Arrigoni, una farsa di processo d'appello

Entro un annetto gli assassini del povero attivista anti israeliano Vittorio Arrigoni saranno tutti fuori. Un paio di giorni orsono si è concluso il processo di appello a Gaza e le pene per salafiti e presunti terroristi islamici sono state più che dimezzate. Il giudice della Alta Corte ha scagionato Tamer Hasasna e Mahmud Salfiti dall'accusa di aver preso parte alla sua uccisione (in primo grado avevano avuto l’ergastolo), mentre li ha riconosciuti colpevoli del rapimento. Dovranno scontare 15 anni di carcere e avranno il diritto a vedere la pena ridotta di un terzo se manterranno una buona condotta. Inoltre una volta liberi potranno essere reintegrati nelle forze di Hamas di Sicurezza nazionale, con il grado che avevano nel 2011. I compagni di sventura di Arrigoni, cosiddetti “pacifinti”, e la stessa madre, che quando si riprese il corpo in Italia non volle che transitasse per lo stato ebraico, difficilmente adesso potranno dare la colpa all’odiato Israele.

Come pure si tentò in un primo momento relativamente al suo omicidio. Nella fatiscente palazzina al-Mashtal ("la serra", una ex- caserma israeliana presso il campo profughi Shati, Gaza), la seduta di lunedì 18 febbraio è durata una manciata di minuti. A quanto si è appreso, in precedenza il giudice aveva tenuto dieci dibattiti segreti e nell’ultima udienza si è limitato a leggere la sentenza. Hasasna e Salfiti, che già ne conoscevano il contenuto, hanno lanciato ampi sorrisi ai congiunti. Adirate invece le reazioni in aula dei militanti dell' “International Action for Palestine” (Iap) che si sono sentiti raggirati. Pensavano che l'appello fosse ancora tutto da discutere e che nuovi elementi sulla morte di Arrigoni potessero venire adesso alla luce del sole.

Invece hanno appreso con sorpresa che il giudice aveva messo la parola fine una volta per tutte alla vicenda. Nella ricostruzione dei fatti, ad uccidere Arrigoni furono il salafita giordano Abdel Rahman Brizat e il palestinese Bilal Omari. Entrambi rimasero uccisi in uno scontro a fuoco con le unità speciali di Hamas nell'aprile 2011. L'avvocato di Hasasna e Salfiti, Mahmud Zakut, ha spiegato all'Ansa di aver evidenziato che i suoi clienti erano effettivamente al corrente del sequestro, eppure non potevano immaginarne le conseguenze tragiche. Pensavano che fosse solo un episodio intimidatorio, da esaurirsi in una giornata appena, allo scopo di indurre un giovane occidentale dal comportamento sessualmente licenzioso, definito “troppo disinvolto”, a rispettare i severi codici della società di Gaza. In realtà ad Arrigoni non venne mai perdonato di avere diffuso, durante le cosiddette primavere arabe, il manifesto dei giovani palestinesi del “Gybo”, che cominciava con tre insulti molto significativi: “Fuck Israel, Fuck Anp and Fuck Hamas”. Che significava mettere sullo stesso piano tutti e tre i soggetti in questione. Arrigoni fu criticato anche dal Campo anti imperialista in Italia che in pratica lo additò ad Hamas come una sorta di deviazionista.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:59