La partecipazione popolare, anche se in tanti non sono riusciti a votare per la chiusura di tante ambasciate in Europa dei siriani, certifica il fallimento della ‘primavera araba’ e del tentativo della Fratellanza di impossessarsi del potere. Il popolo sovrano chiede democrazia, democrazia vera, democrazia che imprima una reale svolta alle proprie attese. Ha vinto la Siria ma soprattutto ha perso l’Europa per due ordini di ragioni: un’economica e una sociale, entrambe strettamente connesse allo sviluppo dell’Unione e alla sicurezza.
Le sanzioni hanno,di fatto, dimezzato il volume di commerci e interscambi tra export e import, dimezzando il transito quotidiano dei barili di petrolio siriano e abbattendo le commesse delle società di idrocarburi che segnano ribassi tali che per esse si rende necessario ripensare le strategie energetiche nel Mediterraneo e rivedere i parametri su cui puntare per l’estrazione di gas e petrolio e per la gestione delle infrastrutture connesse. Si diano pace gli strateghi europei che criticano e si strappano i capelli per la vittoria di Assad, perché questa è la vittoria della gente, perché dimostra che sebbene gli anni di guerra Assad è una realtà del popolo che spera di raggiungere la sperata pace. Lo stesso Putin, da tempi non sospetti amico di Damasco, insiste sulla necessità di non permettere che il Paese si trasformi in "terreno di riproduzione" per il terrorismo.
Evidentemente Putin vuole che la Siria non vada in pezzi come il Sudan, come l’Afghanistan o come l’Iraq e rilancia sulla necessità che la Russia debba cooperare con la Siria, per modernizzare la società e dare un volto umano al regime. Con il voto ad Assad la Siria ha voluto mettere un argine alle numerose organizzazioni direttamente legate ad al-Qaeda ma anche alle azioni sbagliate che rischiano di trasformare la Siria in un terreno di riproduzione per la minaccia terroristica. E’ necessario che l’Europa cambi la sua opinione per evitare rischi maggiori e prevenire e reprimere l’azione dei terroristi, che ora operano nel Paese mediorientale e che sono una minaccia per il Continente. La malsana idea che la democrazia sia un qualcosa da gestire a proprio uso e consumo, che i risultati elettorali siano validi e positivi solo quando vanno nella direzione che vogliono i poteri forti europei e americani, ancora infetta l'Europa.
Schiava di un pensiero unilaterale e ondivago di democrazia e di partecipazione, incapace di capire che, nonostante tutto, per ogni popolo la dittatura spesso è il male minore rispetto al buio sanguinario dell'estremismo. Tacito soleva definire la vita al tempo di Augusto "tranquillitas, non libertas", ma nonostante questo mai si sarebbe sognato di invocare l'intervento dei barbari che da lì a tre secoli avrebbero devastato ogni certezza e gettato l'Europa in un caos di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:53