L’Iran si ritira parzialmente dagli impegni dell’accordo internazionale sul nucleare del 2015. Un anno dopo l’abbandono dell’intesa da parte degli Stati Uniti, il presidente Hassan Rohani annuncia che Teheran “manterrà scorte di uranio arricchito nel Paese e non le spedirà all’estero”. Il ritiro voluto da Donald Trump, effettivo da novembre, con la reintroduzione di alcune sanzioni che erano state parzialmente tolte con l’accordo del 2015, ha avuto pesanti effetti sull’economia iraniana.
“L’accordo sul nucleare – ha detto Rohani – ha bisogno di un’operazione chirurgica e gli antidolorifici dell’ultimo anno non sono stati efficaci. Questa operazione serve per salvare l’accordo, non per distruggerlo. Dopo un anno di pazienza, l’Iran interrompe le misure che gli Usa hanno reso impossibile continuare. La nostra azione è nei termini previsti dal Jcpoa”.
Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che oggi incontrerà a Mosca il suo omologo Serghei Lavrov, scrive su Twitter che “i restanti partner dell’accordo sul nucleare hanno una stretta finestra per ribaltare questa situazione”. Per la Cina, l’accordo sul nucleare dell’Iran siglato nel 2015 deve essere confermato e pienamente attuato. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Geng Shuang sostiene che “tutte le parti coinvolte hanno la responsabilità perché questo accada”. Interviene sulla vicenda anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Non consentiremo all’Iran – attacca – di avere l’atomica”.
Aggiornato il 08 maggio 2019 alle ore 14:00