Palestina, in 100 contro il voto dell’Onu

Non solo sfiducia alla politica economica al governo ma anche contrarietà alla virata terzomondista in politica estera. Nei giorni in cui si sta consumando l’ultimo psicodramma del governo Monti un’altra tegola cade su questa maggioranza voluta da Napolitano per il presunto “bene del Paese”. L’onorevole Fiamma Nirenstein ne ha ben donde di essere soddisfatta visto che è stata lei a raccogliere le prime cento firme di deputati del Pdl contro il voto all’Onu a favore del riconoscimento della Palestina, che poi sarebbe l’Anp di Abu Mazen, come “osservatore speciale” al Palazzo di Vetro. E il bello deve ancora arrivare perchè anche deputati del Pd, ad esempio Gianni Vernetti, presidente del gruppo parlamentare degli amici di Israele, potrebbero presto aggiungere la propria “signature”. Se andasse in porto la protesta bipartisan per l’esecutivo in carica potrebbe essere il colpo di grazia. Tanto più che da indiscrezioni si è venuto a sapere che artefice della svolta non sarebbe stato Monti in quanto tale, dato che il ministro Terzi era chiaramente contrario, ma Andrea Riccardi, cioè Sant’Egidio. Per ora in una lettera aperta viene criticato il mancato passaggio parlamentare, una scorrettezza istituzionale definita “grave”. Poi, nel merito, c’è la censura a un cambio di rotta politically e islamically correct che appiattisce l’Italia sulle posizioni della sinistra europea. La Nirenstein è esplicita: «È stata completamente ignorata l’impostazione politica del Parlamento che questo governo dovrebbe rappresentare ed è anzi stata capovolta». Inoltre la cosa «appare del tutto incoerente con l’impostazione italiana che promuove il processo di pace tramite il negoziato l’avere avvallato il rifiuto palestinese di parlare con Israele e quindi di riconoscerlo come Stato del popolo ebraico. La scelta del governo ha cancellato la trattativa affiancandosi a una delle consuete scelte automatiche della Nazioni Unite che non mancano occasione per delegittimare Israele». Nel documento si leggono gravi reprimende a questa maniera di fare, tanto più che aleggia il sospetto di una sorta di campagna acquisti europea da parte dell’emiro del Qatar per convincere i paesi del vecchio continente, a partire dall’Italia, a questo passo. «Uno fra i motivi centrali che suscitano il nostro disappunto - si legge ancora - è l’atteggiamento di Palazzo Chigi nei confronti del Parlamento nel prendere tale decisione: il Parlamento non è stato consultato nel compiere una scelta che ha cambiato radicalmente la linea della nostra politica estera. Infatti, nel corso di questa legislatura, per mezzo di molti atti pubblici, il nostro paese ha dimostrato profonda amicizia e sostegno nei confronti dello stato d’Israele confermati, tra l’altro, dal fatto stesso che, nel luglio del 2011, i nostri rappresentanti all’Onu presero una posizione che collocava l’Italia interamente sul fronte opposto a quello odierno di fronte a una identica decisione, ovvero di fronte a una richiesta di riconoscimento unilaterale del Presidente Abu Mazen già l’anno scorso». Come a dire che abbiamo fatto la figura dei “flip flop”, cioè di quei politici  che su ogni cosa hanno due idee opposte. Sullo sfondo c’è l’accusa di avere fatto un’apertura di credito troppo grande per una leadership screditata come quella del’Anp, che oltretutto neanche controlla tutta la popolazione, visto che Gaza è praticamente nelle mani dei terroristi islamici e di Hamas. La lettera sfida i parlamentari degli altri schieramenti a sottoscrivere il documento, se non altro per coerenza con quanto firmato poco più di un anno fa: «Il nostro Parlamento ha bocciato con voto unanime la partecipazione alla Conferenza contro il Razzismo, cosiddetta “Durban 2”, la conferenza razzista dell’Onu contro Israele; ha avviato i lavori di un’Indagine Conoscitiva sull’antisemitismo, dalla quale sono emersi i dati che legano l’aumento dell’antisemitismo alla critica delegittimante dello stato di Israele; nel nostro Parlamento è attiva un’Associazione di amicizia Italia-Israele composta da oltre 250 membri recatasi più volte in visita in Israele e nel sud del paese per portare la propria solidarietà alla popolazione colpita dai missili provenienti da Gaza». Come si possono, allora, oggi cambiare le carte in tavola?

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:17