Hamas minaccia persino i Blaugrana

«Le proteste tenute in occasione della partita di basket tra Barcellona e Maccabi Tel Aviv nel 2011, sono nulla in confronto a quello che abbiamo in programma al Camp Nou».

Questa è la pacifica e simpatica promessa, contenuta in una lettera mandata da capi degli ultras del Barca al  presidente della società e per conoscenza governo catalano qualora confermasse la propria volontà di invitare Gilad Shalit il prossimo 7 ottobre a vedere la partita derby contro il Real Madrid. L’ha spedita  e scritta l’attivista Jorge Sanchez, che è a capo di un’organizzazione  che chiede il boicottaggio di Israele. E chiede anche  al presidente del Barcellona Sandro Rosell di ritirare l’invito. La cosa  più grave è che gli ultras blaugrana sembrano marciare divisi e colpire uniti con i supporters di hamas a Gaza. Che a loro volta minacciano sfracelli, come quello di non far più vedere le partite alla gente della Striscia, oscurando le parabole. A Gaza i tifosi locali in realtà portanp Messi e la sua squadra  nel cuore. Per prima cosa Hamas ha lanciato quindi una sorta di boicottaggio del club catalano.

Con questo slogan: “Come può un club sportivo dignitoso onorare un assassino”. L’assassino sarebbe lui, Shalit, non più giovane caporale di diciannove anni sequestrato in territorio israeliano e tenuto segregato per oltre cinque anni, ma «prigioniero di guerra» per «avere sparato da un carro armato a Gaza. E le perdite inflitte, la maggior parte dei quali civili», sarebbero la causa del suo rapimento. Bugie e mistificazioni già note agli esperti della propaganda di hamas, ma che adesso mettono in crisi il club catalano, combattuto tra islamically correctness e non fare una figura di guano dopo avere invitato il povero soldato, ancora traumatizzato dopo la sua liberazione, a vedere una partita di calcio e a ritirare un premio simbolico. Una fonte del club catalano ha detto alla Afp: «Abbiamo ricevuto una richiesta da un ministro israeliano per invitare Shalit, e abbiamo accettato. Occorre chiarire che il Barcellona non prende posizione attraverso questo invito nel conflitto israelo-palestinese. Ricordiamo che in 2011 vice presidente del club, Carles Villarubi, ha ricevuto il leader palestinese Mahmoud Abbas e gli mostrò le strutture del club». Insomma la classica excusatio non petita.

Per ora quindi se la cavano così, una sorta di par condicio dichiarata tra uno stato democratico e un’organizzazione terrorista che semina terrore tra i suoi dissidenti a Gaza. Un amico di Shalit ha detto che ufficialmente, dopo l‘invito, a lui non sarebbe stato comunicato nulla. Neppure un’eventuale ripensamento dei vertici del Barca. La medesima fonte si dichiara certa che alla fine Shalit potrà assistere alla partita con il contributo di sicurezza che potrà essere garantito dalla polizia catalana. Certo però che ritrovarsi contro tutti gli ultras filo palestinesi del Barca e rischiare per paradosso un incidente diplomatico con Israele dovuto ad eventuali striscioni anti semiti o quanto meno anti israeliani è per la stessa cittadinanza un rischio troppo grosso. E si vedrà se avrà lo stesso coraggio avuto dal sindaco Alemanno a Roma nel dichiarare Shalit cittadino onorario. Cosa che rimane fino ad adesso l’unica notevole compiuta dalla giunta in questione.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:29