Putin chiede all’Europa   un modello liberale

Come farà l’Unione europea che non esiste politicamente ma solo, e a fatica, bancariamente a rispondere alla richiesta di Putin che auspica nuove regole internazionali a favore di un libero mercato comune? Putin ha scritto all’Europa e al mondo chiedendoci: voi, cosa volete? Nuove regole del gioco oppure un gioco senza regole? Perché nel caso di gioco senza regole, Putin spiega bene che la Russia non ha grossi problemi, è autosufficiente, piena di settori in grande sviluppo e con un mercato, quello asiatico di cui peraltro fa anche parte territorialmente, alquanto fiorente. Se invece l’Europa e il mondo vogliono, come Putin dice di volere, regole chiare e trasparenti pro commercio, libero e comune, lui ci sta, anzi, lo sta chiedendo.

La lettera indirizzata a noi tutti dalla Russia di Putin porge la mano all’intesa comune, purchè nessuno faccia o faccia più il furbo. Putin accusa e dice che, con gli Stati Uniti, il concetto di sovranità nazionale è diventato per gli Stati (per noi) un concetto relativo basandosi sul mero fatto che più forte è la lealtà ad un unico centro di influenza nel mondo (gli Stati Uniti), e più alta è la legittimità del regime governante. Mette sull’ avviso il mondo chiedendosi se gli Stati Uniti, con la loro politica intromissiva, diano davvero pace, benessere, progresso, prosperità e democrazia, tanto da doversi il mondo solo rilassare e godersela. Ovviamente non pensa sia così, e lo dice. Al posto degli Stati sovrani rileva esserci il caos, al posto della democrazia, il sostegno a gruppi ambigui, dai neonazisti dichiarati agli islamisti radicali. Eccepisce agli Stati Uniti di avere dato manforte, nella lotta contro l’Unione sovietica, ai movimenti estremisti islamici fino a generare in Afghanistan i talebani e Al Qaida, e accusa l’Occidente perché dice che, di fronte a ciò, ha chiuso un occhio, anzi dice che abbiamo sostenuto l’irruzione dei terroristi internazionali in Russia e nei Paesi dell’Asia centrale e che i russi non hanno dimenticato.

Dice anche tuttavia che, dopo gli attentati alle torri gemelle negli Stati Uniti, i russi e lui stesso hanno capito come la minaccia del terrorismo fosse e sia comune. E per questo dice che, nei suoi incontri con i leaders statunitensi ed europei, ritiene di avere sempre ribadito la necessità di lottare congiuntamente contro il terrorismo su scala mondiale. Però poi ha visto gli interventi in Irak e in Libia – quest’ultimo è diventato, scrive Putin “ un poligono per i terroristi” -, e che solo la saggezza delle autorità attuali starebbe consentendo di evitare lo scatenarsi degli estremisti e di evitare il caos. In Siria Putin rileva che gli Stati Uniti e i Paesi alleati (noi) hanno apertamente finanziato e fornito armi ai ribelli, favorendo l’arrivo di mercenari da vari Paesi, e si chiede anche da dove vengano i soldi, e come mai l’Isis si sia potuto trasformare praticamente in un esercito con il traffico di droga ma anche con le sovvenzioni finanziarie provenienti dalle vendite del petrolio estratto dai territori sotto il controllo dei terroristi, ma organizzato il tutto da qualcuno, e poi comprato il petrolio da qualcuno, rivenduto eccetera, finanziando così i terroristi, che – avverte - sono una minaccia destinata prima poi a colpire anche nelle terre che li aiutano a nutrirsi.

In Irak, dopo il rovesciamento di Saddam Hussein avverte che sono state distrutte le istituzioni dello Stato, compreso l’esercito, e migliaia di soldati ed ufficiali del partito Baath iracheno si sono riversati con grande probabilità tra le fila dell’Isis perché gli sembrano essere veri e propri professionisti, terrorismo qualificato. Constata ed eccepisce quindi che si tratta di azioni di forza unilaterali, di interferenze negli affari degli Stati sovrani che dice essere pericolose e di cui dice di avere abbondantemente avvertito e messo in guardia per tempo, inutilmente. Mette allora sull’avviso che l’accrescimento del dominio di un unico centro di forza, lungi dall’accrescere il controllo dei processi globali, è destinato a spianare la strada a nazionalismi e alla dittatura stessa sui paesi e sulle persone, creando un mondo insostenibile e difficile da gestire.

Putin sente, in base a queste considerazioni e dati, che gli Stati Uniti vorrebbero ricreare il simulacro del mondo bipolare, più “comodo” per la leadership americana, secondo lui. Accusa gli Stati Uniti di volere a tutti costi un nemico come hai tempi della guerra fredda, e non importa se sarà ancora una volta, come in passato, l’Urss cioè la Russia, o l’Iran o la Cina, dice che gli Stati Uniti tendono a fabbricare coalizioni e il mondo intero, più chè su un principio di “sostegno a“, su quello del “contro” chi. Testualmente scrive che il modo di comportarsi degli Stati Uniti è tale per cui essi dicono ai Paesi alleati “abbiamo un nemico comune, è spaventoso, è lui il centro del male, noi vi difendiamo, dunque abbiamo il diritto di comandarvi, di costringervi a sacrificare i vostri interessi politici ed economici, a sostenere le spese per la difesa collettiva, ma a gestire questa difesa saremo, naturalmente, noi”. Con il ripetersi di tale schema di gestione globale, traggono dividendi politici ed economici, sostiene. Ma il mondo è cambiato, dice Putin.

Le sanzioni - anche quelle stoltamente messe dall’Europa della Merkel seguita incautamente da Napolitano – hanno e stanno tuttora intaccando le fondamenta del commercio internazionale e le normative del World trade organisation, i principi della proprietà privata, il modello liberale della globalizzazione, basato sul mercato, sulla libertà e sulla concorrenza. Un modello di cui sa che beneficiamo soprattutto noi Paesi occidentali, cioè l’Europa, noi. Dice che in questo modo gli Stati Uniti stanno in sostanza tagliando il ramo su cui sono seduti, in un dannoso mescolamento di politica ed economia. Le sanzioni economiche politicamente motivate danneggiano tutti quanti, dice Putin.

La Russia se ne frega delle sanzioni dannose con le quali ci facciamo male da soli, dice che la Russia è autosufficiente, che non vuole “prendersela”, e che lavorerà nelle nuove condizioni date, con lo sviluppo di altri ambiti quali l’industria tecnologica, che funziona molto bene. Avete capito Merkel e Napolitano? Putin sembra essere andato avanti con il libero mercato, e voi, ruderi di un comunismo che non esiste più, avete costretto l’Europa, il mercato economico liberale tra i più fiorenti, una landa deserta e desolata di miseria veterocomunista e statalista. Doveste prendere questa lettera e mettervela e prendervela in saccoccia. L’Occidente, noi, stiamo male perché voi avete giocato contro di noi in base a “principi” e “regole” (il rigore, l’austerità, i conti europei sino a spaccare il capello, una follia) vecchie e anacronistiche (come voi), dandoci miseria.

Andatevene! Putin si dice disposto a riconsiderare ciò che ci danneggia, “per la normalizzazione delle relazioni economiche e politiche” – mandiamo la Ferrarini a trattare, e a casa di corsa l’inutile ex disoccupata Mogherini del ridicolo imbroglio italiano Renzi (andiamo presto ad elezioni e togliamoceli dai piedi Renzi e Napolitano). Una visione prammatica e gli interessi delle comunità imprenditoriali dei Paesi leader tra cui è l’Italia in Europa, e il benessere di tutti, richiedono questo, la normalizzazione delle reciproche relazioni economiche e politiche. La Russia intende lavorare con l’Europa, oltre che con l’Asia con cui lavora da tempi immemori, oltre che costituisce una parte notevole dello stesso territorio russo. Si dice pronto a procedere, perché diversamente ritiene che si rischi tutti l’anarchia mondiale. Così come già sta succedendo con la serie di conflitti violenti innescati e in cui sono coinvolte alcune grandi potenze. E qui richiama il caso dell’Ucraina da cui, secondo Putin, scaturisce la possibilità reale della demolizione del sistema attuale degli accordi sulle restrizioni e il controllo degli armamenti.

Spiega che nel 2002 gli Usa sono usciti unilateralmente dal Trattato sulla limitazione dei sistemi di difesa antimissilistica per avviare un proprio sistema globale di difesa e che la Russia, di fronte a ciò, si è trattenuta per il pericolo dell’annientamento reciproco, trovando tuttavia tutto questo estremamente pericoloso. Arsenali e armi di precisione (armi di distruzione di massa) destabilizzano l’ordine mondiale raggiunto, così come i conflitti di origine etnica, religiosa e sociale in quanto creano zone di vuoto di potere, illegalità e caos in cui trovano spazio terroristi, delinquenti, narcotrafficanti e in generale il caos globale. Auspica accordi su questioni di principio, cooperazione tra Paesi e gestione congiunta dei rischi. Definire i limiti delle azioni unilaterali, stabilire insieme dove e quando mettere in moto meccanismi multilaterali, superare le diversità degli interessi nazionali, la parzialità delle visioni, concentrarsi e guardare a obiettivi comuni, cercare di raggiungere successi reali su quelli (armi chimiche siriane, programma nucleare iraniano e Corea del nord sono casi di successi reali possibili e comuni).

Perché non accordarsi Europa? (non “accodarsi” ma “accordarsi”?) Putin sta parlando dall’Unione euroasiatica all’Unione europea, a un’Europa politica che ancora non esiste, implicitamente riconoscendola un’unità a venire, politicamente tale. E ciò nonostante il comportamento stolto e spudorato tenuto dall’Unione europea della Merkel (fatta seguire dall’Italia miope e stolta di Napolitano) nel caso dell’Ucraina e che ha causato una guerra che era evitabile. Putin chiede il dialogo sul perfezionamento del diritto internazionale, sulla statuizione del confine tra azione risalente alla comunità mondiale e il principio di sovranità nazionale e di non intromissione. Propone la creazione di uno spazio comune di cooperazione economica e umanitaria, dall’Atlantico al Pacifico. Democrazia, economia aperta, sviluppo comune, soluzioni comuni, integrazione, dialogo, prudenza nei passi falsi, rispetto reciproco tra pari e conservazione dei valori di ciascuno nella globalizzazione. Riconosce che il lavoro è grande ma già impostato con l’esistenza delle istituzioni create a seguito della seconda guerra mondiale, universali e da riempire di contenuto più attuale e moderno. Ciò per dare stabilità e sicurezza mondiale ai diritti degli uomini, alla politica e all’economia comuni.

Oggi la politica mondiale richiede si affrontino i temi della leadership economica, della pace e della sfera umanitaria, inclusi i diritti dell’uomo. Putin ne è consapevole e lo scrive, specificando che “La Russia non vuole ricostituire un impero compromettendo la sovranità dei vicini, e non esige un posto esclusivo nel mondo”. Chi gli spiega adesso che per l’Unione europea tutto questo discorso è prematuro e che non è preparata perché l’Europa politica unita non esiste, e che ciò che si vede è solo il progetto deforme e deformato dei suoi padri fondatori?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:47