Pechino ora lancia la sfida a Washington. Il governo cinese annuncia nuovi dazi su 60 miliardi di dollari di prodotti americani. Secondo gli analisti economici era una mossa ampiamente prevista. Eppure, le borse internazionali hanno chiuso in territorio fortemente negativo. È stato un vero e proprio lunedì nero. Milano accusa un calo dell’1,35 per cento, mentre Wall Street registra perdite che arrivano al 3 per cento.
Dall’1 giugno i dazi su una serie di prodotti americani saliranno al 20 o al 25 per cento dall’attuale 10 per cento. E questo – afferma il ministero del Commercio cinese – in risposta “all’unilateralismo e al protezionismo commerciale americano. Non soccomberemo alla pressione straniera. Siamo determinati e capaci di salvaguardare i nostri legittimi diritti e interessi. Continuiamo ad augurarci che gli Stati Uniti ci vengano incontro a metà strada”.
Non c’è più alcun dubbio: viviamo da tempo in una guerra commerciale che può travolgere l’economia mondiale. Il risultato deleterio potrebbe essere una nuova recessione globale. Trump aveva avvertito la Cina: “Evitate rappresaglie perché sarebbe solo peggio”. Un affronto che Pechino non poteva tollerare. Bisogna ricordare che la Cina è il maggior creditore estero degli Stati Uniti. Con in portafoglio 1.100 miliardi di dollari di debito Usa. Da qui, l’ondata di nuovi dazi. Che potrebbero colpire anche i titoli di stato americani e la Boeing. Già. La Cina potrebbe ridurre gli ordini dei velivoli.
Sarebbe, probabilmente, il colpo di grazia per l’azienda statunitense, già in affanno a causa dei recenti disastri aerei. Il primo effetto è il tracollo di Boeing in Borsa. I titoli perdono fino al 5 per cento.
Trump via Twitter prova a stemperare: “Acquistate Made in Usa così eviterete l’impatto negativo dei dazi”. Poi, si rivolge alla Cina: “L’accordo era quasi fatto e avete fatto un passo indietro. Evitate ritorsioni, o sarà solo peggio”.
Aggiornato il 14 maggio 2019 alle ore 12:38