La portaerei cinese? Eredità dell'Urss

La Cina ha fatto entrare in servizio la sua prima portaerei: la Liaoning. Non si tratta di una nave nuova, ma della versione aggiornata di una vecchia portaerei sovietica che ha già cambiato due nomi e due bandiere prima di arrivare nelle acque cinesi. I lavori per la sua costruzione erano iniziati nel 1985. All’epoca si chiamava Riga. Era stata concepita come parte della nuova flotta voluta dall’ammiraglio Sergej Gorshkov e dal suo successore Vladimir Chernavin: non più una forza solo difensiva, ma anche adatta alla proiezione di potenza sovietica all’estero. Nel 1992, quando la portaerei fu ultimata, non c’era però più alcuna potenza da proiettare nei sette mari. Non c’era neppure più l’Unione Sovietica. La grande nave, ribattezzata Varyag nel 1990, venne rilevata dalla marina della nuova e indipendente Ucraina. Che però non aveva né i soldi né l’interesse necessari a mantenerla in servizio. Nel 1998 fu venduta alla Cina, che, nel 2005, iniziò a lavorarci per rimodernarla e rimetterla in servizio, quale fiore all’occhiello della sua flotta. Varata di nuovo nel 2011, solo ieri ha completato le sue prove in mare ed è entrata ufficialmente in servizio.

La Cina ha sempre circondato la Varyag/Liaoning di un alone di mistero. Il ministero della Difesa di Pechino ne parlava elusivamente come di una nave riadattata alla “ricerca scientifica, ad esperimenti ed esercitazioni”. Pechino ha scoperto le sue carte ufficialmente solo ieri, al momento della cerimonia di ingresso della Liaoning nella marina militare: la nuova nave avrà «un grande e profondo significato» e sarà «motivo di orgoglio patriottico», stando alle dichiarazioni del premier Wen Jabao.

Una vecchia portaerei (benché rimodernata) nelle mani dei cinesi non servirà certo a colmare il gap con la potenza navale statunitense. In totale, la marina statunitense schiera 11 portaerei a propulsione nucleare. Nel Pacifico ne stazionano abitualmente 5, di cui 2 in Giappone e 3 nelle Hawaii. Attualmente, a causa dei rinforzi mandati al Golfo Persico (per tenere l’Iran sotto pressione), la forza navale statunitense nel Pacifico è ridotta a 2 portaerei: la Washington (in Giappone) e la Nimitz (nelle Hawaii). Ma già la sola Washington (la prima ad intervenire, in caso di confronto con la Cina) può lanciare fino a 85 aerei. La Liaoning ne può imbarcare 26.

Se non può mutare l’equilibrio di potere con gli Stati Uniti, l’entrata in servizio della Liaoning può servire come un utile assist politico, valido sia per la Cina, sia nella sua politica interna che estera. All’interno si prepara il rinnovo della classe dirigente del Partito Comunista. E la nuova portaerei è una dimostrazione di forza ed efficienza del complesso militar-industriale fedele a Xi Jinping, probabile futuro capo dello Stato. In politica estera, continua il braccio di ferro fra Cina e Giappone per il possesso delle isole Senkaku. Benché ieri la tensione sia montata anche fra Taiwan (che rivendica anch’essa le stesse isole) e il governo di Tokyo, è con la Cina che si prospetta lo scontro più lungo e duro. Il viceministro degli Esteri nipponico, Chikao Kawai è volato in Cina, ieri, per cercare di alleggerire la tensione. E, ad accoglierlo, per prima cosa, è stata la notizia dell’entrata in servizio della nuova portaerei. Una bella mossa intimidatoria, non c’è che dire.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:25