Ungheria: muri  contro i migranti

Checché ne dicano gli ungheresi incontrati ad un recente convegno sulla nuova Costituzione ungherese del 2011 (la precedente era comunista stalinista), che è, manco a dirlo, un successo dell’Unione europea, il muro contro i migranti esiste, ed è stato eretto dagli ungheresi. Eccolo qui nella foto. Non si tratta dunque di un piccolo solco fatto su suggerimento della Germania con poco filo spinato per l’identificazione dei migranti di passaggio, ma di un vero e proprio muro. Si vede bene nella foto, il cui fotografo ha posto un camion accanto per dare le misure dell’altezza e lunghezza.

L'Europa è letteralmente travolta dai migranti ma è incapace di farvi fronte; ed è ancora di oggi la notizia di un altro muro, stavolta, erigendo, dall'Austria. Come i cani, quando li si porta con il muso ad annusare e vedere perché si rendano bene conto di ciò che realmente è, allo stesso modo bisogna portare Boldrini e Grasso, imposti illegittimamente agli italiani da Napolitano rispettivamente nientedimeno che alla presidenza di Camera e Senato, davanti ai muri anti immigrati, di modo che, fuori dalle stanze immeritate quanto economicamente privilegiate, vedano ed “annusino” con i loro nasi quanto si tratti di veri muri, non a parole, quelle dettate dalla presunzione di essere “al sicuro” rispetto ad ogni altro. La realtà è che l’Europa di Merkel è sempre più al collasso, paralizzata ed incapace di far fronte a qualsivoglia crisi, a maggior ragione quella emergenziale dei migranti. Dalla Siria sono in arrivo oltre 100mila immigrati, la Slovenia ha chiesto l'intervento dell'esercito e l'Austria sta alzando quella che chiama una “barriera tecnica” per frenare l'invasione, in realtà un muro lungo il confine con la Slovenia, dove negli ultimi giorni sono arrivati oltre 84mila clandestini.

La Baviera è la regione di confine con l'Austria, punto di ingresso tedesco sulla rotta balcanica dei profughi e da settimane assiste ad un flusso di arrivi straordinario, ovvero 170mila in settembre, 167mila tra il primo e il 26 ottobre; 11mila lunedì, 15mila durante il week-end. Questo mentre al piano europeo per ridistribuire 160mila richiedenti asilo hanno risposto e dato la disponibilità solo nove Paesi, e solo per accogliere appena 700 rifugiati da ricollocare da Italia e Grecia. Questa Europa si interroga e sostanzialmente non sa come allocare 700 rifugiati attualmente già in Italia e in Grecia, mentre ne sono in arrivo 100mila. Di fronte all’emergenza dell’immigrazione l'Unione europea poi si stupisce delle svolte euroscettiche, come quella recentissima della Polonia. La Slovenia intende invocare la clausola 222 del Trattato sul funzionamento dell’Ue per richiedere formalmente l'aiuto militare europeo, mentre la Germania e altri dieci Paesi europei intendono rinforzare l'apparato di ordine pubblico della Slovenia con 400 poliziotti, misura chiaramente inutile se si considera che, solo negli ultimi dieci giorni, sono arrivati non meno di 84mila immigrati. Con il muro che si accinge ad erigere l'Austria al confine sloveno, le decine di migliaia di disperati si incanaleranno conseguentemente in Italia. Renzi è a Cuba e in Perù, in vacanza.

Al contrario, il premier ungherese Viktor Orbán, che non è andato in vacanza, ha addirittura cacciato il ministro della difesa perché i lavori di costruzione del muro non procedevano spediti rimpiazzandolo con il responsabile dello sport. Dello sport, davvero. L'esercito ungherese aveva iniziato nel luglio scorso la costruzione del muro al confine con la Serbia per impedire l'ingresso di immigrati clandestini ed il ministro della difesa ungherese Hende è stato costretto alle dimissioni per non avere finito il muro anti-migranti al confine con la Serbia. Le dimissioni sono giunte dopo la relazione al gabinetto di sicurezza sullo stato dell’opera non ritenuto sufficiente dal premier Orban che lo ha rimpiazzato seduta stante con Simicsko, fino a quel momento responsabile per lo sport. I lavori del muro sono partiti simultaneamente in circa una dozzina di località, impegnando migliaia di militari e detenuti, e la costruzione del muro anti-immigrati dell’Ungheria sarà completata il 30 novembre e correrà per tutti i 175 chilometri della frontiera ungaro-serba. Il ministro dell’Interno Pintér ha informato che l’ingresso nel Paese sarà consentito attraverso i punti di accesso, per cui i migranti che hanno diritto all’asilo lo otterranno. Orban ha contemporaneamente sostenuto come serva prima mettere in sicurezza le frontiere e che “parlare di quote non ha alcun senso se la frontiera esterna dell’Europa non è bloccata. Quando avremo chiuso la frontiera esterna e fermato l’immigrazione illegale, potremo allora affrontare le soluzioni”. Ha anche affermato che la gran parte dell’opinione pubblica la pensa come lui, mentre è la politica che ha un’altra opinione e “questo è una contraddizione interna al Paese con la quale un sistema democratico non può sopravvivere sul lungo termine”. Orban ha ribadito che una discussione sul tema delle quote sarà possibile solo dopo che i confini esterni del Paese saranno controllati, avendo l’Ungheria il diritto di non vedere modificata la propria composizione etnica e culturale, senza necessariamente essere contro la componente islamica.

Da ultimo, la Slovenia ha replicato al governo austriaco dicendosi pronto a erigere una barriera con la Croazia se non si farà in modo da fermare il flusso di migranti. Dal 16 ottobre infatti, cioè da quando gli immigrati hanno smesso di entrare in Ungheria dalla Croazia, sono entrati in territorio sloveno circa 86mila immigrati, diretti in Austria e Germania. “Il governo sloveno sta monitorando se questi accordi vengano rispettati ed è pronto in ogni momento a fare tutto il necessario per proteggere gli interessi nazionali e della popolazione locale… la Slovenia non desidera un’Europa di muri, ma è pronti a mettere in atto le misure necessarie per assicurarsi che il flusso dei migranti sia gestibile”.

Intanto la Germania ha ufficialmente annunciato che la maggior parte degli immigrati afghani sul proprio territorio verrà rimpatriata perché gli afghani devono contribuire alla ricostruzione del loro Paese. Il problema è e resta quello non di distribuire equamente la miseria quanto quello di creare ricchezza cui si possa accedere e fare partecipare. L’Europa tedesca di Merkel ha impegnato gli ultimi quindici anni a distribuire in tutta Europa, neanche tanto equamente, la ricchezza a disposizione ed è oggi ammutolita e paralizzata di fronte alle masse questuanti portatrici di miseria per tutti. Contro cui si erigono muri. Il problema è e resta quello di creare denaro e ricchezza, attività che questa Europa tedesca sconosce e ha volutamente, dolosamente rifiutato, vi si è vigorosamente opposta preferendo rigidità, austerità e sostanziale iniquità, non prendola in considerazione per tempo. Più ricchezza in Europa avrebbe voluto dire, così come vorrebbe dire ancora oggi ove mai fosse possibile, accoglienza dignitosa, non carità pelosa quanto, a questo punto, impossibile.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:04