La canadese ed il suo compagno italiano, sono stati rapiti verosimilmente da una di quelle cellule jihadiste che vagano nell’area dei tre confini, Niger, Mali, Burkina Faso, denominata Jama’a Nusrat ul-islam wa al–Muslim, legata anche ad Al Qaida. Questo movimento che ricade nel più grande “contenitore jihadista” che è lo Stato islamico sahariano, è particolarmente attivo in quella zona a causa di una sorta di divisione di aree di controllo da parte di questi vari ed eterogenei, anche nel contenuto umano, gruppi, che, sotto la bandiera che inneggia alla Shahadah (testimonianza), traggono profitto anche dai rapimenti, non tutti pubblicizzati.

I due “turisti/operatori-umanitari!, per caso” sono stati rapiti quindici mesi fa; sabato sono giunti all’aeroporto di Bamako in Mali, in apparenza in buone condizioni di salute, dopo aver recuperato, in modo non dichiarato, la loro libertà in un area situata nel nord-est del Mali.

Le circostanze del rilascio di Edith e Luca, sono piuttosto vaghe, non è stato rivelato il perché si trovassero nelle vicinanze di Kidal (Mali nord-orientale), a più di mille chilometri dal luogo del loro rapimento, non è stato nemmeno detto, come spesso di routine, se ci sono state intercessioni ed eventualmente chi ha mediato. Di certo un’auto liberazione, vista l’esperienza degli eventuali rapitori è più che improbabile.

Alle telecamere ufficiali, ammesse all’incontro, la coppia appariva serena ma vagamente disorientata, soprattutto quando i funzionari delle Nazioni Unite con i colleghi maliani e canadesi, sembra non erano presenti omologhi italiani, si accingevano al “rituale” dell’accoglienza; gli ex rapiti, al corrente della pandemia, porgevano il loro gomito, piuttosto che la mano tesa, ai maliani, spiegando affabilmente le regole imposte a causa del covid-19. Anche in quel caso, superando le formalità, un operatore del Servizio sanitario maliano, con adeguate protezioni, misurava la temperatura ai due liberati.

Dei due ex ostaggi, Luca Tacchetto ha visibilmente e comprensibilmente, assimilato un look complessivo consono al contesto in cui ha vissuto per più di un anno; ho scritto comprensivo a causa di una personale ed analoga, anche se più complessa, esperienza vissuta (Iraq), dove una barba lunga “lasciata” ad hoc ed una sciarpa distrattamente appoggiata su una maglietta bianca, non danneggiano sicuramente un tipo di “utile comunicazione”.

I due sono stati poi condotti al palazzo presidenziale prima di essere rimpatriati. Edith Blais e Luca Tacchetto, secondo le informazioni preliminari fornite dal capo della missione delle Nazioni Unite in Mali (Minusma), Mahamat Saleh Annadif, hanno lasciato un’accampamento vicino a Kidal, ed hanno raggiunto una base degli Caschi Blu del Minusma.

Il Burkina Faso, come il Mali ed il Niger, è dal 2015 al centro di forti attacchi jihadisti, che stanno portando la zona saheliana verso una drammatica e crescente crisi umanitaria; i rapimenti a scopo di estorsione e ricatti vari sono frequenti, soprattutto il rapimento di ostaggi occidentali; ad oggi non si hanno notizie di un australiano ed di un romeno da tempo rapiti in quell’area.

Tiébilé Dramé ex Ministro degli Esteri maliano e presidente del Parena (Partito per il Rinascimento nazionale), diplomatico e mediatore, ha dichiarato che il suo Paese non ha pagato alcun riscatto. “Posso assicurarti che non è stato pagato nulla, da parte maliana”, ha detto all’aeroporto. Vede, invece, in questa libertà recuperata, il segno di un recente sviluppo “diplomatico” favorevole al Mali, facendo implicitamente riferimento ad una recente affermazione del presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, che alla conferenza di Addis Abeba 2020, ha dichiarato di essere in procinto di scendere a compromesso con i jihadisti dello Stato islamico del Grande Sahara; sulla stessa linea dell’accordo di Doha di sabato 29 febbraio, tra la “diplomazia” Usa ed il rappresentante politico dei Talebani. Compromessi multiformi, forse utili, ma a mio giudizio nefasti.

Aggiornato il 16 marzo 2020 alle ore 12:18