Una nuova Europa: dalle parole ai fatti

Anche la Croazia si è pronunciata per il no all’invasione di migranti. Invasione che, incontrollata e priva di regole, sta facendo cadere, pezzo dopo pezzo, questa Europa tedesca, oltre cambiando drasticamente la stessa geografia politica europea.

C’è poi il voto della Catalogna che ha avviato il processo di indipendenza dalla Spagna prevedendo la creazione di una propria agenzia delle entrate e di un ente previdenziale sino ad oggi di esclusiva competenza statale, con ciò segnando la peggiore crisi politica spagnola a fronte della quale Mariano Rajoy medita di prendere il controllo della polizia locale e chiudere i trasferimenti finanziari. Lo spagnolo Rajoy ha convocato i giornalisti annunciando il ricorso al tribunale costituzionale per chiedere “l’immediata sospensione di una dichiarazione illegittima e dei suoi effetti”, dunque la sospensione dell’autonomia e l’incriminazione dei responsabili politici che non eseguono le sentenze, primo tra tutti la presidente del Parlamento catalano, Carme Forcadell. E mentre Barcellona saluta la Spagna e l’Europa tedesca, il primo ministro inglese David Cameron, ha comunicato che “la Gran Bretagna può stare bene anche fuori dalla Ue. A volte la risposta ai problemi è meno Europa. Il Paese può essere più forte anche lontano da Bruxelles. L’Unione deve cambiare ed essere più competitiva”.

Parole sante ma inascoltabili e soprattutto mai ascoltate negli ultimi quindici anni da Merkel e Juncker, rispettivamente cancelliera di Germania autonominatasi capo o Fuhrer dell’Europa tedesca, e il presidente della Commissione europea, quello che ha fatto fare affari al suo Lussemburgo a svantaggio economico di tutti gli altri Stati membri.

Il governo conservatore britannico è “mortalmente serio” sulla richiesta di riforme all’Ue, ha avvertito David Cameron continuando nel dire che “la Gran Bretagna può avere successo fuori dall’Europa, la questione è se possiamo avere più successo dentro che fuori”. Bisognerà prendere la pala al balzo, cioè cogliere la ferma volontà di riforma dei rapporti tra il Regno Unito e l’Unione europea “sarà un’impresa grande, ma non impossibile”, e, sbarazzatici di Merkel e del suo poggiapiedi Hollande per la Francia, ricontrattare, rinegoziare l’Europa. Cameron vuole infatti negoziare un “accordo migliore” con l’Unione europea in vista del referendum che si terrà tra giugno e dicembre 2016 in Gran Bretagna. L’Italia deve chiedere la negoziazione dell’intera Europa. Cameron ha comunicato all’Europa che resterà nella solo ove ricorreranno quattro condizioni altrimenti darà l’avvio alla Brexit, cioè all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea “se le nostre legittime richieste sbatteranno contro la sordità dei nostri interlocutori la Gran Bretagna valuterà se l'adesione alla Ue è davvero vantaggiosa”.

Il Regno Unito chiede: 1) la possibilità di chiamarsi fuori dalla clausola dei Trattati che prevede la partecipazione a un’Unione “sempre più stretta”; 2) tutele per i Paesi che non partecipano all’Eurozona con il formale riconoscimento che il mercato unico è “multicurrency”, che significa che la sterlina possa godere delle analoghe condizioni di cui godrà l’Euro anche quando i Paesi a divisa comune si saranno integrati ulteriormente; 3) reinvoca la “sussidiarietà” rivendicando un maggiore ruolo dei parlamenti nazionali “mi rendo conto - ha detto Cameron - che un veto potrebbe portare alla paralisi ma gruppi di parlamenti nazionali devono avere il potere di correggere la legislazione comunitaria”; 4) il non accesso al welfare da parte degli immigrati intracomunitari. Cameron considera questa richiesta “non negoziabile” sollecitando la sospensione di quattro anni prima del pieno accesso ai benefici e sussidi dello stato sociale per un cittadino non inglese. L’Italia è ferma. Impelagata tra le mille parole inutili e promesse false di governi imbroglioni. Da ultimo, in ritardo di una decina d’anni Padoan ha sibilato in Europa alla Germania se può fare il favore di ridurre l’esorbitante surplus commerciale.

L’Italia va avanti con gli imbrogli, “rifilati” quali riforme strutturali che nella realtà non esistono, le province mai abolite, il Senato eliminato per finta e dato in pasto alle regioni corrotte di Mafia nazionale ancor più che capitale, la giustizia come una lotteria, nel caos, ed enti inutili in piena attività distributiva da assistenzialismo, aziende municipalizzate corrotte, nessuna spending review. E migranti, senza controllo, indiscriminatamente, alle porte e dentro, in Friuli come al sud, in Sicilia, dove costituiscono il business di Renzi ed Alfano, mai eletti. Solo grazie alla liquidità immessa dalla Banca centrale europea, l’Italia rimane in piedi, pur stremata e barcollante.

Cameron ha parlato chiaro, passando, per il Regno Unito nell’Ue, dalle parole ai fatti. L’Italia cincischia, imbroglia, non ha nessuna voce in capitolo. Con tutti i soldi che ha dato e dà il nostro Paese a questa Europa tedesca, la disastrosa debacle è e “suona” davvero come uno scherzo malvagio della storia a nostro danno. L’Italia ha “prodotto” imbroglioni al potere, non è stata in grado e non ha portato nessuna forza politica in grado di pensare od immaginare politicamente l’Europa. Tantomeno una nuova Europa. L’Italia è rimasta ferma di fronte all’avverarsi di quanto era stato preconizzato dalla premier britannica Margaret Thatcher sul destino europeo e cioè che, criticando apertamente il cancelliere tedesco Kohl, la riunificazione avrebbe condotto dritti dritti a quanto è oggi. La Thatcher ha allora testualmente detto che la riunificazione “non porterà ad una Germania europea, ma ad un’Europa tedesca”. Il combinato dell’Europa tedesca e l’incapacità dei governi non eletti imposti all’Italia in violazione delle regole democratiche con l’imbroglio, ha creato e dato quale risultato ed effetto l’attuale incapacità e sostanziale inutilità del nostro Paese in Europa (tranne che a pagare. Perché è più facile fare pagare l’Italia che esserci e contare).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:02