Brexit, l’impresa disperata di Theresa May

Theresa May vive una situazione insostenibile. Al momento si è fermata sull’orlo del precipizio. Decidendo di rinviare il voto alla Camera dei Comuni sull’accordo tra il Regno Unito e l’Unione europea sulla Brexit, si è garantita la facoltà di nuove mosse. Seppure, secondo fonti vicine a Downing Street, si tratti di azioni disperati in un contesto impossibile. Un fatto è certo. Pur invitata da più parti, la premier non molla la presa. È decisa a non darla vinta ai suoi avversari interni. Primo fra tutti, Boris Johnson, ex ministro degli Esteri e plenipotenziario del partito Tory. Theresa May non si dimetterà. Almeno, per ora. Anche se è difficile resistere ai “cannoneggiamenti” quotidiani che le giungono da destra e pure da sinistra.

La premier tenta la carta di un nuovo accordo con l’Ue. Sa che è una strada sbarrata. Ma le serve per prendere tempo, in attesa di nuovi eventi. Frattanto, la nuova bordata è ordita dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: “Quel patto non si tocca e i negoziati non si riaprono”, sostiene. Sottoscrivono la posizione anche il vice Timmermans e i ministri di Francia, Germania e Irlanda.

Il voto del Parlamento britannico annullato ieri si terrà entro il 21 gennaio. Per scongiurare un pronunciamento negativo esistono solo tre possibilità: l’accordo May, un secondo referendum o rinunciare alla Brexit.

Aggiornato il 11 dicembre 2018 alle ore 16:47