sabato 7 aprile 2012
Impressionante ondata di arresti in Cina, nonostante le promesse di aperture e riforme. Negli ultimi due giorni, come rivela l'agenzia Asia News, sono finite dietro le sbarre ben 2000 persone.Il motivo? Volevano celebrare la festa dei defunti (il giorno di Qingming) nel luogo "sbagliato": piazza Tienanmen, teatro del celebre massacro del 1989. Celebre solo all'estero, perché nella Repubblica Popolare è ancora proibito parlarne e l'argomento non lo si può neppure trovare su Internet, a causa della capillare censura del Web.
Il folto gruppo di pellegrini ha preoccupato le autorità,
perché, da Babaoshan, il "Cimitero degli Eroi", avrebbe voluto
recarsi in piazza Tienanmen. A Babaoshan sono presenti anche le
tombe di personaggi ancora scomodi per la storiografia ufficiale
dettata dal Partito. Fra questi anche Zhao Ziyang, il segretario
degli anni '80, che aveva illuso i riformatori con promesse di
liberalizzazioni, caduto in disgrazia allo scoppio delle
insurrezioni del 1989. Fu l'unico leader comunista ad opporsi
all'intervento militare di Tienanmen.
Le autorità devono aver scorto un pericolo di "sovversione"
ideologica nel rendergli omaggio. Soprattutto considerando che, fra
i pellegrini, c'era anche un gruppone di 500 cittadini di Shanghai,
che avrebbero voluto presentare delle petizioni di protesta. Tra
loro c'era anche la dissidente Mao Hengfeng, rilasciata dal carcere
l'anno scorso, ridotta in sedia a rotelle. La Hengfeng si era
recata a rendere omaggio alla tomba Yang Jia, condannato a morte
nel 2008 per aver ucciso sei poliziotti a Shanghai.
Gli eventi di questi due giorni sono stati causati da un'altra
piccola illusione, una piccola copia della grande illusione creata,
a suo tempo, da Zhao Ziyang. In questo caso, è stato il premier Wen
Jiabao a suggerire pubblicamente di rivedere la storiografia del
Partito sui fatti di Tienanmen, finora oscurata o considerata alla
stregua di un fatto di sangue controrivoluzionario. Wen aveva anche
consigliato di iniziare ad allentare la censura sul Web, per
permettere ai suo cittadini di sapere qualcosa di più sugli eventi
drammatici di quel lontano 1989. Niente da fare. Probabilmente si è
trattato di un trucco, come quello dei "cento fiori" di Mao
Tse-tung: quando il "Grande Timoniere", nei primi anni '50, aveva
allentato la censura solo per far tornare in superficie gli
intellettuali dissidenti e condannarli tutti a morte.
Queste tattiche non sono nuove per un Partito Comunista che
mantiene saldamente il potere da 63 anni. In questo periodo, però,
viene anche naturale pensare che sia in corso una lotta di potere
interna all'apparato, tutt'altro che conclusa dopo l'epurazione del
leader neo-maoista Bo Xilai. Nelle ultima due settimane, una serie
di indiscrezioni parlano addirittura di un fallito colpo di Stato,
probabilmente manovrato da Bo, in collaborazione con Zhou Yongkang,
membro del Comitato Permanente del Politbjuro (Cpp). Insomma, Wen
Jiabao parla di riforme e fa apparire la situazione interna al
Partito come una tranquilla successione al vertice. Ma nelle file
dell'apparato si preparava, e forse si prepara tuttora, una vera
guerra intestina. In questa lotta di potere, a smenarci sono i
semplici cittadini. Soprattutto quelli che alle promesse di riforma
credono veramente.
di Stefano Magni