Il voto dei “Ponzio Pilato” per la Palestina

La votazione di ieri all’Onu significa aver proclamato uno Stato sotto le veci di osservatore, senza avendone prima discusso i confini e soprattutto senza che questi certifichi la sua volontà di tranquillità con il mondo circostante, costituendo non soltanto un grande ostacolo alla pace, ma sancendo la vittoria dei soprusi, delle dittature e del razzismo. Non bastano le parole di Abu Mazen - Presidente dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e dell’Autorità Nazionale Palestinese - che si dice pronto ad intavolare nuove trattative di pace con Israele e che solo poche settimane fa si era riconciliato con Hamas, il cui statuto, ancora oggi, si propone la cancellazione dello Stato di Israele e la sua sostituzione con uno Stato islamico. Non bastano le Nazioni Unite, da tempo prostrate alla forza dei magnati del petrolio, cui anche l’Italia, nonostante solo un giorno prima parlava di astensione, si è ancora una volta piegata al mercato dell’oro nero, giustificando anni di lanci di missili e di attentati nel cuore di uno Stato libero e democratico. 

Un governo che si definisce esclusivamente tecnico, ha scelto all’ultimo di stare con i più forti, nonostante la telefonata di Monti a Gerusalemme, prendendo così una decisione senza aver interpellato le Camere, esattamente come se Palazzo Chigi avesse deciso unilateralmente l’invio di soldati in zona di guerra o addirittura lo schieramento di questi da un lato o dall’altro di un fronte. Auguriamoci non si tratti di una scelta economica o politica in vista delle prossime elezioni. Giudicata strana l’astensione della Germania e di altri 40 paesi, mentre i soli a favore, tra i quali Stati Uniti ed ovviamente Israele, sono stati 9. Nessuno ha riproposto uno dei problemi storici che attanagliano quella regione: lo Stato Palestinese è quello giordano chiamato Cisgiordania, oppure quello egiziano della Striscia di Gaza, che non potranno mai essere uniti in quanto nel bel mezzo c’è Israele? Nel corso degli anni si era parlato di un ponte che unisse le due parti palestinesi ed in questo caso Israele passerebbe sotto o sopra il cavalcavia e quali confini sicuri potrebbero realizzarsi? Abu Mazen è risalito ieri nei punteggi politici, ma parte del suo Stato è quello legato ad oltranza al terrorismo, giustizia i “traditori” e si dichiara figlio dell’Iran di Ahmadinejad.

A coloro che spesso per obblighi di appartenenza politica, insistono nel definire “palestinesi” esclusivamente gli arabi presenti storicamente sul territorio, ricordiamo che nel 1936 Arturo Toscanini fu chiamato a Tel Aviv per il concerto inaugurale della Palestine Symphony Orchestra (ora Israel Philharmonic Orchestra), destinata ad accogliere e a dare lavoro ai musicisti ebrei in fuga dal nazismo. Pochi anni dopo la Brigata Palestinese sbarcò con gli Alleati in Italia per la liberazione dal nazismo e che era costituita da ebrei nati nei territori, sotto mandato britannico dalla caduta dell’Impero Ottomano. Nel discorso di insediamento Abu Mazen parla della mancanza, nel 1947, di dividere il protettorato inglese in due Stati, senza citarne i motivi, volendo come sempre attribuire ad Israele l’entità delle colpe: furono invece proprio gli arabi a non voler questa equa decisione, pur di non ammettere - nel loro storico razzismo - la nascita di uno Stato ebraico all’indomani della Shoah. 

Non ci si aspettava qualcosa di diverso da queste “Nazioni Arabe Unite” che fra agosto e settembre 2001 tennero in Sud Africa la Conferenza contro il razzismo, condannando Stati Uniti e Israele come i colpevoli dei mali del mondo; mentre il 20 gennaio 2003 nominarono la Libia di Gheddafi alla presidenza della Commissione per i Diritti Umani. Si sperava invece in qualcosa di meno Eurabico nei confronti di molti Paesi che pensano ancora una volta di gettare Israele in pasto alle fauci, sperando che il mondo retrogrado possa saziarsi. Spesso l’Iran, Bin Laden, Hamas, Hezbollah ed altre pericolose entità sovversive, hanno parlato della loro volontà di sterminio dell’intero popolo ebraico. Le Leggi Razziali donate nel 1938 da Benito Mussolini all’amico Adolf Hitler e la liberazione dell’unico attentatore palestinese catturato dopo l’uccisione del piccolo Stefano Taché ed il ferimento di 37 altri italiani il 9 ottobre 1982 nell’attentato alla sinagoga di Roma, restano marchi indelebili nella storia italiana, così come le Brigate Rosse e la banda tedesca Baader Meinhof che si addestravano nei campi palestinesi nel Sud del Libano. Evidentemente il mondo cerca la negazione di questi ed altri orrori, fra i quali vanno ricordati le quotidiane impiccagioni sommarie per le strade di Teheran, oppure i bombardamenti siriani nella lunga guerra civile. Questo XXI Secolo confonde volutamente l’aggressore con gli aggrediti e baratta la sicurezza dei propri cittadini. Non sarebbe strano se gli iscritti alle comunità ebraiche chiedessero “asilo politico” ad Israele. Albert Einstein diceva “Se la mia teoria della relatività si dimostrerà corretta, la Germania mi rivendicherà come tedesco e la Francia dichiarerà che sono un cittadino del mondo. Se la mia teoria si dimostrerà falsa, la Francia dirà che sono tedesco e la Germania dichiarerà che sono un ebreo”.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:54