Il “New York Times” ha cancellato la cancelliera Merkel, l’ha bocciata con richiesta di dimissioni per avere reso l’Europa, della quale da anni si arroga il diritto/potere di amministrare e gestire da sola, inginocchiata all’Islam.

La Merkel viene definita dal giornale statunitense “un’incapace che sta portando la Germania, e conseguentemente l’Europa, nel baratro”. Da ultimo con l’immigrazione, che per il proprio Paese ha selezionato preferibilmente siriana, una massa di disperata manodopera a basso costo ritenuta più adatta al sistema produttivo tedesco. Merkel è l’incapace che ha fatto disastri da sola per l’intera Europa, ostinandosi a non consultare i partners europei, o a non seguire la linea di David Cameron contrario fin dall’inizio alla beota linea buonista e ispirato al necessario pragmatismo e razionale buon senso. Adesso la Merkel incassa il contraccolpo delle molestie contro centinaia di donne a Colonia, e si è ben bene diffuso il panico in Occidente, che il terrorismo islamico intende sottomettere a sé.

“Angela Merkel se ne deve andare” - è la sacrosanta richiesta perentoria del “New York Times” - “affinché la Germania, e il continente che domina, possa evitare di pagare un prezzo troppo alto per la sua follia da alti principi”. Solo una settimana fa la Merkel ha rigettato una proposta per mettere un tetto nel 2016 a duecentomila, per le nuove ammissioni, realizzando così, l’Eurabia di Oriana Fallaci, l’islamizzazione di massa dell’Europa. “Con la migrazione attuale siamo entrati in territori mai testati”. “Una tale trasformazione minaccia non solo un aumento del terrorismo ma una rinascita della violenza politica nello stile degli anni trenta, cioè il nazismo”, ha scritto il giornale.

Putin, intanto, si è rivolto alla Nato affermando di “voler collaborare ancora, ci sono molti motivi e occasioni per farlo. Ma proprio come nella vita reale, un amore felice è solo quello ricambiato”. Riguardo alla Siria ha ribadito di voler sostenere le autorità legittime e che “serve una riforma costituzionale”, come primo passo per uscire dalla guerra civile. “Dopo, sulla base della nuova Costituzione, devono tenersi elezioni presidenziali e parlamentari anticipate”, “deve essere il popolo siriano stesso a decidere chi e come deve guidare il proprio Paese”. “Questo è l’unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza e creare le condizioni per crescita economica e prosperità, in modo che la gente possa vivere nelle proprie case, nella propria patria, piuttosto che fuggire in Europa”. “Non vogliamo che lo scenario libico o iracheno si ripeta in Siria. Devo dare credito al presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, e gliel’ho detto io stesso, perché ha dimostrato forza e ha portato il Paese sotto controllo, altrimenti avremmo assistito a uno scenario libico in Egitto”. Putin ha soprattutto preso le distanze dalla politica della destabilizzazione attuata dai governi occidentali negli ultimi quindici anni affermando che “non dobbiamo risparmiare sforzi nel rafforzamento dei governi legittimi nei paesi della regione e questo vale anche per la Siria. Questo non significa che tutto debba essere lasciato così come è. Sicuramente questa nuova stabilità sosterrà riforme politiche”. È poi storicamente importante ciò che ha affermato Putin che ha detto “dopo la caduta del muro di Berlino abbiamo sbagliato tutto. Siamo pronti a un compromesso. La Nato non avrebbe dovuto espandersi a Est. Ma la Nato e gli Stati Uniti volevano una vittoria completa sull’Urss, volevano sedersi sul trono dell’Europa da soli. Ora però siedono lì e stiamo parlando di queste crisi che altrimenti non avremmo avuto”. Il passaggio oltre che notevole, è interessante per l’Europa. Non questa di oggi, l’Europa tedesca, ma per quella che verrà, l’Europa politica unita. Grazie al Piano Marshall l’America ha salvato gran parte dell’Europa, tra cui l’Italia, ci ha consentito di fatto di esistere dopo la seconda guerra mondiale. Putin, riferendosi al periodo più vicino, cioè a quello che va dalla caduta di Berlino ad oggi, sta accusando apertamente l’Occidente, e in particolar modo l'America, di avere sfidato, provocato e, infine, attaccato la Russia. “Venticinque anni fa cadde il muro di Berlino ma altri muri invisibili sono stati spostati nell'Europa dell’Est, non siamo riusciti a superare la divisione dell’Europa, questo ha portato a fraintendimenti reciproci e accuse. Ed è la causa di tutte le crisi”. Ed è tornato ad invocare “una coalizione mondiale contro il terrorismo”, non nascondendo che da tempo il gioco al massacro portato avanti dall’Occidente, verso la propria programmata autodistruzione, fomentando le crisi internazionali, non fa altro che esacerbare lo stesso terrorismo. “I personalismi dei singoli leaders portano l’Unione europea e gli Stati Uniti a contrapporsi alla Russia favorendo in questo modo il terrorismo. Per quanto riguarda la Russia, l’errore che ha portato all'attuale situazione di crisi in Europa è stato quello di “essere arrivati in ritardo”. “Se avessimo spiegato quali erano i nostri interessi nazionali più chiaramente fin dall’inizio il mondo sarebbe ancora in equilibrio”. “Dopo la caduta dell'Unione Sovietica avevamo molti problemi da affrontare per i quali possiamo solo incolpare noi stessi: la crisi economica, il collasso del welfare, il separatismo e gli attacchi terroristici che hanno sconquassato il Paese”.

All'Unione europea Putin rinfaccia oggi, in modo particolare, le sanzioni contro la Russia. “Sono stupide e dannose”, “ Perché, anche se non rappresentano la cosa più difficile che il Paese sta vivendo, influiscono sulla sua economia. L’interscambio commerciale tra la Russia e la Germania era, tanto per fare un esempio, di circa 85 miliardi di dollari. Un giro di affari che, anche grazie alla cooperazione tra i due Paesi, aveva contribuito a creare molti posti di lavoro”. “Cosa sono le restrizioni che stiamo affrontando? Non la cosa peggiore ma è dannosa anche per la nostra economia, in quanto colpisce il nostro accesso ai mercati finanziari internazionali”. La Russia di Putin si è detta oggi pronta al compromesso nella cooperazione con l’Europa, ma solo sulla base del diritto internazionale. “Dobbiamo rispettarci l'un l'altro, rispettare i nostri interessi reciproci e seguire le stesse regole, invece che cambiarle costantemente per adattarle agli interessi di qualcuno”. E sull’annessione della penisola ucraina della Crimea “Se i kosovari hanno il diritto all’autodeterminazione, perché le persone che vivono in Crimea no? Tutti devono rispettare il diritto internazionale e non cambiarlo ogni volta che si ha voglia di farlo”, sottolineando di non volere lo scontro, ma di volere “cercare il compromesso” che sia “basato sul diritto internazionale, compreso da tutti in modo uniforme”. Intanto a Mosul, raid aerei statunitensi hanno distrutto i forzieri dell’ Isis 
carbonizzando i contanti per gli stipendi, un’operazione dell’intelligence di Washington contro milioni in banconote terroriste islamiche. E solo nei primi dieci giorni di gennaio l’aviazione russa ha portato avanti oltre 300 missioni in Siria, colpendo quasi 1100 obiettivi dei terroristi dello Stato islamico. I raid aerei, ha affermato il generale russo Sergey Rudskoy, sono stati condotti su richiesta del presidente Bashar Assad. Il generale ha anche segnalato che “nonostante tutti gli sforzi della comunità internazionale per contenere i terroristi, dalla Turchia, nella parte nord-orientale della provincia di Latakia, continuano ad arrivare combattenti per aggregarsi allo Stato Islamico”. La Turchia si difende dalle accuse di ambiguità nella lotta al terrorismo sostenendo di avere fermato ed espulso oltre 35 mila sospetti jihadisti. E’ di questi giorni l’attentato dell’Isis a Sultanameth nel centro turistico di Istanbul in cui sono morti stranieri tedeschi. Con gli attentati di Suruc del 20 luglio 2015 e quello alla stazione di Ankara l’obiettivo erano stati la componente curda/turca, mentre l’attacco kamikaze nel luogo turistico simbolo del Paese, l’obiettivo è lo Stato turco e l’immane danno economico e d’immagine.

Il ministro dell’interno turco ha detto che l’ingente quantità di rifugiati che arrivano in territorio turco dalla Siria rende difficili le operazioni di controllo alle frontiere perché la Turchia ospita oltre 2,5 milioni di rifugiati in fuga dal conflitto siriano, e nel quadro dei recenti accordi con l’Unione Europea, ha dato il permesso di lavoro ai siriani presenti in territorio turco per alleggerire il flusso dei rifugiati verso l’Europa e poi di recente decidere le restrizioni sui visti per i cittadini siriani che si recano in Turchia, per dissuadere i migranti a proseguire il loro viaggio verso l’Europa.

Putin si è di recente rivolto all’Italia chiedendo di verificare la possibilità di un ruolo italiano nel raddoppio del gasdotto Nord Stream, avendo individuato in Roma un possibile partner per risolvere il contenzioso in corso con l'Unione Europea sul gasdotto del Mar Baltico. Con la presenza italiana, l’impresa assumerebbe un carattere multilaterale con tedeschi, austriaci ed olandesi. Se cioè l’italiana Saipem diventa un po' russa, le sanzioni occidentali imposte dall’Europa tedesca per la vicenda ucraina sarebbero di fatto potute essere superate. Tra l’altro le sanzioni riguardano specifiche attività, e non la posa dei tubi. Purtroppo in Italia si ha Renzi ed un governo illegittimi, mai eletti, e conseguentemente non solo non hanno strategia alcuna ma non sono neanche in grado di immaginarla. Ed, in genere, al voto democratico è collegata la fiducia e la capacità in una strategia politica che ha alla base il consenso elettorale dei cittadini, nel caso specifico italiani. In assenza di tutto questo, l’Italia decresce ed è destinata a regredire sempre più, politicamente, economicamente, socialmente, e deve anche assistere e subire le conseguenze e gli effetti dell’incapacità di chi non sa gestire con fermezza le questioni di carattere internazionale, dimostrando così di non avere affatto compreso quello che, invece, Enrico Mattei prima e Silvio Berlusconi poi intuirono intelligentemente, e cioè che l’Italia può avere un ruolo strategico nel tavolo globale solo se si fa ponte tra Occidente e Russia. Il mai eletto Renzi, non capendo un tubo, ha sibilato “Non perdo la faccia per due tubi”, che poi sarebbero i due tubi con cui l’Italia prospererebbe. Gli si suggerisca di stare diplomaticamente tranquillo, gli italiani hanno capito già drammaticamente bene che la faccia non la ha, insieme alla decenza ed alla vergogna. L’Italia, quando finalmente si sarà data un governo legittimamente e democraticamente eletto, dunque una strategia politica a lungo raggio, deve cercare di farsi promotrice con gli altri Paesi di una nuova politica. Ad esempio, puntare e chiedere in Europa che fine ha fatto il piano di investimenti, il cosiddetto piano Juncker, quello della triplicazione per tutti dei pani e dei pesci?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:11