![Usato e scaricato dalla Cia](/media/1381323/09i.jpg)
Shakil Abid, è il medico pakistano che ha dato la dritta finale per fare beccare Osama Bin Laden il 1 maggio del 2011. Oggi incarna le tensioni tra Washington e Islamabad. Per alcuni funzionari americani è un eroe, degno di lode e di protezione, il segretario alla Difesa Leon Panetta ha personalmente lanciato un appello per la sua liberazione, per il Pakistan è un traditore che va condannato a morte. La sua storia, bellamente ignorata o quasi dai media italiani, per molti versi ricorda quella del dissidente cinese Chen Guangcheng, l'avvocato cieco che protesta contro la dittatura comunista cinese: prima è stato spremuto come un limone dall'amministrazione Obama, poi lasciato al proprio destino.
La vicenda di Abid è così paradossale e rocambolesca che il New York Times, organo di informazione spudoratamente a favore di Obama, ha ritenuto di doverla raccontare ben cinque giorni orsono in prima pagina. Ma tutti hanno fatto finta di niente. E nella sua odissea c'è una notizia nella notizia che sta creando non pochi problemi alla Ong "Save the children": pare infatti che Abid sia stato reclutato circa un anno prima dell'uccisione di Osama proprio in quanto medico che lavorava al servizio vaccinazioni anti-polio.
Gli americani, senza dir nulla di preciso ad Abid, lo hanno spedito ad Abbottabad a raccogliere campioni di sangue di tutti gli abitanti del luogo, compresi donne e bambini che frequentavano il famoso compound dove si sospettava si nascondesse Osama già da tempo. E pare che i parenti dell'uomo più ricercato del mondo abbiano abboccato. Infatti, con un campione del dna della Osama generation c'è stata la certezza (comparandolo con quello di altri suoi parenti in esilio che erano stati "convinti" a donarlo suo tempo) che il "big one" potesse nascondersi in loco. E così oggi il povero dottor Abid, scaricato dalla Cia e dagli Usa, e trattato come un criminale traditore in patria, deve anche fronteggiare l'accusa morale e materiale di "irresponsabilità criminale" che gli viene da David Wright, il country manager di "Save the Children".
Il quale contesta l'assunzione di operatori umanitari come agenti
dei servizi segreti "in un paese sensibile come il Pakistan". Pare
infatti che, dopo la scoperta dell'arcano in Pakistan, siano stati
bloccati contratti umanitari e pagamenti per centinaia di migliaia
di dollari che facevano capo alla suddetta organizzazione. Che
anzi, a dirla tutta, rischia di dovere presto levare le tende dal
Paese. Inoltre l'Isi ha suggerito alle autorità pakistane, in nome
dell'antico detto "timeo Danaos et dona ferentes", risalente
all'epoca del cavallo di Troia, di tagliare i ponti con tutte le
organizzazioni umanitarie occidentali, perché potrebbero tutte
essere oggetto di infiltrazione da parte della Cia. Insomma il
colpo propagandistico di beccare Bin Laden, Obama lo ha giocato
senza tenere conto di alcuno di questi effetti collaterali,
evidentemente molto dannosi per l'inerme popolazione civile
pakistana e per gli operatori umanitari che lavorano a Islamabad. E
a fronte di ciò non può certo dirsi che la minaccia di Al Qaeda
agli Usa sia cessata, viste le rivelazioni dei giorni scorsi che
parlano di complotti sventati, con nuovi preparati esplosivi
invisibili ai metal detector e ai rilevatori tradizionali.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:48