Sospensione Schengen: ricostruire l’equilibrio

Anche la Svezia ha reintrodotto i controlli al confine con la Danimarca nel tentativo di ridurre l’afflusso di migranti, notificando all’Unione europea la sospensione di sei mesi del Trattato di Schengen.

Svezia, Norvegia e Danimarca hanno sospeso Schengen e respingeranno qualsiasi persona non esibisca un documento valido alle proprie frontiere. La presa d’atto del premier svedese esemplifica la rapida parabola, involutiva, della Svezia, prima in Europa per numero di rifugiati, ovvero 15 per cento di stranieri su 9 milioni di abitanti. Solo a settembre 2015, il premier svedese Löfven, contraria l’ultradestra degli Sverigedemokraterna, ha affermato che “la mia Europa accoglie chi fugge dalle guerre, il mio Paese non costruisce muri, apre porte”, già a novembre 2015, cioè due mesi e ottantamila profughi dopo, ha sostenuto che “il Paese non ce la fa più, non abbiamo alternative. Siamo costretti a reintrodurre i controlli alle frontiere”. Le forze dell’ordine nazionali hanno confermato di non potere più garantire la sicurezza “la tensione sociale è altissima, non siamo più in grado di garantire la sicurezza” e si stima adesso che il passaparola dei controlli tra i rifugiati in partenza da Siria ed Iraq diminuisca del 50 per cento gli arrivi.

La Germania teme l’invasione, e, dopo la chiusura della Svezia, ha chiesto all’Unione europea, tramite Steffen Seibert, portavoce della Merkel, una soluzione europea “serve una soluzione europea” che passi per il controllo delle frontiere esterne. Il nord Europa si blinda dando prova della giustezza di quanto affermato a suo tempo da Jacques Delors, presidente della Commissione europea, a proposito dell’adesione di dieci Paesi dell’est all’Unione, giudicata, allora, prematura. “Troppo presto”, ha detto Delors riguardo al blocco orientale d’Europa - Ungheria, Polonia e altri - il blocco ad Est non era, così come non è, pronto. Senza il governo politico europeo, sarebbe meglio ammettere che, durante gli ultimi venti anni, si è scherzato, l’Europa è stata uno scherzo, se non fosse per i fondi travasati a iosa. Oggi si mercanteggiano i rifiuti dei Paesi a est ad accettare la redistribuzione europea dei profughi con la minaccia europea di tagliare loro gli ulteriori fondi per lo sviluppo. L’Italia è attualmente circondata da Paesi che hanno sospeso Schengen, mentre l’Alto commissario italiano Ue per la politica estera conferma la propria ovvia inadeguatezza.

L’Europa unita avrebbe dovuto darsi una strategia. Oggi l’appartenere e l’essere, il suo stesso esistere all’interno come nel complesso ordine mondiale, richiede una strategia. È necessario che l’Europa unita chiarisca, prima di tutto a se stessa, ed abbia chiare e definite talune verità su cui convergere politicamente, quali 1.la condizione minima per la sua stessa sopravvivenza. Ci si deve chiarire cioè su cosa l’Europa cercherà di impedire in futuro, non importa come e, se necessario, da sola; 2) gli obiettivi minimi della propria strategia. Ci si deve chiarire che cosa l’Europa unita cerchi di ottenere, anche qualora non sostenuta da nessuna azione multilaterale; 3) chiarisca i limiti esterni delle proprie aspirazioni strategiche quale parte del sistema globale. Ci si deve chiarire cioè su che cosa l’Europa unita cercherà di ottenere, o di impedire, soltanto ed unicamente ove e se sostenuta da un’alleanza; 4) la propria stessa condizione limitativa di partecipazione all’ordine mondiale. Ci si deve chiedere in che cosa non si debba impegnare l’Europa unita, anche qualora sollecitata da un gruppo multilaterale o da un’alleanza; e (5) ci si deve chiedere e chiarire in Europa sulla natura dei valori che essa stessa cerca di promuovere e quali loro applicazioni dipendano in parte dalle circostanze.

Solo riunendosi a tavolino e rispondendo e dando una definizione esatta a questi interrogativi l’Unione europea esistente potrà immaginare di divenire Europa unita e partecipare anche alla ricostruzione del sistema internazionale. La storia non fa sconti a chi mette da parte il proprio senso di identità e si lascia vivere o intraprende percorsi apparentemente poco definiti. L’Europa unita, in quanto articolazione decisiva del mondo moderno, connotata da valori quali la democrazia, la laicità e la libertà oltre che quale forza geopolitica indispensabile per la difesa dei valori umani, deve darsi e mantenere il proprio senso di orientamento. L’Europa unita deve darsi un ordine definito, politico interno, ed un concetto di ordine globale, strutturale e giuridico, che trascende le prospettive e gli ideali dei propri Stati membri.

L’obbrobrio delle guerre ha costruito la pace, perché non si ripetessero. Culture divergenti hanno pensato, costruito e immaginato un sistema comune, poi tradito. Rimodulare questo sistema che è l’Europa unita, è necessario ed ineludibile ove non si voglia rimanerne inghiottiti. Oggi vi si sta sprofondando, come in sabbie mobili. I mutamenti e i conflitti portano il cambiamento delle cose, ma l’unità sta sotto la loro superficie e va equilibrata.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:02