Il tentativo iraniano di destabilizzare il quadrante arabo, messo in opera insieme al fratello minore Qatar, sta per concludersi.
Il finanziamento e l’armamento dei ribelli Houthi nello Yemen, che si contrappongono all’Arabia Saudita e tentano di scardinare il governo legittimo di Mansour perdono quota e incontrano ogni giorno che passa difficoltà sempre più pesanti per via delle divisioni interne e del contemporaneo ritorno delle truppe alleate al contrattacco. Al Hudayadah è la città simbolo di questo lento ma progressivo sgretolamento del fronte Houthi e, meccanicamente, qatarino-iraniano.
Come apparso evidente nei giorni scorsi ormai la linea di forza dei ribelli, nonostante i missili lanciati su Riyadh (intercettati senza fare danni) si sta indebolendo. E con essa il tentativo ormai palese, nonostante le smentite e le precisazioni, di Teheran di aggredire il mondo arabo e di scalzare la supremazia nel quadrante. Presto, secondo quanto riportano i media arabi la città di Saada, roccaforte vera degli Houthi in Yemen, verrà invasa dalle truppe alleate che potranno dare il colpo finale ad un golpe tentato, che tiene in scacco e in stato di guerra un Paese intero.
Come per il caso dell’Isola di Socotra occupata dalle truppe della coalizione araba per evitare che essa divenga un’altra roccaforte Houthi, appare piuttosto evidente come la volontà dei Paesi arabi sia quella di mantenere la stabilità nella regione intera, evitando ogni tipo di interferenza da parte del gigante iraniano che mira a dire la sua non solo qui ma anche nel resto del mondo arabo sunnita. Il raid aereo della Coalizione araba a guida saudita sul palazzo presidenziale e sulle sedi del ministero della Difesa e dell’Interno di Sana’a ha messo a durissima prova la resistenza dei ribelli Houthi che, probabilmente nascondendo qualcosa o qualcuno di molto grosso, hanno deciso di tenere nascosta l’identità dei loro funzionari uccisi nel raid stesso. Secondo il portavoce della Coalizione sarebbero stati infatti uccisi esponenti di primo e secondo livello dirigenziale della formazione filo-iraniana. L’opa di Teheran (insieme al fratello minore Doha) sul mondo arabo va lentamente ma progressivamente perdendo di forza.
Aggiornato il 10 maggio 2018 alle ore 00:59