Tunisia, un colpo letale inferto dalla Jihad

Mercoledì scorso è stato inferto un colpo particolarmente duro alla giovane democrazia tunisina. Colpo che ha evidenziato anche il chiaro indirizzo contro l'Occidente della Jihad. A dire il vero, poichè è da tempo che seguo con particolare attenzione e dedizione quanto accade nel mondo islamico a livello socio-culturale, io purtroppo non sono molto sorpreso di quanto accaduto a Tunisi. La Jihad è da tempo che è in corso nel mondo Musulmano. Ai più di cultura occidentale non gli è importato molto di quanto accaduto in Iraq nel dopo Saddam tra sciiti e sunniti, o in Afghanistan e Pakistan con le continue azioni dei Talebani, o meglio ancora in Niger e Nigeria con Boko Haram e Al-Qaida Maghreb e nella stessa Tunisia, in Egitto e in molti altri Paesi di fede islamica.

L'altro giorno la Tunisia, nel suo piccolo, ha vissuto il suo 11 settembre; certamente con vittime limitate a quelle disgraziate e innocenti più di 20 persone che, per azzardo, avevano scelto la Tunisia come luogo di svago e di turismo. Ed ecco qui che pronunciando questa parola - il turismo - ho svelato il retroscena strategico per il quale, con ogni probabilità, i jihadsti tunisini hanno agito per seminare panico e scompiglio, sicuramente, ma anche per "andare a incidere" sull'economia tunisina. In seguito agli squilibri sociali accentuatisi nel dopo rivoluzione, la Tunisia da tempo mostra incertezze evidenti sul proprio assetto finanziario, con il cambio dinaro/dollaro che nel giro degli scorsi due anni è passato da 1.3 al 2.0 di qualche giorno fa e il debito pubblico che per il 2014 si è attestato su un incremento del 10 per cento del Pil. Rappresentando il turismo la prima voce di introiti del Pil tunisino, si può facilmete immaginare lo sconquasso che provocheranno alle casse dello stato le lecite ripercussioni di una netta diminuzione del turismo in Tunisia.

Se questo è da considerare l'obiettivo strategico dell'efferato atto terroristico di mercoledì, non è da sottovalutare, inoltre, la tipologia di vittime selezionate dai Jihadisti: tutti europei, con ogni probabilità, di religione cristiana. Nella cronaca da più parti diffusa sia in Italia che in tutta Europa nessun commentatore ha posto l'accento su questo "non certo" fattore. Non bisogna sottovalutare, però, ciò che nella realtà dei fatti si prefigge la Jihad: la "sottomissione" all'Islam dell'intera umanità. Certo, a cominciare dal mondo musulmano, ma come i fatti dell'Isis (in particolare in Libia e in Nigeria) stanno dimostrando, la Roma cattolica e il mondo cristiano in generale è il passo successivo che la Jihad si prefigge!

Ecco, quindi, un ulteriore invito a riflettere su una “cultura altra” che, pur non appartenendoci, insiste sempre di più sul nostro modo di vivere e sul nostro futuro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01