Il vero carnefice di Sabra e Shatila

In questi giorni i media mainstream stanno sprecando fiumi di inchiostro per ricordare la vulgata della strage di Sabra e Shatila, a venti anni dai tragici fatti. Per tutti, la colpa è di Sharon che addirittura avrebbe fatto saltare in aria, mediante il Mossad, l’esecutore materiale, Elie Hobeika, nel 2002. Hobeika, infatti, avrebbe dovuto deporre contro di lui nel processo intentatogli in Belgio per crimini contro l’umanità. Ma le cose stanno veramente così? O questa è la realtà percepita degli anti-sionisti?

Era stata sarcastica la reazione degli israeliani ai primi di febbraio del 2003 alla notizia che  Corte di Cassazione belga aveva annullato  la sentenza che stabiliva l’irricevibilità della denuncia per crimini contro l’umanità (depositata contro  il premier israeliano Ariel Sharon): “pensate ai pedofili di casa vostra”, “tra cui quelle teste coronate che hanno fatto da anni pressioni sulla pubblica accusa perchè non si celebrasse il processo al mostro di Marcinelle, Dutroux”. “Che se parlasse...”.

A dare avvio alla procedura erano stati alcuni libanesi residenti in Belgio, che avevano accusato il premier israeliano di essere responsabile oggettivo  dei massacri perpetrati nei campi profughi di Sabra e Shatila, nella notte tra il 16 e il 17 settembre 1982, in Libano.  Il tribunale belga di primo grado aveva dichiarato irricevibile il ricorso, affermando che fosse possibile dare seguito alle denunce solo se gli accusati si fossero trovati in territorio belga. 

Pochi, però, conoscono quella verità, certo non politically correct, raccontata da Robert Fatem, cioè il gorilla di Elie Hobeika, il capo militare falangista che materialmente diede il via alla strage.

Elie Hobeika non può più parlare perchè nel 2002 gli hanno chiuso la bocca per sempre, usando il metodo che lui stesso aveva brevettato in Libano.

Infatti è stato dilaniato da una carica di esplosivo (che ha provocato anche altri tre morti e quattro feriti) nella notte di martedì 27 gennaio 2002 a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh.

Hobeika stranamente non era stato citato neppure come testimone nel primo processo dei belgi. Però, poco prima di morire, aveva minacciato rivelazioni. Che non potevano che essere quelle che coinvolgevano la Siria nella strage, visto che un’eventuale accusa a Sharon tutto poteva essere tranne che circostanza inedita.

Ma se Hobeika non può parlare, Robert Fatem, alias “Cobra”, la propria versione dei fatti l’ha addirittura raccontata in un libro che chiunque può leggere su Internet. Nei capitoli 7 e 8 di “From Israel to Damascus” (il sito è omonimo), pubblicati in rete su licenza dell’editore “Pride international publications” di La Mesa in California, c’è infatti la chiave per capire l’arcano delle stragi nel campo profughi: far ricadere la colpa su Sharon e costringere il governo Begin alle dimissioni. Cosa che puntualmente accadde.

Questo libro fu bandito in Libano e lo stesso Hobeika, quando era vivo, è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia, pagandosi i migliori avvocati con i soldi del governo di Beirut,  telecomandato dal sanguinario dittatore di Damasco, Assad.

Nessuno lo sa, o magari fa finta, ma Hobeika, in Libano, è stato fino a due anni prima di morire un ministro molto stimato: prima a capo del dicastero dell’elettricità, poi di quello  per la sistemazione dei profughi (visti i precedenti...),  infine responsabile dell’aiuto ai disabili.

Secondo il suo ex braccio destro che adesso vive rifugiato chissà dove, gli eventi quel maledetto 16 settembre 1982, all’indomani dell’attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, “uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni”, sarebbero andati così: “erano stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi, nel campo al confine dell’ospedale all’entrata di Sabra.”

L’ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeika aveva convinto Sharon che in quei campi profughi ci fossero “almeno 2000 terroristi dell’Olp”. 

Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso, ricorrendo anche alla forza. 

Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest’ultimo comandava un altro comando: «Cancellare tutti dalla faccia della terra».

Sharon, avuta notizia della strage, alle 6 del mattino  «convocò immediatamente me e Hobeika al quartiere generale».

«Lo raggiungemmo - dice oggi Hatem - sul terrazzo di quell’alto edificio prospiciente l’ambasciata del Kuwait... gli ufficiali israeliani intorno a Sharon erano furiosi con Hobeika, attribuendogli l’iniziativa della strage. Lui rispose che tutto era successo per via dell’oscurità. Sharon urlò: “Nessuno ti aveva detto di fare questa carneficina, se avessi voluto potevo procedere da solo con i miei carri armati...” qualche minuto dopo, Hobeika ebbe un messaggio sul proprio walkie talkie da uno che disse di essere Paul. Gli chiedeva istruzioni: “ci sono donne e bambini che devo fare?” E Hobeika rispose, senza sapere che potevo sentirlo, “è un problema tuo, non mi chiamare più”. Vista la mala parata e le insignificanti scuse di Hobeika, Sharon  ordinò agli israeliani di aprire il fuoco, da quel momento, su chiunque si fosse avvicinato a quei campi profughi, ma ormai era troppo tardi».

Così finisce il racconto di “Cobra”, il guardaspalle di Hobeika.

«Non posso provarlo - dice oggi “Cobra” - ma per me il piano diabolico era stato concepito dai siriani per fare cadere il governo di Begin in cui Sharon era ministro della difesa». Cosa che puntualmente accadde.

E dopo quella trappola il governo israeliano fu costretto a lasciare il Sud del Libano, vista la campagna stampa che i soliti pacifisti scatenarono in maniera unidirezionale. Risultato? La frontiera del terrorismo palestinese si spostò svariate miglia in avanti dal Sud del Libano agli attuali Territori.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:59