La bandiera e le giocatrici del Nord Corea

venerdì 27 luglio 2012


Prima giornata di calcio femminile alle Olimpiadi di Londra 2012: le giocatrici della Corea del Nord sono state presentate al pubblico sotto la bandiera coreana. Non quella con la stella rossa della Corea del Nord, bensì il “taegeuk” rosso-blu sudcoreano. La sospirata riunificazione della Corea è avvenuta con metodi pacifici? Il governo di Seul non ha mai cessato di sperarci. Ha un intero ministero, quello della Riunificazione, dedito unicamente allo studio di un possibile ricongiungimento con i coreani del Nord, separati dal Sud e dal resto del mondo dall’ultimo regime autenticamente stalinista. Niente di tutto questo. Si è trattato di un “semplice” errore. La squadra di calcio nordcoreana si è rifiutata di scendere in campo. «Eravamo furiosi – spiega il loro allenatore Ui Gun - le nostre giocatrici non possono essere accostate ad altre bandiere, in special modo quella sud-coreana. Se non si fosse risolta, non avrebbe avuto senso continuare».

Solo dopo 60 minuti di trattative e dopo il cambio della bandiera, la squadra ha iniziato a giocare contro la nazionale della Colombia. E l’ha battuta 2 a 0. David Cameron in persona si è scusato pubblicamente per quanto è accaduto. Ha spiegato che l’errore è stato “genuino”, quindi senza doppi fini. Eppure si tratta di un errore “utile”: a riaccendere l’attenzione sulla crisi della Corea del Nord. Quando morì il “leader beneamato” Kim Jong-il (il 17 febbraio 2011) e gli successe il terzogenito Kim Jong-un, il governo di Seul iniziò subito a sperare in una riforma del sistema comunista e, nel lungo periodo, alla riunificazione. Speranza vana, stando a quel che è successo in questi primi sette mesi del 2012. La classe dirigente nordcoreana ha inaugurato la primavera con un lancio di un nuovo missile a lunga gittata, violando la risoluzione Onu 1718 del 2006.

La tensione fra le due coree è tuttora molto alta: il Nord, questa settimana, ha trasferito 50 elicotteri d’assalto nelle basi del Mar Giallo, teatro di numerosi scontri navali. Ma è soprattutto dentro il Nord che sta iniziando uno strano movimento tellurico: il nuovo leader, oltre ad essersi sposato con la giovane Ri Sol-ju, sta ritagliandosi la sua posizione di potere, ai danni dei vertici militari che lo circondano. Il maresciallo Ri Yong-ho, comandante in capo delle forze armate, è stato rimosso lo scorso 16 luglio. Fonti ben informate sud-coreane rivelano che l’epurazione non sia stata affatto indolore: il generale e la sua scorta armata avrebbe opposto resistenza, provocando un piccolo scontro a fuoco con morti e feriti. E non solo: sempre secondo fonti sudcoreane, Kim Jong-un starebbe togliendo ai generali il potere assoluto che avevano sull’agricoltura. La cui organizzazione collettivista e centralizzata è la principale causa della cronica carestia nordcoreana: le forze armate, sinora, si sono auto-assegnate la priorità nella redistribuzione delle quote alimentari. Kim Jong-un, insomma, vuole rimettere mano all’organizzazione dello Stato.

Forse non proprio per riformarlo, ma almeno per consolidare il suo stesso potere. In questo contesto, Seul torna a sperare in una riunificazione. Forse la bandiera sudcoreana, in un giorno non lontano, potrà sventolare realmente accanto ai nomi delle giocatrici del Nord.


di Stefano Magni