Doppio linguaggio in Cina

Impressionante ondata di arresti in Cina, nonostante le promesse di aperture e riforme. Negli ultimi due giorni, come rivela l'agenzia Asia News, sono finite dietro le sbarre ben 2000 persone.Il motivo? Volevano celebrare la festa dei defunti (il giorno di Qingming) nel luogo "sbagliato": piazza Tienanmen, teatro del celebre massacro del 1989. Celebre solo all'estero, perché nella Repubblica Popolare è ancora proibito parlarne e l'argomento non lo si può neppure trovare su Internet, a causa della capillare censura del Web.

Il folto gruppo di pellegrini ha preoccupato le autorità, perché, da Babaoshan, il "Cimitero degli Eroi", avrebbe voluto recarsi in piazza Tienanmen. A Babaoshan sono presenti anche le tombe di personaggi ancora scomodi per la storiografia ufficiale dettata dal Partito. Fra questi anche Zhao Ziyang, il segretario degli anni '80, che aveva illuso i riformatori con promesse di liberalizzazioni, caduto in disgrazia allo scoppio delle insurrezioni del 1989. Fu l'unico leader comunista ad opporsi all'intervento militare di Tienanmen.

Le autorità devono aver scorto un pericolo di "sovversione" ideologica nel rendergli omaggio. Soprattutto considerando che, fra i pellegrini, c'era anche un gruppone di 500 cittadini di Shanghai, che avrebbero voluto presentare delle petizioni di protesta. Tra loro c'era anche la dissidente Mao Hengfeng, rilasciata dal carcere l'anno scorso, ridotta in sedia a rotelle. La Hengfeng si era recata a rendere omaggio alla tomba Yang Jia, condannato a morte nel 2008 per aver ucciso sei poliziotti a Shanghai.

Gli eventi di questi due giorni sono stati causati da un'altra piccola illusione, una piccola copia della grande illusione creata, a suo tempo, da Zhao Ziyang. In questo caso, è stato il premier Wen Jiabao a suggerire pubblicamente di rivedere la storiografia del Partito sui fatti di Tienanmen, finora oscurata o considerata alla stregua di un fatto di sangue controrivoluzionario. Wen aveva anche consigliato di iniziare ad allentare la censura sul Web, per permettere ai suo cittadini di sapere qualcosa di più sugli eventi drammatici di quel lontano 1989. Niente da fare. Probabilmente si è trattato di un trucco, come quello dei "cento fiori" di Mao Tse-tung: quando il "Grande Timoniere", nei primi anni '50, aveva allentato la censura solo per far tornare in superficie gli intellettuali dissidenti e condannarli tutti a morte.

Queste tattiche non sono nuove per un Partito Comunista che mantiene saldamente il potere da 63 anni. In questo periodo, però, viene anche naturale pensare che sia in corso una lotta di potere interna all'apparato, tutt'altro che conclusa dopo l'epurazione del leader neo-maoista Bo Xilai. Nelle ultima due settimane, una serie di indiscrezioni parlano addirittura di un fallito colpo di Stato, probabilmente manovrato da Bo, in collaborazione con Zhou Yongkang, membro del Comitato Permanente del Politbjuro (Cpp). Insomma, Wen Jiabao parla di riforme e fa apparire la situazione interna al Partito come una tranquilla successione al vertice. Ma nelle file dell'apparato si preparava, e forse si prepara tuttora, una vera guerra intestina. In questa lotta di potere, a smenarci sono i semplici cittadini. Soprattutto quelli che alle promesse di riforma credono veramente.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:33