La bandiera e le giocatrici del Nord Corea

Prima giornata di calcio femminile alle Olimpiadi di Londra 2012: le giocatrici della Corea del Nord sono state presentate al pubblico sotto la bandiera coreana. Non quella con la stella rossa della Corea del Nord, bensì il “taegeuk” rosso-blu sudcoreano. La sospirata riunificazione della Corea è avvenuta con metodi pacifici? Il governo di Seul non ha mai cessato di sperarci. Ha un intero ministero, quello della Riunificazione, dedito unicamente allo studio di un possibile ricongiungimento con i coreani del Nord, separati dal Sud e dal resto del mondo dall’ultimo regime autenticamente stalinista. Niente di tutto questo. Si è trattato di un “semplice” errore. La squadra di calcio nordcoreana si è rifiutata di scendere in campo. «Eravamo furiosi – spiega il loro allenatore Ui Gun - le nostre giocatrici non possono essere accostate ad altre bandiere, in special modo quella sud-coreana. Se non si fosse risolta, non avrebbe avuto senso continuare».

Solo dopo 60 minuti di trattative e dopo il cambio della bandiera, la squadra ha iniziato a giocare contro la nazionale della Colombia. E l’ha battuta 2 a 0. David Cameron in persona si è scusato pubblicamente per quanto è accaduto. Ha spiegato che l’errore è stato “genuino”, quindi senza doppi fini. Eppure si tratta di un errore “utile”: a riaccendere l’attenzione sulla crisi della Corea del Nord. Quando morì il “leader beneamato” Kim Jong-il (il 17 febbraio 2011) e gli successe il terzogenito Kim Jong-un, il governo di Seul iniziò subito a sperare in una riforma del sistema comunista e, nel lungo periodo, alla riunificazione. Speranza vana, stando a quel che è successo in questi primi sette mesi del 2012. La classe dirigente nordcoreana ha inaugurato la primavera con un lancio di un nuovo missile a lunga gittata, violando la risoluzione Onu 1718 del 2006.

La tensione fra le due coree è tuttora molto alta: il Nord, questa settimana, ha trasferito 50 elicotteri d’assalto nelle basi del Mar Giallo, teatro di numerosi scontri navali. Ma è soprattutto dentro il Nord che sta iniziando uno strano movimento tellurico: il nuovo leader, oltre ad essersi sposato con la giovane Ri Sol-ju, sta ritagliandosi la sua posizione di potere, ai danni dei vertici militari che lo circondano. Il maresciallo Ri Yong-ho, comandante in capo delle forze armate, è stato rimosso lo scorso 16 luglio. Fonti ben informate sud-coreane rivelano che l’epurazione non sia stata affatto indolore: il generale e la sua scorta armata avrebbe opposto resistenza, provocando un piccolo scontro a fuoco con morti e feriti. E non solo: sempre secondo fonti sudcoreane, Kim Jong-un starebbe togliendo ai generali il potere assoluto che avevano sull’agricoltura. La cui organizzazione collettivista e centralizzata è la principale causa della cronica carestia nordcoreana: le forze armate, sinora, si sono auto-assegnate la priorità nella redistribuzione delle quote alimentari. Kim Jong-un, insomma, vuole rimettere mano all’organizzazione dello Stato.

Forse non proprio per riformarlo, ma almeno per consolidare il suo stesso potere. In questo contesto, Seul torna a sperare in una riunificazione. Forse la bandiera sudcoreana, in un giorno non lontano, potrà sventolare realmente accanto ai nomi delle giocatrici del Nord.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:41