Israele e Palestina,   civiltà e barbarie

Girano delle spine nei fianchi dei paesi occidentali, che arrecano profonde lacerazioni nelle democrazie e nella storia di alcuni partiti politici della sinistra. Non intendiamo parlare solo dei giovani di un gregge trainato dal caprone in capo, che civilmente urlano, bruciano bandiere, assediano sinagoghe e appiccicano adesivi inneggianti alla rivolta. Ma soprattutto di persone come un filosofo ex parlamentare europeo – non pubblicizziamo il suo cognome per non ferire gli omonimi – di cui ci dispiace che sia transitato dai radicali prima di diventare nazicomunista e inneggiare alle armi contro un popolo.

Dalle idee di salvaguardia dell’unica razza umana al desiderio di sterminio di un popolo. Come lui, altri sostengono che i terroristi di Hamas non dispongano di armi, tranne quei soli, pochi undicimila missili nascosti sotto le case, le scuole e gli ospedali di Gaza. Una filosofia atavica, transitata per un motivo o per un altro, attraverso varie religioni e colori politici, una filosofia legata alla morte e per questo disumana. Shraga Blum, giornalista indipendente e analista che collabora al periodico “P’tit Hebdo”, ha scritto un pesante e veritiero j’accuse dal titolo “Excusez-nous de ne pas mourir” (scusateci per non morire).

Scrive di un “nauseabondo discorso che in Europa valuta la guerra tra israeliani e terroristi di Hamas solo attraverso il numero dei morti, con un’insaziabile sbava delle testate giornalistiche nel voler fornire solo un’istantanea, senza mai valutare la reale situazione”. Un giornalista o un politico – nel nostro caso anche un filosofo – sembrano solo dei joker di un mazzo di carte cui scopo è “vincere” tramite il numero più alto di vittime. La presenza di simili personaggi e di loro discepoli provoca delle profonde lacerazioni negli ideali legati al rispetto. Iniziamo a comprendere il continuo afflusso di francesi di religione ebraica verso Israele, ma anche di inglesi e italiani. L’operazione di polizia anti terroristica “Protective edge“ ha modificato i criteri della partita, dalle vittime israeliane del continuo lancio di missili negli ultimi quindici anni ai palestinesi uccisi perché, per certa falsa stampa, “nel mirino dell’esercito di Tel-Aviv”.

Il numero di vittime sarebbe decuplicato se Tsahal utilizzasse la propria forza in modo cieco come altre armate farebbero. In un articolo pubblicato dal periodico “Business Insider” si legge: “Israele ha cambiato gli standard etici militari”. L’autore William Slaten, ha constatato che “Israele è l’unico paese al mondo con la tecnica di prevenzione sistematica e a più riprese, di un attacco mirato. Con la media di un centinaio di morti civili in oltre 1100 attacchi aerei in zone urbane, Israele è molto lontano dalle operazioni che la Nato fece nel 1999 in Kosovo, che uccisero 500 civili in 900 offensive”. Prosegue l’analisi di Blum: “Si tratta di calcoli macabri ma necessari per respingere le accuse di crimini di guerra e di attacchi alla cieca: al contrario dei palestinesi, gli israeliani non mirano ai civili”. “In ogni modo, il calcolo degli uccisi da una parte o dall’altra di un conflitto non è mai stato il criterio per definirne le cause, le responsabilità ed i motivi.

Qui invece, visto che ci sono soprattutto dei morti da parte palestinese, questi diventano le uniche vittime. In fondo è vero: sono le vittime dei loro fratelli che gli utilizzano come scudi umani, che tengono i loro arsenali sotto le scuole o gli ospedali, che lanciano missili dalle moschee, che viaggiano nelle autoambulanze, soprattutto che non fanno uscire le popolazioni nonostante gli avvertimenti israeliani”. Si tratta del gusto macabro dell’autoflagellazione araba: diteci voi se a un bimbo importa sapere delle vergini che lo attendono quando si sarà immolato. “Si dice che il combattimento tra Israele e Hamas è asimmetrico.

È vero. Ma non nel senso che si dice. Lo è perché oppone un esercito, certamente potente, ma dotato di grande etica, a dei terroristi colmi di odio religioso, per i quali la vita umana – anche quella dei loro figli e fratelli – non ha alcun valore”. Il premier Benyamin Netanyahou dice: “ Israele protegge i propri figli con delle armi mentre Hamas protegge le sue armi con dei bambini”. In Israele si piange ogni vittima innocente, anche quelle che muoiono a Gaza, mentre a Gaza si danza per le strade quando un missile cade su Tel-Aviv o Gerusalemme. Basti ricordarsi anche dei festeggiamenti per i missili inviati da Saddam Hussein.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:53