![La fuga di Chen terrorizza Pechino](/media/1383156/10i.jpg)
Chen Guangcheng, cieco fin da bambino, avvocato e dissidente
cinese, è riuscito a fuggire dagli arresti domiciliari. Ha fatto
perdere le sue tracce alla polizia. E ieri è "ricomparso" su
Internet, come un fantasma, postando su YouTube un video in cui
pone tre domande al premier di Pechino, Wen Jiabao. Gli chiede,
prima di tutto, di investigare sui funzionari locali che hanno
perseguitato la sua famiglia, durante la sua prigionia.
Mesi fa, infatti, quando Chen era riuscito a mandare in rete un
altro video clandestino di denuncia, una banda di teppisti aveva
invaso la sua casa-prigione, a Lin Yi (provincia di Shandong)
picchiando lui, sua moglie e sua figlia, proibendo loro di
rivolgersi a un ospedale. A sua figlia è stato negato il diritto
all'istruzione: non può più andare a scuola. Chen cita alcuni
funzionari del Partito, che gli hanno esplicitamente detto: «Non ci
importa nulla delle leggi» (leggasi: "la legge siamo noi"). E
afferma che le autorità locali abbiano ingaggiato gruppi di
picchiatori per isolare la sua casa di Lin Yi. Nessuno poteva
andare a fargli visita. Chiunque si avvicinasse rischiava l'arresto
o il pestaggio.
La seconda richiesta di Chen Guangcheng a Wen Jiabao è: protezione per la sua famiglia. Perché, come abbiamo visto, tutti i suoi parenti sono già stati perseguitati e ora, dopo la sua fuga, potrebbero essere anche uccisi. Non appena si è diffusa la notizia del video del dissidente, suo fratello Chen Guangfu e suo nipote Chen Kegui sono stati immediatamente arrestati. Secondo alcune fonti, agli arresti sarebbe finita anche un'altra attivista per i diritti umani di Nanchino, He Peirong. Chen stesso è al sicuro? Le notizie non sono ufficiali, ma sono fatte filtrare da un'associazione per i diritti umani in Cina basata negli Stati Uniti, la ChinaAid. Il suo fondatore, Bob Fu, ha dichiarato alle agenzie che l'avvocato dissidente sia «In una località di Pechino sicura al 100%».
La terza richiesta del video di Chen Guangcheng è politica: la
fine della corruzione nel sistema monopartitico di Pechino, un
fenomeno che deve «essere affrontato e punito secondo la legge».
Nella sua attività di avvocato, Chen ha difeso i contadini dagli
abusi di potere dei funzionari locali. Che requisiscono loro le
terre per sfruttarle a scopo di lucro personale. Ma è diventato
famoso per un'altra causa "persa": la lotta agli abusi della
"Politica del figlio unico", in base alla quale una donna non può
partorire se non con il consenso delle autorità e comunque non può
avere più di un figlio.
In base a questa normativa, non solo i controlli sulla vita
privata delle famiglie, soprattutto nelle campagne, diventano
ossessivi e morbosi. Ma chi sfugge a questa regola ferrea, può
subire persecuzioni terribili: aborto forzato, multe insostenibili,
distruzione della casa, sterilizzazione obbligatoria,
incarcerazione, dispersione del nucleo familiare, esilio in altre
province. Nell'infliggere queste vessazioni, le autorità vanno
molto spesso al di là della legge. Chen Guangcheng diffuse la
notizia che circa 7000 donne della provincia dello Shandong
avessero subito persecuzioni. L'avvocato cieco, nel giugno del
2005, sporse denuncia contro le autorità di Lin Yi. E non venne più
tollerato. Nel 2006 fu incarcerato per quattro anni e mezzo. Poi,
nel 2010, finì agli arresti domiciliari. Finché non è fuggito.
Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:12