«Basta mitizzare il Polisario»

Con il movimento guerrigliero “fronte Polisario” vige il solito appeasement politically correct da parte delle cosiddette organizzazioni umanitarie. Non se ne dà pace Yassin Belkassem, esponente della Rete delle Associazioni della Comunità Marocchina in Italia, della Federazione Africana in Toscana e dell’Associazione Seconda Generazione Italia 2000. Non ne può più di sentire santificare il terzomondismo e i suoi movimenti paramilitari.

Così ha preso carta e penna e ha scritto una lettera aperta alla presidente della Fondazione Kennedy, Kerry Kennedy, che la settimana scorsa ha fatto visita ai campi del Polisario a Tindouf e non ha speso una parola per la situazione dei prigionieri marocchini in loco (minorenni, bambini, compresi), tenuti in veri e propri campi di concentramento. Secondo Belkassem «La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli nei campi di Tindouf è conosciuta da tutti: è allarmante, caratterizzata da gravi violazioni dei diritti umani perpetrate da oltre 37 anni: detenzioni arbitrarie, tortura, sequestri, sparizioni, schiavitù, negazione dei diritti di espressione, circolazione, censimento, ritorno alla terra-madre, cioè il Marocco».

Belkassem lancia anche altre accuse tra cui quella di ambiguità se non di complicità con i beduini autori dei sequestri di cooperanti stranieri nella zona sub sahariana a cominciare dal caso di Rossella Urru, l’italiana da poco liberata. Belkassem, infatti, nella lettera alla Kennedy, mette alcuni punti «da segnalare», e il numero due recita: «vile rapimento della cooperante italiana Rossella Urru e di due spagnoli proprio da Rabuni avvenuti a cento metri dalla casa di Hamatu (Alias Mohammed Abdelaziz, capo dei separatisti)» e cita anche e una possibile «complicità interna».

L’articolata denuncia del rappresentante della comunità marocchina in Italia contro il Fronte Polisario include anche la «feroce azione dei miliziani del “Polisario” contro la protesta pacifica dei Giovani Saharawi 5 Marzo (movimento nato nella Primavera Araba), contro il cantante Allal Najem (cui è stato vietato di cantare perché le sue parole disturbano la dirigenza del Polisario), il caso di Mostafa Salma (ex ispettore generale della polizia, allontanato dai campi verso Mauritania da più di un anno perché è favorevole al Piano marocchino di autonomia del Sahara), l’ostracismo alla corrente Khat Chahid (vietata nei campi perché contesta la rappresentatività della popolazione nei campi del Polisario), la vicenda dei sostenitori dell’Autonomia locale (aggrediti diverse volte e da sempre oppressi)».

Infine le accuse più dure, cioè la «mancanza della sicurezza nei campi e la presenza di gruppi terroristici e bande criminali nel Sahel e il Sahara». «A Tindouf – scrive Belkassem - si assiste allo sfruttamento economico di una popolazione di donne, anziani e bambini, che vive degli aiuti umanitari internazionali. La popolazione di Tindouf, sprovvista di mezzi autonomi di sostentamento e senza prospettive per il futuro è necessaria al Polisario per il mantenimento dei flussi di aiuti internazionali e rappresenta una “preziosa” fonte di ricchezza per la dirigenza del Polisario». Ma il terzomondismo, in Europa, e a quanto pare anche in America, è una malattia politica da cui è difficile guarire.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:29